Saloni, filiera automotive: essere divisi fa male
Il ritorno in Italia di una rassegna dedicata all’auto (il Motor Show di Bologna), dopo la sosta forzata del 2013, è un segnale positivo. E il fatto che nel 2015 sarebbero in calendario altri due eventi, il Milano Auto Show e il Gran premio dell’automobile di Torino, significa che attorno alle quattro ruote comincia a tornare interesse e a manifestarsi pubblicamente la passione. Non c’è di meglio che eventi di questo genere per riportare al centro della discussione i problemi del settore e reclamare con forza una soluzione capace di ridare fiato alla filiera, in particolare ai suoi anelli più deboli: i concessionari, le officine, i ricambisti. Ma c’è un problema che si perpetua, quello di un settore sfilacciato. Succede per la filiera e anche per i saloni. Troppe battaglie sono in corso a difesa degli interessi degli uni e, purtroppo, contro l’interesse del comparto. E questo vale anche per la parte espositiva. Da una parte si sta creando un asse tra Bologna (Motor Show) e Torino (Gran premio dell’automobile), dall’altro c’è il Milano Auto Show di Alfredo Cazzola in collaborazione con Fiera Milano. Se si unissero le forze si creerebbe un solo grande evento, il Salone italiano (internazionale) dell’auto, collegato al quale si organizzerebbero altre manifestazioni a tema. Obiettivo comune: tenere alta l’attenzione; valorizzare il «made in Italy»; puntare sulla passione; far toccare con mano i progressi del comparto in sicurezza, ambiente e mobilità intelligente. Fa piacere, infine, che l’Unrae abbia recepito l’idea di costituire una sorta di Unione generale della filiera automotive. Non sarà un percorso facile viste alcune resistenze, ma provarci è un obbligo. L’unione fa la forza. È un dogma.