Graziano Delrio, neo ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, fa il bulletto. Appena nominato a capo del dicastero, eccolo infatti inforcare la bicicletta e farsi immortalare dai fotografi mentre pedala senza tenere le mani sul manubrio ( in più ha anche imboccato una strada romana contromano). Comunque, se prima era abituato così, magari durante una giornata di svago lontano dai palazzi, ora questo atteggiamento da bulletto, alla luce dell’incarico che ricopre, è da considerare altamente diseducativo. E non esagero. Il ministero di Delrio, infatti, si occupa anche di Codice della strada e, dunque, di norme comportamentali. È come se il il presidente dell’Aci, pure impegnato sul fronte della sicurezza, si facesse ritrarre sorridente al telefonino mentre guida la macchina. Già nelle grandi città i ciclisti se ne sbattono altamente delle regole più elementari, viaggiando sui marciapiedi, senza luci nelle ore serali, attraversando sulle strisce e con il rosso, pedalando senza mani e al telefonino, ecc ecc. Se poi vedono uno dei loro idoli fare altrettanto, allora si rischia l’anarchia stradale. Fregarsene e assumere atteggiamenti spavaldi e da bulletto sta diventando un’abitudine della sinistra (il caso della Panda rossa in sosta vietata del sindaco di Roma, Ignazio Marino).
Con il Codice della strada non si scherza e nemmeno si gioca per ingraziarsi la lobby del velocipede. Un po’ di anni fa, l’allora ministro dell’Interno, Rosa Russo Jervolino, arrivò a un importante convegno sulla sicurezza stradale, del quale era relatrice, senza la cintura di sicurezza allacciata. E finì sulla prima pagina del Giornale non per il suo intervento, ma per quella grave “dimenticanza” (“dall’eliporto a qui sono solo un paio di chilometri”, tentò di giustificarsi). L’educazione stradale parte dall’alto, lo ricordi ministro Delrio.

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