A Treviso l’ordinanza di stop al traffico di domenica 30 gennaio riguarda tutte le auto, comprese quelle che il buon senso dovrebbe far circolare. Mi riferisco alle vetture ibride, elettriche, a gas metano o gpl. Magari si tratta di una dimenticanza. Se così fosse, la svista è da considerare sicuramente grave e qualcuno (la
stampa locale per esempio) dovrebbe farlo presente agli estensori del provvedimento. Ma se, come crediamo, la messa al bando anche dei veicoli ecologici è stata voluta, allora le cose cambiano. A che cosa servono tutti gli investimenti fatti dalle case automobilistiche per consegnare alla società vetture che non inquinano e non emettono (o hanno ridotto al minimo) l’anidride carbonica? Quello in atto a Treviso è un atteggiamento dichiaratamente punitivo verso il settore, un atto demagogico per dimostrare alla cittadinanza come risolvere i problemi legati all’inquinamento. Ci si trova di fronte alla volontà lampante di agire con il paraocchi e a senso unico: c’è solo un colpevole di tutti i mali, è l’auto. Fare come gli struzzi è
facile. Più difficile è riconoscere le proprie responsabilità o denunciare la mancanza di lungimiranza delle passate amministrazioni in fatto di interventi a beneficio di una
mobilità più sostenibile. Il mondo dell’auto, quello responsabile, è In grado, dati alla mano, di controbattere a queste strumentalizzazioni, non può restare a guardare. A
Padova, qualche mese fa, una sorta di task force è scesa in campo per rispondere soprattutto dal punto di vista scientifico, ai propositi demagogici del Comune (che, tra lìaltro. non si è presentato al dibattito) di mettere al bando i Suv. Ora c’è Treviso, domani altre città, come Milano o Torino, si potrebbero accadare, impedendo l’accesso nei giorni di stop al traffico anche alle auto ecologiche. Vi consiglio di leggere il commento pubblicato il 28 gennaio in prima pagina sul “Corriere della Sera” firmato da Giangiacomo Schiavi. Il titolo: “Il blocco per smog. Fingiamo di crederci”. E’ un articolo che fa riflettere.