Se la lobby dell’auto non ha punti di riferimento (o si rivolge a quelli sbagliati)
Gli automobilisti restano sempre nel gorgo delle tassazioni inique e rischiano di essere spinti ancora più giù. Prendiamo il ventilato e congelato aumento, ennesimo, dei carburanti. Se uniamo questi possibili nuovi rincari a quello dell’Iva, l’effetto trascinamento sarà inevitabile. I maggiori costi del trasporto delle merci su chi saranno caricati? Sulle famiglie e sugli automobilisti. Anche i listini delle macchine, per effetto dell’Iva, sono lievitati, chi più e chi meno. La delusione è forte: si parla sempre di intervenire sulla spesa pubblica e sugli sprechi, che sono ancora immensi. Invece, ecco che si torna a utilizzare il solito bancomat. Cambiano le persone nelle stanze dei bottoni, ma non cambiano le abitudini. E se a tutto questo si aggiunge un settore automobilistico che continua a essere per nulla incisivo, i tempi che abbiamo davanti sono destinati a peggiorare.
Per quale ragione una parte importante della filiera, come quella dei costruttori esteri (Unrae), si è rivolta con una serie di interessanti idee e proposte alle persone sbagliate (indiziato è il viceministro all’Economia, Stefano Fassina)? Lo ha ammesso obtorto collo lo stesso presidente Massimo Nordio, senza fare nomi, a Missione Mobilità, evento che con le sue provocazioni ha animato per una giornata la platea automotive italiana a Milano.
Si tratta di un segnale fortemente negativo, che testimonia come la lobby delle quattro ruote non abbia, ahinoi, chiari punti di riferimento. Forse, individuando meglio gli interlocutori, a quest’ora il superbollo sulle auto di lusso, che ha fatto più danni che benefici sia all’Erario sia all’economia e all’occupazione, sarebbe già stato cancellato. E con esso, alcuni parlamentari avrebbero iniziato a sostenere, anche dal punto vista dell’immagine, il settore automobilistico.
È troppo tardi? Speriamo di no.