Le lesbiche fuorisalone di Pisapia
L’ha fatto un’altra volta. Anche quest’anno il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, ha concesso il patrocinio (probabilmente gratuito) del Comune al Lesbian & queer cultural harassment, ovvero alla quarta edizione del festival “Lesbiche Fuorisalone”. La quarta volta che Pisapia mette la sua firma sotto un evento dedicato alla produzione culturale-artistica lesbica e queer che si svolgerà dal 27 settembre al 5 ottobre 2014 e che si svilupperà nei luoghi simbolo della città.
La cosa bella, e che avevamo già registrato anni fa, precisamente nel 2011, è che Palazzo Marino non sganciò un euro per la Giornata mondiale delle famiglie di Papa Benedetto che si sarebbe riunita a Milano nel 2012, ma in compenso per la prima volta il Comune assegnò il patrocinio (gratuito) al gay pride – atto primo della giunta arancione – e anche alla prima edizione di “Fuorisalone per le lesbiche”, promosso e organizzato dall’associazione Lista lesbica italiana. Da allora non si è più fermato. Gay e lesbiche a Milano hanno le porte aperte.
Milano, spiegano gli organizzatori “è forse una delle città che conta il maggior numero di lesbiche in Italia. Ma quanto contano nel tessuto urbano, come possono contare l’una sull’altra? Su che cosa potrebbe contare la città se le lesbiche contassero di più?”.
Di segnali di amicizia il mondo gay, già nei primi cento giorni del governo arancione di Pisapia, ne aveva ricevuti parecchi: dal gay pride ai fumetti con i pinguini che qualche assessore voleva distribuire ai bimbi all’asilo per spiegare che la famiglia non è più quella di una volta, al patrocinio al fuorisalone delle lesbiche, alla promessa sul registro delle coppie di fatto. Tante sono state le proposte a sostegno dell’omosessualità, ma alla fine la vera discriminata diventa la famiglia naturale.
Provvedimenti a costo zero? Non importa, il tema è un altro, è politico, semmai etico, di opportunità, di coerenza, di buon senso. Sulla partecipazione al Forum della famiglia Pisapia non ha mai preso una posizione chiara. Ha pensato però più al ramadan e a consultare i rom che a realizzare seriamente le promesse fatte ai milanesi. Poi però in stazione Centrale i bambini profughi siriani dormono per terra sui cartoni e nella sporcizia, e nessuno in Comune fa o dice niente.
Piccolo inciso fuorisalone. Palmiro Togliatti, il segretario del Pci che sotto lo pseudonimo di Roderigo di Castiglia, dal giorno del suo ritorno in Italia, nell’ottobre 1943, a quello della sua morte a Jalta, nell’agosto 1964, svolse il suo magistero culturale sulle pagine di Rinascita, nel maggio 1950, scrisse a proposito di Gide, il premio Nobel per la Letteratura: “Al sentire Gide, di fronte al problema dei rapporti fra i partiti e le classi, dare tutto per risolto identificando l’assenza di partiti di opposizione, in una società senza classi, con la tirannide e il terrorismo, vien voglia di invitarlo a occuparsi di pederastia, dov’è specialista, ma lasciar queste cose, dove non ne capisce proprio niente”.
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