È tutta questione di… ragionevolezza.

La nostra evoluzione suggerisce che le caratteristiche distintive dell’umanità (l’intelligenza, la creatività, il linguaggio, il nostro stesso successo ecologico e demografico) sono il frutto di adattamenti evolutivi derivati dalle attività culturali dei nostri antenati. Oppure, possono essere conseguenze dirette di simili adattamenti. Certo, per l’evoluzione della nostra specie, l’eredità culturale sembra tanto importante quanto quella genetica.

Spesso, tendiamo a pensare che l’evoluzione sia avvenuta attraverso la selezione naturale, attribuendole un processo in cui determinati cambiamenti dell’ambiente esterno (come l’estinzione dei grandi predatori, i mutamenti del clima oppure le epidemie) innescano miglioramenti evolutivi nei tratti di un organismo.

Eppure, la mente umana non si sviluppa in questo modo, così diretto.

Le nostre capacità mentali nascono da un processo tortuoso e reciproco, in cui i nostri antenati costruiscono continuamente nicchie ecologico-mentali che influiscono di riflesso sulla selezione del corpo e della mente. In cicli senza fine.

Come in una reazione chimica che si autosostiene, si è innescato un processo inarrestabile che ha migliorato sempre più le capacità cognitive e la cultura dell’uomo. Il nostro posto nell’albero genealogico dell’evoluzione è certamente fuori discussione. La nostra capacità di pensare, apprendere, comunicare e controllare il nostro ambiente fa di noi una specie profondamente diversa da tutti gli altri animali. Anche se alcune interessanti ricerche condotte sui corvi hanno dimostrato che questi uccelli riescono ad avere una minima idea di futuro (cosa che comunque fa parte di abilità cognitive che potremmo definire superiori), ci sono sostanzialmente due le macro-differenziazioni che ci contraddistinguono.

La prima è la capacità di elaborare scenari contenuti l’uno nell’altro (cosiddetti scenari innestati), come cerchi concentrici, che ci consente di prevedere e manipolare mentalmente tante possibili situazioni, anticipandone esiti diversi. Grazie a questa capacità, riusciamo ad immaginare situazioni alternative e riflettere su di esse, per assimilarle in più ampie narrazioni di eventi, fra loro correlati.

La seconda, è la spinta a scambiare i nostri pensieri con gli altri (cosiddetta, urgenza di connessione). Con essa, esprimiamo il nostro profondo desiderio e capacità di uno scambio reciproco di pensieri, perché durante l’evoluzione abbiamo compreso che unire le nostre menti nella riflessione comune crea qualcosa di più grande, rispetto a ciò che un individuo può fare da solo.

L’emergere contemporaneo di queste due caratteristiche ha trasformato la mente umana, avviandoci su un cammino che continua a cambiare il mondo.

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