Ad ogni Angelus, Papa Francesco invita i fedeli a pregare per i Cristiani d’Oriente, perseguitati dai musulmani, vittime predestinate delle guerre civili, ormai ridotti a meno del 10% di quello che erano cento anni fa. Ma, più delle preghiere, alle Chiese orientali servirebbe in questo momento un nuovo Marco d’Aviano, il frate cappuccino che nel 1683 Papa Innocenzo XI Odescalchi incaricò di convincere i potenti d’Europa a formare una coalizione militare contro i Turchi, che si mise alla testa delle truppe cattoliche che liberarono Vienna dall’assedio e che fu poi fatto beato da Giovanni Paolo II. Allo stato attuale delle cose, tutelare e  salvare dall’estinzione Copti Assiri, Caldei e tutti gli altri cristiani vittime dell’ISIS e degli altri regimi estremisti con la sola preghiera appare infatti più che problematico, irrealistico, mentre manca proprio un elemento catalizzatore che induca  l’Occidente a reagire con più compattezza e convinzione alla minaccia globale del Califfato.

Chi è ancora convinto – come il presidente Obama – che i feroci seguaci dell’ISIS non siano dei veri Musulmani, i quali obbediscono ai passi più cruenti del Corano e vogliono sradicare e sottomettere chiunque non si integri nella loro visione di dominio islamico ma soltanto dei terroristi, dovrebbe riguardarsi il video integrale (che nessuna TV ha avuto il coraggio di mostrare) della decapitazione dei 21 egiziani copti sulle spiagge della Libia, significativamente intitolato “Un messaggio firmato con il sangue per la Nazione della Croce”. A un certo punto lo speaker mascherato ha illustrato il macabro spettacolo come “il taglio di teste che hanno portato a lungo l’inganno della Croce, piene di perfidia contro l’Islam e i musulmani” e aggiungeva: “Oggi mandiamo un altro messaggio: oh crociati, voi la sicurezza potete solo sognarvela”. E alla fine del filmato, le acque del Mediterraneo si tingevano di rosso.

Già identificare i Copti, o gli Assiri e i Caldei che proprio in questi giorni hanno conosciuto la furia degli jihadisti con gli odiati Crociati è un’assurdità. Tutte queste comunità infatti risalgono agli albori del Cristianesimo, cioè occupavano parti dell’Egitto, dell’Iraq e della Siria sei secoli prima della conquista araba e dieci secoli prima che Goffredo di Buglione riconquistasse, per poco più di un secolo,  Gerusalemme. Ma gli islamisti hanno preso a identificare come Crociati tutti i Cristiani, americani compresi, che in qualche modo cercano di impedire il loro disegno di riportare indietro l’orologio della storia.

Bisogna dire che anche prima dell’avvento del Califfato la vita dei cristiani nei Paesi musulmani non è mai stata facile. Essi venivano considerati cittadini di seconda categoria, costretti a pagare una speciale tassa – chiamata Jizya  – e nel corso dei secoli sono stati vittime di innumerevoli persecuzioni. Ma all’inizio del Novecento rappresentavano ancora il 20 per cento della popolazione del Medio Oriente, mentre oggi sono ridotti al 2-3% (un censimento preciso è praticamente impossibile). Il primo, durissimo colpo, fu il genocidio degli armeni ad opera dei turchi, ma diversi altri ne sono seguiti, non meno cruenti. Paradossalmente, la vita dei cristiani è sempre stata più facile sotto i dittatori “laici” che l’Occidente ha contribuito ad abbattere, Mubarak in Egitto, lo stesso Saddam in Iraq, Assad in Siria, mentre le persecuzioni peggiori – con distruzione di chiese, monasteri e scuole – sono da ascrivere ai Fratelli Musulmani, a ulteriore dimostrazione della matrice religiosa dello scontro. Negli stessi territori sotto l’Autorità palestinese, che tanti amici ha in Europa, il numero dei cristiani continua a diminuire rapidamente, come dimostrano l’evoluzione di Betlemme, passata in dieci anni da una maggioranza cristiana a una musulmana, e la sorte dei cristiani di Gaza, quasi tutti scappati dal dominio di Hamas. Paradossalmente, l’unica comunità cristiana in costante crescita in tutto il Medio Oriente è quella che si trova in Israele, dove si sono rifugiati anche  numerosi cristiani dai Paesi limitriofi. E l’unico Paese della regione dove i Cristiani contavano,il Libano, è sempre sempre più dominato dagli sciiti di Hezbollah.

Il momento che stiamo attraversando è probabilmente il peggiore degli ultimi secoli. Nel Califfato anche le tracce del cristianesimo vanno cancellate. Come scrive Andrea Riccardi della Comunità di Sant’Egidio, ex ministro del governo Monti, “anche le tracce del Cristianesimo vanno cancellate: sono divelte le Croci, bruciate le Chiese e perfino le preziose biblioteche cristiane di Mosul”. Con la loro volontà di tornare alle origini feroci dell’Islam, con rapimenti, decapitazioni e crocifissioni degli “infedeli” gli uomini dell’ISIS stanno distruggendo quello che rimaneva di una difficile, ma tutto sommato regolamentata convivenza e danno voce a quanti sostengono l’incompatibilità dell’Islam con il Cristianesimo. “La fine dei cristiani d’Oriente è l’ultimo segno di un mondo che crolla. Non possiamo assistere inerti” conclude Riccardi nel suo lungo intervento sul “Corriere della Sera”. Da laico impenitente, sono d’accordo con lui; ma bisogna darsi una mossa.

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