Buongiorno Signor Boschi,
                                                                   mi piacerebbe il suo parere su questa cosa che ho letto a proposito di memoria corta e cambio di opinioni.

Saluti cordiali

Genesio Volpato
Padova

“Molti sono rimasti favorevolmente colpiti dalla svolta  berlusconiana in tema di unioni civili e jus soli. L’ex Cav si dice pronto a far votare dai parlamentari di FI la proposta renziana di concessione della cittadinanza ai figli degli immigrati:  “Riteniamo che dare la cittadinanza ad un figlio di stranieri sia doveroso quando questa persona ha fatto un ciclo scolastico e conosce la nostra storia”. Silvio dixit.

Ecco allora, a beneficio delle memorie labili,  uno dei passi cruciali del famigerato Ufficio di Presidenza  del Pdl, che il 29  luglio del 2010 determinò l’espulsione di Gianfranco Fini dal partito che pure aveva contribuito a fondare: 

“L’On. Fini e taluni dei  parlamentari che a lui fanno riferimento hanno costantemente formulato orientamenti e perfino proposte di legge su temi qualificanti come ad esempio la cittadinanza breve e il voto agli extracomunitari che confliggono apertamente con il programma che la maggioranza ha sottoscritto solennemente con gli elettori”. E l’implacabile “verdetto”: “Per queste ragioni questo ufficio di Presidenza considera le posizioni dell’On. Fini assolutamente incompatibili con i principi ispiratori del Popolo della Liberta”.

La parola “incompatibilità” di Fini fu più volte ribadita da Berlusconi in altre occasioni.  A questo punto, alla luce delle ultime dichiarazioni di B. , ecco le tre soluzioni logicamente possibili: Berlusconi si autidichiara  “incompatibile” con il suo partito; è il partito che invece lo dichiara incompatibile; Berlusconi rimane leader di FI, ma si  autodichiara  incompatibile con se stesso. Ovviamente non accadrà nulla di tutto ciò.

Perché la logica è diventata incompatibile con l’attuale centrodestra. 
 
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 Caro Signor Volpato,
                                                   il tema che mi sottopone è molto interessante e offre spunti di riflessione per un’analisi allargata della situazione attuale che il centrodestra sta attraversando in questo delicato periodo storico del nostro paese. Ha perfettamente ragione, la svolta berlusconiana a favore dello ius soli e delle unioni di fatto ha lasciato perplessa una grossa fetta dell’elettorato di centrodestra dando probabilmente la mazzata finale a quanti erano a favore di questa parte politica e che oggi si ritrovano ancora più spaesati di prima.
Tuttavia è il caso di approfondire meglio la questione per non incorrere in banali luoghi comuni.

