Il premier ripesca la terza Renzi’s angels
In principio erano in tre. Simona Bonafè, Maria Elena Boschi e Sara Biagiotti (nella foto). Le Renzi’s Angels estratte dal cilindro della Leopolda, riprodotte in una foto di qualche tempo fa, in piazza del Duomo a Firenze, in stile Quarto Stato di Pelizza da Volpedo. Una è diventata eurodeputata (la Bonafè), di cui Renzi è stato anche testimone di nozze. Un’altra super ministra delle Riforme (la Boschi). All’ultima invece (la Biagiotti), già consigliera provinciale e poi assessore allo Sviluppo economico nella giunta Renzi, non è toccato nulla. Eppure per le primarie del centrosinistra nel 2012 si erano impegnate tutte allo stesso modo: rispettivamente, dell’organizzazione del tour della campagna “Adesso!”, del coordinamento dei comitati e dell’agenda del candidato. Ora è arrivato il momento di ricomporre quella foto e anche per la Biagiotti, Renzi ha in serbo un importante incarico a Roma.
Lei era rimasta molto delusa da quel periodo nel quale si era data tanto da fare, non meno delle altre due fanciulle, e dal quale non aveva ricavato un fico secco. Bonafè e Boschi super promosse, lei bocciata. Non ha ricevuto incarichi sia nel primo, sia nel secondo giro di nomine governative. Nemmeno uno strapuntino in un cda, un ufficietto in un’azienda pubblica. Nulla di nulla.
In attesa che qualcosa piovesse dall’alto si è arrabattata come meglio ha potuto e, nel 2014, si è accontentata di fare il sindaco di Sesto Fiorentino, una cittadina di 50mila abitanti alle porte di Firenze. Nel settembre di quell’anno diventa anche presidente dell’Anci Toscana. Tutto sembra procedere bene per la Cenerentola del giglio magico ma la sfortuna si accanisce ancora su di lei: dopo appena un anno, nel luglio 2015, la Biagiotti viene sfiduciata dal suo stesso partito ed è costretta a dimettersi e a cedere il posto al commissario. Otto consiglieri dissidenti del Pd la mandarono a casa per manifesta incapacità (almeno quella di tenere insieme la maggioranza).
Oggi però suona la sua riscossa e il brutto anatroccolo del tridente rosa di Renzi si riscatta. Una bella raccomandazione è in arrivo anche per lei. E’ lei stessa ad annunciarlo, orgogliosamente, durante l’assemblea di martedì scorso dei democratici sestesi al circolo la Rinascita (nome profetico): “Vado a Roma, con Matteo”. Non si ricandiderà a sindaco di Sesto perché “Matteo mi ha proposto di far parte della sua squadra con un incarico di collaborazione che sarà formalizzato ufficialmente e dettagliato nelle prossime settimane”. Presumibilmente, dunque, andrà a guadagnare tre o quattro volte in più rispetto al misero stipendio che aveva da sindaco di Sesto. La scelta è maturata dopo un colloquio che si è tenuto con Renzi lunedì scorso a Palazzo Chigi. “E’ stato un incontro piacevole, tra noi c’è stata una lunga conversazione. Un bel momento dal punto di vista umano più che politico”.
E come per tutte le raccomandazioni ai renziani fiorentini alle quali abbiamo assistito in questi anni, sotto sotto c’è sempre lo zampino del sottosegretario Luca Lotti (nella foto). Le consulenze le promuove la presidenza, ma vengono poi gestite dai sottosegretariati e Lotti, come si sa, è il plenipotenziario. Anche la Biagiotti è destinata alla presidenza del consiglio dei ministri, probabilmente con una consulenza esterna, segnale di un incarico più importante o della candidatura in Parlamento, come è già accaduto per altri. Ad esempio per Lorenzo Petretto, 36 anni, figlio di Alessandro, già assessore al Bilancio scelto personalmente da Renzi sindaco di Firenze, che di fatto ha preso il suo posto quando ha lasciato il capoluogo toscano per Palazzo Chigi. Il figlio ha collaborato per un periodo alla presidenza del consiglio con Lotti, poi è stato nominato a capo della Fidi Toscana, la finanziaria che copre i debiti dell’azienda della famiglia Renzi.
Per la Biagiotti è stata pensata la stessa formuletta magica. “Ho accettato perché ritengo che sia un grande onore per me collaborare con il presidente del consiglio e, nello stesso tempo, un onore per Sesto che sarà rappresentata a Roma”, dice alla Nazione. Lei lo definisce un “riconoscimento per aver ricostruito il partito a Sesto” anche se è lo stesso partito che prima l’ha fatta fuori. Speriamo che con lei il premier mantenga la promessa e non faccia come con Eugenio Giani, lunga carriera politica alle spalle, costretto da Renzi a mollare la corsa contro Dario Nardella designato sindaco di Firenze, in cambio di un posto a Roma. E’ ancora lì che aspetta.
Comunque, ormai è acqua passata. Quel che conta adesso è che il riscatto per la Biagiotti è arrivato. Basta non lasciare mai Matteo e alla fine qualcosa si raccatta sempre.