L’abolizione del bollo auto “è un risarcimento” per l’automobilista-contribuente che in questi anni “è stato torchiato e tosato in maniera incivile”. Un risarcimento “per l’aggressione fiscale” che ha subito e per “l’avversione ideologica al trasporto privato, con la criminalizzazione” tributaria “delle auto di segmento elevato”. Daniele Capezzone, presidente della Commissione Finanze della Camera, continua a portare avanti in sede parlamentare il suo “Pacchetto Auto”, condiviso con le associazioni della filiera automotive – tra cui i vertici anche delle due ruote, dei ricambisti e del settore pneumatci – che ha incontrato venerdì scorso in un faccia a faccia organizzato, a Palermo, da Missione Mobilità.
In questi giorni, infatti, dopo aver ottenuto il benestare in Commissione Finanze, il provvedimento affronterà l’aula e, per questo, Capezzone ha chiesto la massima compattezza della filiera nonché il massimo sostegno affinché, entro l’anno, si arrivi all’abolizione triennale del bollo (5 anni se si acquista una vettura ibrida, elettrica, a Gpl o metano), insieme all’innalzamento al 40% della deducibilità per i veicoli aziendali.
Capezzone ha rassicurato la filiera sottolineando come la norma “sia stracoperta e già, tra l’altro, si finanziarebbe da sola con l’aumento del gettito Iva”.
Capezzone è dunque fiducioso di riuscire a portare a termine un iter che in Commissione ha ottenuto un consenso bipartisan. In questo caso, dopo anni di silenzio, strumentalizzazioni e promesse mancate, per il settore dell’automotive si tratterebbe di un primo passo fondamentale verso il rilancio e la ripresa. Un segnale, inoltre, che per i consumatori significherebbe un impulso di fiducia e la possibilità di poter pensare a cambiare la vecchia auto, a beneficio di sicurezza e ambiente. Un volano anche per il sistema del credito che potrebbe mettere in conto sistemi di accesso ai finanziamenti meno complessi e in linea, a causa della crisi, con le mutate esigenze delle famiglie. Una spinta, poi, nei confronti della distribuzione che il crollo delle immatricolazioni ha costretto ad abbassare migliaia di serrande e alle prese con una continua emorragia di posti di lavoro. A questo punto, il treno in transito è sicuramente da prendere. Perderlo, per l’automotive, avrebbe il sapore di un singolare harahiri.

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