È tutta questione di… interessi non universali.

Le considerazioni che state per leggere prendono avvio da questo articolo.

La prima riflessione che vorrei condividere con voi riguarda il concetto di paradosso. La vita della nostra specie, quindi dell’intera umanità, è caratterizzata da un insieme di intenzioni che possono realizzarsi o meno in azioni.

Nella tradizione popolare esiste il detto secondo cui “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”, con lo scopo di ricordare a tutti noi quanto sia difficile dare seguito alle intenzioni, che si manifestano nella nostra mente sotto forma di pensieri. In sostanza, esiste uno spazio esistenziale all’interno del quale non è sempre facile realizzare ciò che si intende fare, perché, in alcune circostanze, questa consequenzialità non è scontata affatto. Siamo quindi in presenza di un paradosso naturale, che tutti noi abbiamo sperimentato nel corso della nostra personale evoluzione. Questa condizione è riferibile sia a intenzioni eticamente positive che a quelle negative, proprio perché ognuno di noi vive in un ambiente che può facilitare oppure ostacolare la realizzazione concreta di tali intenzioni.

Nel caso della signora alla quale fa riferimento l’articolo che cito, siamo in presenza di intenzioni che non sono affatto personali, non sono cioè dettate da un’esigenza individuale eticamente positiva oppure negativa, ma rispecchiano invece le intenzioni delle persone alle quali sono rivolte: cioè i followers cosiddetti.

In altri termini, siamo di fronte ad un personaggio che non esprime una propria idea nei confronti della vita e dell’esistenza (nemmeno imprenditorialmente), ma si mette a disposizione del proprio pubblico, per dimostrare come sia possibile diventare una macchina da soldi senza produrre un pensiero esistenzialmente significativo. In effetti, la signora non fa altro che realizzare i desideri (peraltro frustrati…) di successo economico. Un successo che i follower rincorrono e che è assai lontano dalla loro vita quotidiana.

Ecco che, in questo contesto, qualcuno arriva persino a sostenere che siamo di fronte ad una imprenditrice, quando in realtà questo non è vero, perché non viene venduta nessuna idea originale, utile socialmente ed evolutivamente importante, mentre si propone la realizzazione di continui paradossi per dimostrare di essere furbi.

E nell’era dei furbi, riconosciuti dal pubblico come stimabile occasione di rispecchiamento, ogni essere umano che desideri realizzare intenzioni di miglioramento della coscienza individuale e sociale risulta essere semplicemente uno scemo (laureato o no…).

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