La mossa di Silvio Berlusconi di aprire alle unioni civili e alla cittadinanza per i figli di stranieri, non ha niente a che fare, secondo il mio modesto parere, né con Luxuria a cena ad Arcore, né con la fidanzata Francesca Pascale, né con la sua condizione di assistente sociale alla clinica di Cesano Boscone. L’apertura, peraltro al momento solamente teorica e concettuale, è secondo me solamente mossa dal buonsenso. I tempi cambiano, si evolvono, le città mutano e con esse anche i loro abitanti, siano questi ultimi nati in quella nazione o provenienti da altre. Per rendersene conto basta affacciarsi su realtà europee molto più evolute e civilizzate della nostra dove non si fa alcuna distinzione fra razze, colori, lingue, culture e sessi.
Sono recentemente tornato da un viaggio ad Amsterdam, esempio calzante di quello che le voglio spiegare. Nella sua varietà di colori, di luoghi, di cibi e di usanze, nella sua perenne trasgressione ed estrema tolleranza, in quella città convivono da decenni 170 nazionalità, dentro a un comune che conta appena due milioni di residenti (compresa l’area metropolitana), in soli 219 chilometri quadrati (tenga conto che, ad esempio, Roma ne conta oltre 1.200 di chilometri quadrati).
Tutte queste nazionalità (in pratica sono qui rappresentati nella capitale dei Paesi Bassi i cittadini di tutti i paesi del mondo), convivono fra di loro, portano a scuola i loro figli nelle stesse scuole, si sposano, hanno a loro volta dei bambini, si invitano a cena fra di loro, fanno vacanze insieme e, soprattutto, lavorano, producono Pil e ricchezza nel Paese in cui hanno deciso di andare a vivere. Felicemente. Questo è il punto. Non si vedono ad Amsterdam indiani agli angoli delle strade con le mani in tasca, o sudafricani a vendere merce contraffatta, o tunisini a importunare ragazze, o peruviani a spacciare. Semmai questi guidano i tram, spazzano le strade, ristrutturano i palazzi, controllano i biglietti sui treni, etc. etc.
E’ vero che paragonare l’Olanda all’Italia sarebbe come mettere a confronto lo champagne e il Tavernello, ma questo per dirle che dobbiamo entrare, prima o dopo, in quella stessa ottica, se vogliamo progredire, guardare al futuro e salvare le nostre città e il nostro paese da un’immigrazione dannosa e pericolosa.
Vede, ritengo che il nostro timore per l’invasione di stranieri che sta interessando il nostro paese (125mila dall’inizio dell’anno) non sia dovuta agli stranieri in sé. Credo che sia dovuta all’incapacità assoluta dei governi di mettere in campo politiche immigratorie efficaci che permettano l’arrivo in Italia solo di soggetti in grado di mantenersi con un lavoro e che impediscano l’ingresso indiscriminato di chiunque si presenti alle nostre frontiere, anche privi di documenti.
Ritornando a bomba della sua legittima perplessità dovuta all’ultima uscita di Berlusconi, non ci sono sempre scelte che valgono a destra e non a sinistra o viceversa. Esistono scelte di buonsenso (sia a destra che a sinistra) che possono essere accettate da tutti in maniera trasversale. Il figlio di una coppia di stranieri che vive e lavora in Italia da molti anni non solo può, ma deve essere considerato un italiano. Per questo lo ius soli, ovvero per quanti non lo sappiano l’acquisizione della cittadinanza di un dato Paese come conseguenza del fatto giuridico di essere nati sul suo territorio indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori, sarebbe una grande vittoria di libertà e di civiltà. Per fare un altro paragone tra lo champagne e il Tavernello, quasi tutti i paesi del continente americano applicano lo ius soli in modo automatico e senza condizioni. Senza peccare poi di troppa ipocrisia, ricordiamo che quello dei cittadini stranieri è comunque un potenziale bacino elettorale sul quale ogni partito vorrebbe mettere le mani.
Il punto sulle unioni civili è leggermente più difficile da digerire per l’elettorato di centrodestra, ce ne rendiamo conto. Ma anche su questo tema, indipendentemente dalle idee politiche che uno ha, dovrebbe prevalere il buonsenso. Un paese civile che si voglia definire tale, non può non riconoscere giuridicamente due persone, legate da vincoli affettivi ed economici, che però non vogliano o non possano sposarsi. E questo deve valere sia per un uomo e una donna, sia per due persone dello stesso sesso che desiderano trascorrere la vita insieme. Magari per alcuni elettori è dura a comprenderlo, ma le assicuro che esistono anche loro a questo mondo. E sono del tutto simili a tutti gli altri. Nel 2014 non è più possibile far finta di niente. Ben diverso è il discorso sulle adozioni  ma sulle quali, infatti, Berlusconi non ha fatto alcun accenno.
