Una “Legione straniera” contro l’ISIS
Chi si opporrà, sul terreno, all’irresistibile avanzata dell’ISIS, che ha appena preso possesso della provincia libica di Sirte, è sul punto di diventare egemone nello Yemen, è praticamente padrona del Sinai e sta acquisendo l’adesione di numerosi altri gruppi estremisti in Asia ed in Africa? Gli Stati Uniti, che per ora hanno limitato il loro intervento all’Iraq, tra mille resitenze interne? No di certo. L’Unione Europea, che avrà anche in Federica Mogherini un Alto rappresentante per la politica estera e di difesa, ma non dispone di un proprio esercito e i cui membri, con la eccezione della Francia (e, occasionalmente, della Gran Bretagna) sono o restii all’impiego delle proprie forze armate se non sotto l’ombrello di organizzazioni internazionali, o addirittura impediti dalla Costituzione a fare la guerra come l’Italia? Molto improbabile. La NATO, che sta terminando (purtroppo ingloriosamente) la propria missione di Afghanistan e quindi potrebbe avere una certa disponibilità di uomini e mezzi? Auspicabile, ma difficile da realizzare visto che ogni decisione dell’Alleanza richiede l’unanimità, molti Paesi membri guardano piuttosto alla minaccia russa che viene dall’Est e comunque ci sarebbero difficoltà, per gli interessi divergenti, a stabilire un ordine di priorità? L’ONU, che affronta quasi solo missioni di peacekeeping (l’unico posto dove è autorizzata a operazioni offendive è il Congo, e senza molto successo), mentre in questo caso si tratterebbe di affrontare sul terreno, con morti e feriti, un avversario temibile, crudele ed efficiente come il Califfato? In teoria tutti lo invocano, a cominciare dal nostro ministro degli Esteri, ma in pratica la cosa appare quasi impossibile.
Proviamo allora a lanciare un’idea che, a prima vista, può sembrare stravagante, ma a un secondo esame, non lo è: la creazione, possibilmente sotto l’egida della UE (e ovviamente, a sue spese) di una specie di nuova Legione straniera, composta di VOLONTARI di ogni nazionalità convinti della necessità di fermare il Califfato prima che la sua minaccia di attaccare l’Europa si materializzi, vada a combatterlo ovunque ha messo le radici e resti in campo fino a quando non lo avrà liquidato. Risulta da alcuni documentari TVche già oggi un certo numero di occidentali – in maggioranza ex militari di varie nazionalità – si siano uniti ai peshmerga curdi soprattutto con lo scopo di proteggere le comunità cristiane dell’Iraq minacciate di sterminio. Può darsi che mi faccia delle illusioni, ma io sono convinto che come ci sono migliaia di giovani musulmani che vanno ad arruolarsi sotto la “bandiera nera” per combattere e uccidere noi “infedeli”, ci sono anche decine di migliaia di giovani europei disponibili ad andare a combattere per la difesa della nostra civiltà, dei cristiani del Medio Oriente che rischiano lo sterminio, o anche soltanto per sfogare la rabbia che sta montando in Europa contro l’Islam estremo. Molti obbietteranno che non si può, agli albori del Terzo millennio, tornare allo spirito delle Crociate, che la creazione di un simile corpo di spedizione destinato esclusivamente a combattere l’ISIS alimenterebbe lo scontro di civiltà, che inviare nostri uomini in Libia o nello Yemen, magari contro la volontà dei (praticamente inesistenti) governi locali sarebbe un ritorno al colonialismo. Dal punto di vista del “politicamente corretto”, sono anche osservazioni sensate. Ma, come dice il proverbio, a mali estremi, estremi rimedi; e che l’ISIS, in questo momento in cui si è insediato a “tiro di missile” dall’Italia, rappresenti un male estremo, credo siano quasi tutti d’accordo.
Un blog non serve a mettere in orbita un’idea, soprattutto un’idea che molti considereranno irrealistica se non proprio pazzesca . Ma spero che qualcuno in alto loco la raccolga, e ne esplori almeno la fattibilità. Costituire e armare questo corpo armato di volontari sarebbe da parte dell’Europa un’assunzione di responsabilità e un colpo di reni di cui probabilmente non siamo più capaci. Ma l’ISIS non si combatte a parole e neppure con i soli bombardamenti americani, come ha ammesso lo stesso Obama quando ha chiesto al Congresso i poteri per inviare, per la terza volta, truppe in Iraq. Se si è mosso perfino lui, (immeritato) premio Nobel per la pace, noi che siamo minacciati molto più direttamente noi possiamo limitarci alle chiacchere.