<Educare alla diversità a scuola>.  Tre libretti allegri e colorati da distribuire nelle  scuole a cominciare dalle elementari  per combattere discriminazioni, bullismo e razzismo. Pubblicazioni proposte agli istituti interessati dai curatori ovvero l’Unar Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, http://www.unar.it/ e Istituto Beck, http://www.istitutobeck.com/,  ma soprattutto presentati  sotto l’egida della Presidenza del Consiglio dei Ministri- Dipartimento per le Pari Opportunità,  http://www.pariopportunita.gov.it/.

Il contenuto degli opuscoli suscita però l’immediata ed indignata reazione del mondo cattolico che attraverso le pagine di Avvenire attacca i contenuti del ” Kit antidiscriminazioni” che, sostiene il quotidiano dei vescovi, dietro il pretesto della lotta al bullismo e all’omofobia in realtà distrugge il concetto di famiglia per una dichiarata propaganda pro omosessualità. Un mondo capovolto  dove l’identita maschile e quella femminile vengono cancellate  per lasciare il posto ad una dittatura gender, http://www.avvenire.it/Cronaca/Pagine/gender-in-classe-mondo-capovolto.aspx

Quello che il quotidiano cattolico ritiene inaccettabile è la demolizione della famiglia tradizionale, che gli opuscoli propongono attraverso l’abbattimento di tutti i modelli della cultura tradizionale, bollati come stereotipi a cominciare dalle fiabe tradizionali perchè raccontano di principesse che inevitabilmente sposano principi o di bambini che vivono in famiglie dove c’è sempre una mamma donna ed un papà uomo.  Un sovvertimento dell’ordine naturale delle cose inaccettabile per il presidente della Cei, Angelo Bagnasco, che parla di  <una strategia persecutoria contro la famiglia per destrutturare la persona e la società>.

Ma ciò che più mi ha colpito in questa vicenda è che l’attacco dell’Avvenire è suonato come una sveglia sia per il Dipartimento delle Pari Opportunità sia soprattutto per il Ministero dell’Istruzione che hanno immediatamente sconfessato l’iniziativa dell’Unart sostenendo di non saperne nulla.

Maria Cecilia Guerra, viceministro al Lavoro e alle Politiche Sociali con delega alle Pari Opportunità, ha inviato “una nota di demerito” al direttore dell’Unar Marco De Giorgi proprio perchè mai informata dell’esistenza di questi opuscoli mai autorizzati dal suo Dipartimento, http://www.asca.it/news-Scuola__Viceministro_Guerra__mai_autorizzato_materiale_Istituto_Beck-1364437-POL.html.

Subito dopo è intervenuto anche il sottosegretario al ministero dell’Istruzione, Gabriele Toccafondi, ribadendo che <gli opuscoli sulla diversità sono stati redatti dall’Unar e diffusi nelle scuole senza l’approvazione del Dipartimento Pari Opportunità da cui dipende e senza che il ministero dell’Istruzione ne sapesse niente>. Non solo. Toccafondi entra anche nel merito dei contenuti degli ospuscoli osservando che <l’Unar sembra voler imporre un’impronta culturale a senso unico destando preoccupazione e confusione su tutto il sistema educativo. Una materia così delicata richiede particolare attenzione ai contenuti e al linguaggio utilizzati>.

Toccafondi parla di attenzione. Ecco l’attenzione mi pere proprio il punto cruciale in questa vicenda a prescindere dal tema in questione.  Questi tre opuscoli  hanno potuto essere progettati, finanziati, scritti,  stampati e distribuiti nelle scuole nella più completa disattenzione delle istituzioni che avrebbero dovuto essere direttamente responsabili di questo progetto ovvero il Dipartimento delle Pari Opportunità e il ministero dell’Istruzione che soltanto ora si accorgono che esistono. Ma come è stato possibile?  Chi ha approvato il progetto e con quali soldi è stato finanziato? Possibile che il ministero dell’Istruzione non sappia nulla di un’iniziativa del governo indirizzata alle scuole e che le Pari Opportunità non si accorgano di quello che accade in casa loro?

 

 

 

 

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