Naturalmente quella di Berlusconi è una svolta che ha fatto sobbalzare in molti sulla sedia visto che mai e poi mai il leader di Forza Italia aveva condiviso questo tipo di questioni, rigettando sempre le proposte avanzate da altre parti politiche. Ma questo cambio di rotta a mio avviso è positivo per due aspetti. Il primo perché significa che Forza Italia non si fa dare ordini dalla Lega nord di Matteo Salvini (vale il 6%) che sappiamo bene come la pensa in tema di immigrati. La seconda è che anche la politica qualche volta mostra segni di umanità e di intelligenza. Diceva la scrittrice britannica Jane Austen “chi non cambia mai la propria opinione ha il dovere assoluto di essere sicuro di aver giudicato bene sin da principio”. Ma purtroppo questa massima non vale per nessuno dei nostri politici.
Se mi permette, un’ultima considerazione, ci sono infine due punti che meritano chiarimenti riguardo alla sua pertinente lagnanza. Il primo fa riferimento a Matteo Renzi. Il fatto che lo ius soli sia anche una proposta avanzata dall’ex sindaco di Firenze non ha niente a che fare con la scelta adottata da Berlusconi. Guardando con superficialità alle ultime dichiarazioni di Berlusconi riguardo a questo tema, l’uomo qualunque potrebbe facilmente affermare che ormai anche quella fra Matteo e Silvio è una coppia di fatto e che questi due se la cantano e se la suonano. Ma volendo scavare un po’ più a fondo, bisogna chiarire che il patto del Nazareno non c’entra assolutamente nulla con certe tematiche, ammesso che quel patto esista davvero. Altrimenti rischiamo di fare le solite chiacchiere da bar. A parte una sana invidia anagrafica, Berlusconi con Renzi non ha niente a che fare. Due paste e due estrazioni sociali agli antipodi.
Secondo punto, Gianfranco Fini. Onestamente trovo piuttosto assurdo l’accostamento che lei fa tra un fatto di natura esclusivamente politica, come quello del luglio 2010 che portò all’espulsione di Fini dal Popolo delle libertà, e il fatto dello ius soli. Lei può ovviamente ritenere che quello che ha detto Berlusconi in proposito di cittadinanza ai figli degli stranieri e sulle unioni di fatto non sia condivisibile da un elettorato di centrodestra ma non può, a mio avviso, sostenere che questa presa di posizione sia incompatibile con i principi che ispirano Forza Italia. Soprattutto non lo può dire paragonando questa vicenda a quella che riguardò Fini. Le ricordo che l’ex presidente della Camera, pur avendo un ruolo di garante, esprimeva ogni giorno le sue idee politiche in netto contrasto con l’uomo che gli aveva permesso di salire sulla poltrona più alta di Montecitorio e in contrapposizione con le linee del partito di cui ancora faceva parte. Era chiaro che dopo l’ennesima sparata pubblica il partito decidesse di cacciarlo.
E’ vero che le proposte di legge dei finiani su temi come la cittadinanza breve e il voto agli extracomunitari a cui lei fa cenno, confliggevano con il programma sottoscritto con gli elettori, ma quello era il Popolo delle libertà e gli elettori erano quelli del 2008. Sono passati sette anni, il mondo è cambiato, l’Italia anche. La nostra società è morfologicamente diversa e lo sarà sempre di più in futuro come le altre città europee dimostrano.
Il Popolo delle libertà non esiste più, Fini anche, Berlusconi è stato condannato ai servizi sociali, ci sono due Papi, c’è un due volte presidente della Repubblica che ha 90 anni, a Palazzo Chigi è arrivato uno showman su nomina presidenziale e il nostro Paese sta attraversando la più grave crisi economica dopo la Seconda guerra mondiale. Credo che sia legittimo oggi per Berlusconi cambiare idea su una questione importante e delicata come questa che riguarda migliaia e migliaia di cittadini. L’unica incompatibilità che scorgo io è quella di idee di buonsenso e di civiltà con un Paese vecchio e ingessato come l’Italia. La logica non è incompatibile con il centrodestra. La logica è incompatibile con il nostro sistema paese e con la nostra politica rimasta ferma alla Democrazia cristiana.
Ultima cosa. Prometto. Per favore non chiami Berlusconi ex Cav. Questa è una prerogativa esclusiva di alcuni giornalisti di Repubblica o del Fatto quotidiano. La lasci a loro. Il leader di Forza Italia è ancora Cavaliere. La revoca del titolo può darla soltanto il presidente della Repubblica che deve dichiararlo indegno su richiesta del ministro dello Sviluppo Economico. Questo iter, però, non è mai partito. E, comunque, anche se fosse partito la nomina a Cavaliere è stata conferita a Berlusconi nel 1977 dal presidente della Repubblica Giovanni Leone. Un bel po’ di anni per poterla cancellare tutta d’un botto. Mi sa dire qualcun altro in Italia che meriti questo titolo più di Berlusconi? E poi, in fondo, anche Gianni Agnelli veniva  soprannominato l’Avvocato. Senza esserlo mai stato.

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