Islam e mafia eguali sono
Ci si può credere o non credere, ma la fonte è autorevole: Raymond Ibrahim sul Middle East Forum, una delle pubblicazioni più serie sulle vicende del Medio Oriente. La sua tesi è che la parola mafia deriva dall’arabo “mahya” (che può essere tradotto con prepotenza) e che l’onorata società ha in realtà le sue radici nei due secoli di dominazione araba della Sicilia durante il Medioevo. Ma la parte più interessante dell’articolo riguarda le somiglianze nell’operato tra gli jihadisti seguaci del Corano e i nostri mafiosi. Eccone, qui di seguito, gli esempi più significativi.
LA STRUTTURA DI COMANDO.- Nella mafia (almeno nella versione cinematografica, che sembra il punto di riferimento di Ibrahim) c’è un padrino, che ha un controllo assoluto sulla organizzazione, è relativamente inaccessibile ai picciotti e comunica i suoi ordini attraverso un sotto-capo. Egli è come Allah, definito “Irraggiungibile, intoccabile, inconoscibile”, che a sua volta comunica con i fedeli attraverso un messaggero, Maometto.
DIVISIONE DEL BOTTINO- Il padrino ha sempre diritto a una parte del ricavato delle operazioni dei suoi sottoposti. Secondo il versetto 8.41 del Cortano, “un quinto del bottino acquisto dai fedeli in combattimento spetta ad Allah e al suo messaggero”.
ASSASSINII. Il padrino ordina attraverso il suo braccio destro l’uccisione di coloro che ritiene nemici mortali della “famiglia”. Parimenti, Allah attraverso Maometto o i suoi successori ordina la eliminazione di coloro che lo insultano: è avvenuto anche di recente, con le fatwe (per fortuna non portate a compimento) contro scrittori, disegnatori, giornalisti accusati di avere insultato la religione.
SENSO DI APPARTENENZA- La fedeltà al capo è una delle regole fondamentali delle famiglie mafiose. I picciotti sono anche tenuti a essere sempre disponibili ad eseguire un ordine. Se sgarrano, per esempio diventando pentiti, la pena è la morte. Ma l’organizzazione è anche come una fratellanza, nel senso che tra gli affiliati deve regnare solidarietà e armonia. Molto simile è la struttura dell’Islam: anche qui, la regola numero uno è l’obbedienza, anche se obbedire significa uccidere.
PUNIZIONE DEI TRADITORI – Nella mafia, come nell’Islam, non c’è nessuna pietà per chi tradisce. Nella mafia si elimina chi viola le leggi della lealtà al padrino e dell’omertà, nell’Islam gli apostati, cioè coloro che passano a un’altra religione. L’apostata, secondo la Sharia, può essere eliminato da qualsiasi buon musulmano, e spesso questo avviene all’interno di una stessa famiglia.
IL PIZZO COME LA JIZYA – Il pizzo, come tutti sanno, è il danaro che la mafia esige da commercianti, industriali, imprenditori vari, in teoria per “proteggerli”, in pratica per ricattarli. La Jizya è il tributo che devono pagare i non musulmani – ebrei, cristiani, buddisti – per potere vivere in un Paese a dominazione islamica senza convertirsi. “Se rifiutano di accettare l’Islam” ha detto il profeta o messaggero di Allah” pretendete da loro la jizya. Se accettano di pagare, lasciali tranquilli. Se rifiutano, chiedi l’aiuto di Allah e combattili”. In realtà, sia il pizzo sia la jizya sono una specie di barbara assicurazione sulla vita.
L’OFFERTA CHE NON PUOI RIFIUTARE – Chi ricorda “Il Padrino” sa che una “offerta che non puoi rifiutare” significa in realtà un yltimatum: o fai come ti ordino o subirai le conseguenze del tuo rifiuto. Quando gli islamici si impadroniscono di un territorio abitato dagli infedeli, danno loro tre possibilità: convertirsi, mantenere la propria religione, pagando la jizya e diventando dhimmi, cittadini di seconda classe o essere messi a morte. L’ISIS, nei territori conquistati in Siria e in Iraq, si è comportata esattamente così.
A molti lettori i paralleli potranno sembrare un po’ tirati per i capelli, ed anche il sottoscritto non ne è persuaso al cento per cento. Tuttavia, molte analogie sono reali, e il fatto che una pubblicazione di indubbia serietà abbia dedicato un lungo articolo per metterle in mostra le rende ancora più degne di attenzione. La storia, spesso, percorre strade segrete e misteriose. La teoria che la mafia discende dall’Islam è sicuramente ardita, e nessuno è tenuto a sposarla; ma, di questi tempi, vale la pena almeno di conoscerla.