Non c’è che da rallegrarsi che la nostra Marina sia riuscita a salvare altri 500 migranti naufragati al largo delle coste libiche quando il loro barcone si è rovesciato. Aiutare chi è in pericolo è la legge del mare, ed è una legge nobile e giusta.C’è, tuttavia,un problema:e qui non ci troviamo di fronte a naufraghi “normali”, come potrebbero essere quelli di un peschereccio o di un mercantile, che una volta portati a terra se ne ritornano a casa propria. Qui abbiamo a che fare con naufraghi “volontari”, cioè con persone che si imbarcano scientemente su natanti non in grado di compiere la traversata dalla Libia alle coste italiane, nella certezza che comunque saranno ripescati da qualche nave che incrocia nella zona proprio a questo scopo (unità navali italiane, di Frontex, perfino di organizzazioni umanitarie di vario tipo) e portati a destinazione. E’ vero che, purtroppo, l’operazione non riesce sempre, e che nel corso degli anni centinaia di persone, soprattutto donne e bambini che sono i più deboli, hanno trovato la morte. Ma i “disperati” si imbarcano egualmente anche se vedono che il natante loro destinato non è in grado di tenere il mare, perché le probabilità di farcela sono molto maggiori di quelle di finire in fondo al mare.
Noi troviamo questo meccanismo assurdo: dispiegando una flotta per soccorrere i naufraghi, non solo incoraggiamo un maggior numero di migranti a tentare l’avventura, ma facciamo anche il gioco dei cosiddetti “mercanti di carne umana”, che possono vendere a caro prezzo “passaggi” anche su natanti sgangherati su cui, senza la garanzia del recupero, ben pochi accetterebbero di salire. Se riteniamo – come Papa Francesco e molti altri – che tutti coloro che vogliono venire in Europa debbano essere accolti, sarebbe meglio offrire loro, naturalmente non a tutti insieme, ma a ragionevoli scaglioni – un viaggio sicuro su un traghetto: eviteremmo le tante vittime che il mare continua a fare, taglieremmo fuori gli scafisti e risparmieremmo anche un sacco di soldi. Se invece siamo del parere che bisogna accogliere soltanto i veri profughi, e non i migranti economici, facciamo sapere a tutto il mondo che la selezione verrà fatta addirittura a bordo delle navi soccorritrici e che chi non ha diritto d’asilo non verrà portato in Italia, ma rispedito subito indietro. Fare la selezione in terraferma è una pura illusione, perché chi sa di essere abusivo non aspetterà di essere esaminato e alla prima occasione si aggiungerà alle centinaia di migliaia di clandestini. E anche se accetterà di aspettare l’esito della sua pratica, mantenuto con 35 euro al giorno che al suo Paese rappresentano una fortuna, difficilmente sarà poi rimpatriato.
Ma torniamo con i piedi per terrea, cioè alla situazione attuale, destinata a peggiorare nel corso dell’estate: i gommoni continueranno a partire, i (spesso solo potenziali) naufraghi continueranno a essere salvati e sbarcati nei porti della Sicilia, della Calabria e della Puglia, dove in base agli accordi europei dovranno essere registrati e presi in carico dalle nostre autorità. Anche se il governo tende a minimizzare, prima della fine dell’anno potrebbero essere mezzo milione o anche più. Ma – e qui sta la questione cruciale – perchè dobbiamo prenderceli tutti noi, quando una buona parte aspira in realtà a raggiungere altri Paesi della UE? Perché, anche se vengono ripescati da una nave norvegese o inglese, li scaricano comunque nei nostri porti? Perché, questa è la risposta, così vogliono gli accordi di Dublino, che da mesi cerchiamo, senza risultati tangibili, di modificare. Al contrario, per evitare che chi sbarca in Italia possa dirigersi al Nord, si minaccia di erigere barriere come quelle che hanno chiuso la cosiddetta rotta balcanica. Allora, prendiamo il coraggio a quattro mani e denunciamoli, questi accordi, rifiutando di applicarli fino a quando l’Europa non si deciderà a varare una politica che non lasci tutto il peso della migrazione sulla nostre spalle, come è capitato alla povera Grecia lo scorso anno con i tragici risultati che abbiamo visto in TV.

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