IL TESTO DELLA VIDEOINTERVISTA DI PIERLUIGI BONORA, PRESIDENTE DI AMOER, AL MINISTRO DELL’AMBIENTE CORRADO CLINI (INTERVENTO A “MISSIONE AUTO” TORINO – 6 OTTOBRE 2012)

LA FRASE: “Oggi in termini assoluti non è giusto e non è corretto attribuire all’automobile la responsabilità primaria dell’inquinamento nelle città, ma nel contempo la congestione urbana provocata dall’alta densità di veicoli è un prodotto di una politica che non ha diversificato le offerte di trasporto”.

Signor Ministro, per quale motivo il governo Monti è così freddo con il mondo dell’auto, il cui contributo è fondamentale per l’economia del Paese?
“Cerchiamo di essere freddi in un momento molto caldo, questo spero sia giusto e anche molto apprezzato. Certamente non siamo freddi nei confronti del settore industriale dell’automobile che rappresenta uno dei più importanti settori del Paese sul quale abbiamo tradizione e competenza. Anzi, stiamo cercando di favorire per quanto possibile un impegno della più grande fabbrica automobilistica italiana nell’innovazione, soprattutto alla ricerca di nuovi prodotti che servano per essere competitivi sui mercati internazionali. Quello che dobbiamo tenere presente è che il mercato interno è molto difficile, non soltanto per le ragioni congiunturali e legate alla crisi economica, ma anche perché la densità di autovetture per abitante del nostro Paese, come sappiamo, è tra le più alte del mondo. E, dunque, questo è un limite fisico a un’ulteriore espansione del mercato interno. Avremmo bisogno di cambiare il parco autoveicolare del nostro Paese, aggiornandolo, ma su prodotti nuovi e innovativi sui quali, appunto, speriamo che anche Fiat possa investire, dando seguito a programmi che il governo italiano, in particolare il ministero dell’Ambiente e il ministero della Ricerca, hanno finanziato nel decennio scorso, soprattutto per lo sviluppo di auto ibride e auto elettriche”.
Non le sembra, ministro Clini, che solo con l’avvio di un programma di agevolazioni strutturali a lungo termine si possa dare ossigeno al settore , ripulire l’area delle zone dove insiste ancora un parco auto obsoleto, giocare a favore della sicurezza, e rilanciare un gettito fiscale in termini di Iva a beneficio del Tesoro?
“Vorrei osservare che, in questo caso, siamo un po’ come nel gioco dell’uovo e della gallina perché, sicuramente, è utile al nostro Paese rinnovare il parco autoveicolare anche per ragioni ambientali, ma per rinnovarlo abbiamo la necessità di prodotti nuovi. Prodotti nuovi sono oggi presenti sul mercato italiano anche se ancora in una dimensione di nicchia, e non sono prodotti delle case italiane. Questo è un problema, io credo che come è avvenuto in altri Paesi d’Europa, si debba associare l’innovazione di prodotto e, perciò, la promozione dell’offerta nuova da parte dell’impresa a misure di incentivazione per fare in modo che i prodotti possano essere agevolati all’interno del mercato. Ma, appunto, abbiamo bisogno di un’offerta di prodotto e quello che io mi auguro, come sto dicendo da quando sono ministro, è che si rinnovi un patto tra impresa automobilistica italiana e il Governo, proprio per traguardare l’obiettivo di innovazione e trasformazione, anche tenendo conto che questo non avrebbe effetti solo sul mercato italiano, ma anche su quello internazionale. Per esempio, in Cina nel 2015 circoleranno, secondo i programmi di quel paese, almeno 1 milione di autoveicoli elettrici e il governo di Pechino già da qualche anno ha chiesto ai principali Paesi di partecipare al programma cinese. Vi partecipano le case automobilistiche francesi, tedesche, giapponesi, americane ma non c’è la partecipazione del produttore italiano, ancorché sia stata appena terminata la nuova fabbrica di produzione a Changsha. Ecco, il mercato cinese rappresenta una grande opportunità, è un grande spazio per prodotti innovativi che potrebbero essere disegnati e realizzati in Italia e, questo, avrebbe anche benefici per il mercato interno. Credo sia necessario avviare una riflessione: considerare il mercato italiano solo come un mercato residuale per la più grande fabbrica automobilistica italiana è un errore di visione e strategia, perché si butta a mare un patrimonio di esperienza e di competenza che è prezioso”.
“Missione auto”, da me presieduta, è nata per combattere tutte quelle demagogie che hanno portato con il tempo questo settore a essere considerato il male di tutti i mali e a riempirlo di tasse all’inverosimile. Ora si è arrivati alla resa dei conti, se crolla l’auto il contraccolpo sull’economia e l’occupazione sarà pesantissimo. E già si avvertono le prime forti e drammatiche avvisaglie.
“Io credo che si debba essere molto realisti. Ll’auto da un lato è uno strumento essenziale per la mobilità individuale e in qualche modo anche per la libertà di movimento, dall’altro lato è anche un prodotto maturo perché, per molte scelte di mobilità, oggi è evidente che altre mobilità di trasporto sono più vantaggiose ed economiche da questo punto di vista. Quello che dobbiamo fare è una strategia complessiva per la mobilità sostenibile del nostro Paese, identificare lo spazio e le prospettive dell’automobile tenendo conto che la retorica contro le auto, in particolare per migliorare la qualità dell’ambiente, è spesso alimentata dal fatto che mancano soluzioni alternative alla mobilità privata. L’automobile, cioè, è in qualche modo vittima di se stessa perché, in un sistema più ordinato dove le scelte per la mobilità sono più ampie, l’automobile avrebbe, come dovrebbe avere, un importante spazio e ruolo, ma non sarebbe sul banco degli accusati per tutte le problematiche ambientali che derivano dalla mobilità. Allora è stato un errore, nei decenni scorsi, non puntare sulle diverse modalità di trasporto ma concentrarsi sull’auto. Oggi per difende l’auto, che rappresenta un punto di riferimento importante per l’economia e per il mercato della mobilità, dobbiamo associarla a strategie di mobilità che valorizzano anche altre le altre modalità di trasporto. Vorrei aggiungere e ricordare che il settore dell’automobile è quello dove, man mano che sono stati individuati e stabiliti limiti di emissioni più stringenti, sono cambiate anche le tecnologie di produzione. Oggi in termini assoluti non è giusto e non è corretto attribuire all’automobile la responsabilità primaria dell’inquinamento nelle città, ma nel contempo la congestione urbana provocata dall’alta densità di veicoli è un prodotto di una politica che non ha diversificato le offerte di trasporto. Dobbiamo affrontare le problematiche relative al futuro dell’automobile all’interno di una strategia più ampia per la mobilità sostenibile e, allo stesso tempo, avendo bene in mente che la chiave del successo sta nell’innovazione di prodotto come per altro ci insegnano alcune importanti case automobilistiche europee, giapponesi e americane”.
In chiusura, quale vuole essere il messaggio automotive di Corrado Clini, il messaggio che contrassegnerà la sua missione da ministro dell’Ambiente.
“L’Italia ha bisogno, e non da oggi, di una strategia per la mobilità sostenibile delle persone e delle merci che integri le varie modalità di trasporto, in particolare che integri l’uso dell’automobile con il treno e con il cabotaggio, in maniera di assicurare migliore mobilità e libertà di movimento per le persone”.

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