Renault e quell’anatema sul diesel di madame Sègolène
E’ strano che l’altro giorno, lo stesso del terremoto che ha colpito Renault per una presunta frode sui motori diesel, ipotesi poi rientrata (ma intanto il titolo era precipitato in Borsa trascinandosi l’intero comparto auto), nessuno abbia tirato in ballo il recente anatema del ministro all’Ambiente francese, Sègolène Royal. Oggetto dell’anatema, lanciato l’autunno scorso, era proprio il motore diesel: “Un giorno o l’altro, bisognerà farla finita con il diesel”, l’affermazione di Sègolène, anche se a farne le spese, in quel caso, saranno soprattutto i due gruppi transalpini, Renault e Psa Peugeot Citroen, dove lo Stato è presente con proprio quote (l’Eliseo ha messo in conto le conseguenze?). Una semplice coincidenza la bufera su Renault, parzialmente rientrata dopo che non sono state riscontrare irregolarità con software manomessi come è successo a Volkswagen? Insomma, si è fatto del “terrorismo”: prima di parlare di frode bisogna esserne certi al 1000 x 1000. In gioco c’è la reputazione di un costruttore, il suo futuro e quello di decina di migliaia di famiglie. E se fosse solo la prima avvisaglia di una guerra che, partita negli Usa con Volkswagen (da biasimare il caso dei software truccati ma nulla da dire sulle tecnologie “verdi” di cui dispone il gruppo), è pronta ad allargarsi all’Europa? Parigi e Londra hanno già manifestato il proprio dissenso verso il diesel tout court. La caccia alle streghe è in pieno svolgimento. E a livello normativo c’è gran confusione e troppe disparità. Regole e limiti dovrebbero essere gli stessi qui in Europa e Oltreoceano.