Montanelli

Fucecchio si è finalmente ricordata di Indro Montanelli. Dopo 16 anni. Il paese dove il giornalista è nato nel 1908 lo riesuma dalla memoria cercando di salvarsi la faccia fuori tempo massimo. Evidentemente le tre amministrazioni che dalla sua scomparsa, nel 2001, si sono avvicendate, non hanno mai trovato il tempo per ricordare il loro più illustre concittadino. Trovandolo, invece, per intitolare una piazza ad Enzo Biagi, ad esempio. Comunque va bè, meglio tardi che mai.

Sabato 22 aprile (a 108 anni esatti dalla nascita di Montanelli) viene inaugurata una statua in memoria di questo ineguagliabile maestro di giornalismo. In 16 anni Fucecchio, dove comunque risiede la Fondazione Montanelli-Bassi, gli aveva dedicato appena la biblioteca comunale. La “sua” Milano, tanto per fare un paragone, gli intitolò già nel 2002 i giardini di via Palestro dove fu posta una statua di Vito Tongiani.

Oggi un passettino in più, sebbene minuscolo e tardivo. Una rotonda, in una piazza secondaria, alle porte di Fucecchio con al centro un’opera commissionata al maestro fucecchiese Marco Puccinelli e pagata da un privato. Una scultura in acciaio che raffigura il nastro della Olivetti Lettera 22, la macchina per scrivere compagna di vita di Montanelli, proprio lui che aveva una sola preoccupazione da morto: quella di non diventare un monumento, “fra le altre cose perché i monumenti sono troppo frequentati dai piccioni”.

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“Non beatificatemi troppo, perché non riuscirete a pareggiare il conto”, diceva. Ci sono voluti 16 anni alle amministrazioni comunali (di sinistra) di Fucecchio, per rendere onore al più grande testimone del Novecento, prima penna del Corriere della Sera, fondatore de Il Giornale e de La Voce. In fondo Montanelli, come succede a molti, non è mai stato profeta in patria, troppo di destra per i vecchi comunisti del suo paese.  E lui stesso ripagava con la stessa moneta questa freddezza nei suoi riguardi, tornando pochissimo al paese dove ormai non conosceva più nessuno. Forse per questo che fino ad oggi non gli era stato mai intitolato nemmeno un vicolo.

Alessio Spinelli, sindaco Pd di Fucecchio dal 2014, ha dimostrato una sensibilità diversa dai suoi predecessori e anche grazie ad un sondaggio lanciato ad ottobre 2016 sul gruppo Facebook “Sei di Fucecchio se…” che espresse un plebiscito di consensi per intitolare una strada e una statua a Montanelli con migliaia di commenti, si è mosso affinché venisse realizzato un tributo al più grande fucecchiese di tutti. “In futuro – dice solo oggi Spinelli – ci piacerebbe anche farne un’altra in centro storico, magari davanti al Palazzo della Volta (sede della Fondazione Montanelli-Bassi). A quel punto sono convinto che molte persone verrebbero a Fucecchio anche per vedere quest’opera”.

Insomma, dopo essere rimasto nell’oblio per 16 anni, oggi qualcuno si accorge che forse non è stato molto rispettoso questo comportamento, e forse, valorizzare la storia e la memoria di ciò che si ha, potrebbe anche avere riscontri turistico-economici importanti per il paese. Ma guarda un po’. Sedici anni di Purgatorio sono bastati per assolvere quel fascista di Montanelli e riportarlo tra i vecchi compagni di casa sua. Ma se non volete che si rivolti nell’urna e non venga a tirarvi i piedi mentre dormite, non gli intitolate ora pure la Casa del Popolo.

Fossimo stati in un qualsiasi altro Paese, un nome come quello di Indro Montanelli non solo sarebbe stato ricordato, ma ogni luogo a Fucecchio avrebbe ricondotto alla sua memoria, nonché sarebbe già stata istituita la scuola di giornalismo più prestigiosa d’Italia. Invece, nulla, accontentiamoci di una rotonda in periferia. Meglio di niente.

Come avrebbe detto Lui: “Un popolo che ignora il proprio passato non saprà mai nulla del proprio presente”.

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