In questi giorni, a riaccendere il dibattito sulla possibile abolizione del bollo auto, è stata l’idea del governo, di togliere sì il bollo, ritoccando però verso l’alto le accise sui carburanti, come se non fossero già elevate. Insomma, si sposterebbe solo il problema dal punto A al punto B, premiando chi usa poco la macchina e punendo coloro che ci viaggiano spesso. Senza tenere conto delle persone obbligate a utilizzare di sovente la macchina per motivi di lavoro. Uno specchio per le allodole, dunque, per non dire fregatura. E pensare che il premier Matteo Renzi, solo nel 2014, si era impegnato, in un’intervista in TV, a eliminare quanto prima le accise sui carburanti, alcune delle quali quasi preistoriche.
C’è da chiedersi, a questo punto, per quale motivo l’attuale governo ha fatto naufragare il disegno di legge sull’esenzione dal pagamento del bollo auto, presentato, tempo fa, dall’ex presidente della commissione Finanze della Camera, Daniele Capezzone, per dichiarare invece fattibile la proposta legata all’aumento delle accise. La risposta cerca di darla lo stesso Capezzone nella sua newsletter, svelando una serie di retroscena.
“E’ bene che si sappia – leggiamo – che Renzi e i suoi stanno bloccando da due anni la mia proposta di legge per abolirlo davvero il bollo auto: e ovviamente senza altre tasse, ma lavorando – per le coperture – sui tagli di spesa”.
Ecco la cronistoria di Capezzone. “Nel 2014 presento una ragionevole e praticabile proposta di legge a mia firma. In sintesi, con la mia proposta, chi acquista un’auto nuova non paga il bollo per ben 3 anni (addirittura per 5 anni, in caso di vettura green). Trascorso questo tempo, varrà la logica del “più inquini, più paghi”, con una tassa commisurata alle emissioni. In più, in questo secondo caso solo per i veicoli green, si fa salire al 40% il livello di deducibilità per le auto aziendali. Si tratta di misure liberali, pro-consumatori, che possono dare ossigeno al settore auto. La mia opinione è che il trattamento complessivamente subìto dal contribuente-automobilista sia predatorio e inaccettabile da parte dello Stato: bollo, imposta di trascrizione, deducibilità crollata per le auto aziendali, in aggiunta all’assicurazione e alle accise sulla benzina… E’ un inferno fiscale che richiede un risarcimento e un cambio di paradigma. Per questo ho scelto di fare il possibile e di battermi per invertire la rotta”. Aggiunge Capezzone: “In più il bollo, come si sa, è una delle tasse più odiate dagli italiani. Colpirla significherebbe dare un segnale positivo ai cittadini, e anche incoraggiare il rinnovo di un parco auto che si è fatto complessivamente vecchio in Italia. Aggiungo che, stavolta, non si agirebbe con il meccanismo degli incentivi, ma con una riduzione di tasse, quindi con un intervento strutturale e favorevole al contribuente. Essendo allora presidente della commissione Finanze, affido il compito di relatrice della proposta alla brava deputata renziana Fregolent. Si registrano numerose prese di posizione a favore anche da parte del viceministro Casero”. E ancora: “Il 10 luglio del 2014, sostanzialmente all’unanimità, la commissione Finanze della Camera approva la proposta di legge. Si esprime a favore il viceministro Casero, si esprime a favore la relatrice, il Pd vota sì. L’intero mondo delle auto, delle moto, dell’”automotive”, si esprime a favore, apprezzando la serietà dell’operazione. In numerose occasioni pubbliche (penso ai convegni “Missione mobilità” ora #FORUMAutoMotive, animati da Pierluigi Bonora, con la partecipazione dell’intera filiera produttiva), tutti spingono in positivo per una proposta che non è un incentivo per i produttori, ma un taglio di tasse secco per i cittadini”. Ma lo scenario comincia a mutare. “Nei mesi successivi – denuncia Capezzone – inopinatamente, governo e maggioranza, in commissione Bilancio, sollevano dubbi sulla copertura. Offro informalmente altre quattro ipotesi di copertura, oltre alla quinta già presente nella proposta (tutte centrate su tagli di spesa). La maggioranza, in commissione Bilancio, non può ovviamente votare contro (come si dice a Oxford: si sputtanerebbe…), ma non vuole nemmeno votare a favore, quindi non si esprime.
Il provvedimento arriva in Aula senza l’ok della Commissione Bilancio. In Aula, il viceministro Casero, pur ribadendo il proprio parere favorevole, invita a riportare rapidamente in commissione Finanze la mia proposta, per lavorare insieme a una conclusione utile”. Il colpo di scena, ora. “Da allora – fa sapere Capezzone – spariscono Casero, il Pd, tutti quanti. Nelle due successive Leggi di stabilità, per sovrammercato (fine 2014 e fine 2015), governo e maggioranza si esprimono contro un emendamento dei Conservatori e Riformisti (che ricalca la mia iniziale proposta di legge) per abolire il bollo”. E aggiunge: “Ora Renzi torna a chiacchierare, ma lo fa, appunto, da “sòla”, proponendo di alzare un’altra tassa, in cambio della cancellazione del bollo. Ovviamente, come Conservatori e Riformisti, insisteremo, daremo battaglia, torneremo a chiedere la calendarizzazione del nostro provvedimento. Ma questa vicenda mostra, una volta di più, l’approccio non serio, non leale, esclusivamente propagandistico, con cui si muove Palazzo Chigi”.
Un’ultima precisazione da parte di Capezzone: “Qualcuno informi gli scienziati di Palazzo Chigi (“sòle” e “solette”) che il provvedimento, peraltro, oltre a essere coperto – anzi: stracoperto – con i tagli di spesa da noi proposti, sarebbe anche in grado di generare ulteriore gettito, grazie all’aumento delle vendite di auto e moto e quindi all’aumento del gettito Iva”.
 
 

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