O l’Italia sale sul carro di Horizon 2020 ( http://ec.europa.eu/programmes/horizon2020/ ) o resta a piedi e sarà  condannata ad arrancare  anche soltanto per restare ultima in Europa.

Horizon 2020 è il programma di Ricerca più ambizioso mai varato dalla Commissione Europea. Ci sono in ballo quasi 80 miliardi di finanziamenti che verranno destinati ai progetti  in grado di coniugare Ricerca ed Innovazione presentati da università, enti di ricerca,  o imprese dei vari paesi membri senza che vi siano “quote”. Questo significa che in ipotesi tutti i finanziamenti potrebbero anche andare ad un unico paese se questo fosse in grado di presentare da solo i progetti più promettenti.

Una partita cruciale. Ma quali sono le reali possibilità dell’Italia di partecipare da protagonista? Lo “spread” della Ricerca tra l’ Italia  e la maggioranza dei Paesi Ue è altissimo. Il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini ha lanciato il progetto europeo dal  Museo Maxxi di Roma insieme al Commissario Ue per la Ricerca Maire Geoghegan-Quinn.  Nel suo intervento introduttivo  il responsabile della Direzione generale Ricerca e Innovazione della Commissione Europea, Robert -Jan Smits ha fornito  cifre  indicative di quello che è lo stato della Ricerca nel nostro paese.  Gli investimenti per la ricerca in Italia sono fermi all’1,26 del Pil. Il target prefissato è salire all’1,53. Ovvero mezzo punto al di sotto della media europea che è del 2 per cento. Insomma l’Italia deve ancora raggiungere un obbiettivo inferiore alla media del resto della Ue. Altra nota dolente sottolineata da Smits è il divario tra l’abbondanza delle proposte e la loro mancata realizzazione.  L’Italia propone ma non mantiene sufficienti standard qualititativi e non realizza tutti gli obiettivi. Desta poi forte preoccupazione il calo del 17 per cento delle iscrizioni all’Università registrato negli ultimi dieci anni.  Due ricercatori italiani, Francesco Giaziotto e Graziella Messina, che, per fortuna, per ora sono rimasti a lavorare nel nostro paese  hanno indicato fra le criticità del nostro sistema l’eccesso di burocrazia; la carenza e il pessimo stato delle infrastrutture e in generale una mentalità “sclerotica”.

Per Luigi Nicolais, presidente del Consiglio Nazionale per le Ricerche, CNR, occorre pensare alla spesa destinata alla Ricerca come un investimento . Troppo pochi i ricercatori, 4,3 ogni mille occupati contro  gli 8 della media Ue. Pochi certo, forse perchè sanno che cosa li aspetta in Italia: la disoccupazione.  Stefano Paleari, presidente della Conferenza dei Rettori, CRUI,   ha fornito una cifra davvero desolante su 10.000 giovani con un dottorato soltanto 1.000 poi trovano lavoro in Italia. Molti di quelli che restano disoccupati scelgono l’estero.

Horizon 2020 individua tre assi portanti per il suo programma di ricerca: l’eccellenza scientifica, alla quale andrà il 31,73 per cento del bilancio pari a 24 miliardi di euro circa; la leadership industriale, 17 miliardi; le sfide della società, 29 miliardi. I progetti potranno spaziare dalle nano alle biotecnologie, alle tecnologie applicate alla comunicazione purchè si caratterizzino per il potenziale innovativo.  La ricaduta per il settore delle piccole e medie imprese viene calcolata in 9 miliardi di euro.

Giovanni Soccodato, vicepresidente esecutivoper lo Sviluppo e l’Innovazione di Finmeccanica, indica nei rapporti strutturali intessuti dal suo Gruppo con Università, Enti di Ricerca e Piccole e Medie Imprese la chiave per agganciare le opportunità offerte dai bandi Ue, ricordando che il 10 per cento della ricerca industriale italiana è in mano a Finmeccanica.

 

 

 

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