La nuova strategia degli scafisti, di imbarcare centinaia di profughi su vecchi mercantili destinati alla rottamazione e in vendita per 100-150.000 dollari e abbandonarli poi in mezzo al mare con il pilota automatico puntato sulle coste italiane potrebbe essere la classica goccia che fa traboccare il vaso: l’evento, cioè, che creerà una tale reazione contro l’invasione di musulmani dal Medio Oriente da obbligare un’Europa fin qui infingarda a prendere finalmente provvedimenti seri contro un fenomeno che ha portato sulle nostre coste 200.000 migranti nel solo 2014 e che, se proseguisse nel tempo, minaccerebbe davvero la nostra civiltà. E’, ovviamente, solo un caso che l’adozione del nuovo sistema da parte dei mercanti di carne umana coincida con l’uscita del romanzo “Sottomissione” dello scrittore francese Michel Houellebecq, in cui si pronostica una prossima conquista dell’Europa da parte dell’Islam. Ma i consensi (oltre che i dissensi, della sinistra e purtroppo di buona parte della Chiesa) con cui il libro viene accolto la dicono lunga sugli umori che si stanno diffondendo rapidamente in tutti i Paesi dell’UE interessati dal fenomeno. Sono gli umori che nella scorsa primavera hanno portato al Parlamento di Strasburgo, quasi un quarto di deputati più o meno contrari a nuove immigrazioni e stanno provocando un’ondata di violenza antimusulmana- con tre attacchi incendiari a moschee solo nelle vacanze natalizie – perfino nella fin qui accoglientissima Svezia, dove un quinto della popolazione di 10 milioni di abitanti è di origine straniera, in buona parte mediorientale o africana. Il fatto che ora gli immigrati non arrivino più su fragili barche attraverso il canale di Sicilia, con il concreto rischio di finire annegati, ma (dopo avere pagato fino a 6.000 dollari a persona) su vere navi che gli europei sono comunque tenuti a soccorrere in base alla legge del mare, è stato segnalato con rilievo da tutta la grande stampa continentale, che ha spedito inviati nella città turca di Mersin, base di partenza di buona parte dei rifugiati siriani e palestinesi, e ne ha tratto la conclusione ovvia: con questo sistema, visto il perdurare del caos in Medio Oriente, i 200.000 giunti lo scorso anno potrebbero essere solo un antipasto. Qualcuno ha perfino ricordato che già trent’anni fa un altro libro francese, “Il campo dei Santi”, aveva pronosticato che, in un giorno non molto lontano, una flotta infinita di navi provenienti dal Terzo mondo avrebbe fatto rotta sull’Europa, e non trovando governi capaci di resistere, l’avrebbe invasa.

Oltre agli avvenimenti svedesi, particolarmente rilevanti perché hanno luogo in quello che veniva considerato il Paese più tollerante e generoso d’Europa, altri fenomeni corroborano la tesi che ci stiamo avvicinando a un punto di svolta. Dal mese di ottobre, ogni lunedì, 15-20.000 aderenti a un movimento che si chiama PEGIDA (“Patrioti europei contro l’islamizzazione dell’Occidente”) sfilano (pacificamente) per le strade di Dresda, dove pure solo l’!% della popolazione è musulmana, al grido di “No alla Sharia in Europa”, e stanno trovando imitatori in varie altre città tedesche. Il governo ha condannato queste manifestazioni, ma il nuovo partito antieuropeo “Alternativa per la Germania” le ritiene legittime e perfino alcuni esponenti della CSU bavarese, che fa parte del governo Merkel, ha mostrato piena comprensione. L’allarme è reso più acuto dal fatto che buona parte degli immigranti che arrivano sulle nostre coste puntano in realtà a raggiungere la Germania, dove è considerato più facile trovare lavoro, e che le nostre autorità chiudono un occhio, lasciandoli passare senza schedarli per evitare che, in base alla convenzione di Dublino, debbano poi fermarsi e chiedere asilo da noi.

Intanto dalla Gran Bretagna, dove la gente è in rivolta contro l’abuso dei servizi sociali gratuiti da parte degli stranieri, giunge una notizia che potrebbe rappresentare un’altra svolta nell’atteggiamento dell’Europa: dopo le elezioni del prossimo anno, i conservatori starebbero accarezzando l’idea di formare una coalizione di governo con l’UKIP, il partito ultranazionalista di Farage che considera tutti gli islamici, compresi quelli nati nel Regno Unito (soprattutto di origine pakistana), degli invasori.

Che cosa faranno i governi europei di fronte a questa marea di protesta, alimentata anche dalle notizie dei crimini contro l’umanità commessi  dall’ISIS in Siria e in Iraq, dall’annuncio del “Califfo” al Baghdadi che il suo movimento punta alla conquista di Roma, dalla preoccupante svolta islamista di quella Turchia che sta ancora negoziando (!) un’impossibile adesione all’UE e, soprattutto, dal timore che in mezzo ai richiedenti asilo si nascondano pericolosi terroristi o portatori di malattie? L’idea di mettere in qualche modo un argine all’invasione è ancora considerata politicamente scorretta, perché – si dice – non si può negare asilo a gente che arriva da un Paese dilaniato dalla guerra civile come la Siria o retto da una crudele dittatura come l’Eritrea. Un altro timore è che l’ira della gente – se non contenuta – possa rivolgersi anche contro i musulmani per bene, che sono già integrati e hanno dimenticato sharia e burqa, scatenando veri e propri conflitti civili in Paesi come la Francia dove i seguaci dell’Islam sono più numerosi (ed emarginati). Ma, poiché nessuno, neppure chi vuole accogliere tutti a braccia aperte, vuole fare la fine pronosticata da Houellebecq, già si ipotizzano possibili rimedi. Uno dei più accettabili, anche se di non facile attuazione, sarebbe di dirottare almeno una parte dei prossimi immigranti verso altri continenti, che hanno più spazio di noi e potrebbero assorbirli più facilmente. Comunque, sempre più persone, anche all’estero, vanno rivalutando quello che Oriana Fallaci scrisse già più di dieci anni fa  e il 2015 potrebbe essere, a mio avviso, l’anno della svolta.

 

 

 

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