Per aggiustare i nostri conti ci vuole un Marchionne
Premessa indispensabile: non sono un economista, non sono un pessimista e non sono neppure un menagramo , ma un semplice cittadino che, se non altro per il mestiere che fa, segue le vicende quotidiane da vicino. Ebbene, al momento, questo semplice cittadino ha la chiara impressione di essere preso in giro, di essere sistematicamente nutrito di menzogne per tenerlo tranquillo ed evitare che a Roma salti il banco. E’, cioè convinto che la politica economica del governo sia rovinosa per il Paese, perchè troppo timida, troppo accomodante verso lobby, sindacati e interessi particolari. Ciò nonostante, i nostri governanti ci assicurano che le riforme procedono secondo i piani prestabiliti, che il bilancio dello Stato è sotto controllo, che le osservazioni dei burocrati di Bruxelles ai nostri conti sono frutto di miopia e in definitiva superabili, che il declassamento dei BOT da parte delle agenzie di reti è solo frutto di livore o di oscuri interessi; e qualcuno ha perfino la faccia tosta di sostenere che la pressione fiscale è in calo mentre si preparano sostanziosi aumenti dell’IVA. Ricordare che se, come è inevitabile a breve o al massimo media scadenza i tassi di interesse torneranno ad aumentare (come è già stato anticipato dall’aumento dello spread) il nostro debito pubblico diventerà ingestibile è considerato di cattivo gusto o almeno di cattivo augurio. A chi fa notare che, in autunno, ci potrebbe piombare tra capo e collo una manovra che vale più o meno quel (misero) punto di PIL che dovremmo guadagnare nel 2017 si cerca di far cambiare discorso. Protestare perché si spendono 4,3 miliardi l’anno per migranti che, al 70 o 80 per cento, dovrebbero essere subito rispediti a casa significa attrarsi insulti e disperzzo da parte dei buonisti. Sostenere che l’Italia – come affermano quasi tutti i media europei – è oggi il Paese più a rischio nell’eventualità di una nuova crisi dell’euro , non è popolare.A chiedere che fine ha fatto la famosa spending review, che avrebbe dovuto costituire la nostra ancora di salvezza, si ottengono solo risposte vaghe o alzate di spalle. Se si domanda come mai, negli ultimi anni, le spese per investimenti sono costantemente diminuite a favore di quelle correnti, con il risultato che i ponti crollano e frane e inondazioni si moltiplicano, ci si sente rispondere che è meglio sacrificare queste che gli aiuti alle famiglie. E se si osa ricordare ai nostri ineffabili “sovranisti” che l’uscita dall’euro da loro auspicata sarebbe non solo tecnicamente impossibile, ma rovinosa anche per i risparmiatori che sostengono di rappresentare, si viene subito bollati di servi della Merkel.
Se si mettono insieme tutti questi elementi, viene naturale che stiamo correndo vero l’abisso. Se poi si pensa a quello che ci aspetta sul fronte politico, cioè un periodo di incertezza, di instabilità o addirittura di ingovernabilità, la preoccupazione non può che aumentare. Ma io un rimedio ce l’avrei, e se le forze politiche avessero ancora un po’ di senso della responsabilità lo prenderebbero in seria considerazione: affidare i conti dello Stato, con piena autorità, a Marchionne. Non sarà simpatico a tutti, ha certamente i suoi difetti, ma è riuscito nel compito quasi impossibile di rimettere in piedi la Fiat e rifarne uno dei grandi protagonisti del mercato dell’auto. Per raggiungere i suoi obbiettivi, non ha guardato in faccia a nessuno, è uscito perfino da Confindustria, si è spesso comportato in maniera poco ortodossa, ma quando è stato necessario ha puntati i piedi e centrato l’obbiettivo: ed è questo di cui abbiamo bisogno oggi noi italiani, di destra,di centro e di sinistra.