Ricordando #Ratzenberger e #Senna, quando la morte è una tragica metafora della vita
Ayrton perse la vita oggi diciannove anni fa.
Roland perse la vita ieri diciannove anni fa.
Della tragedia,
del dramma,
di quell’Imola terribile e funesta che in due giorni portò via
PRIMA
lo sconosciuto austriaco Ratzenberger
POI
il dio dei motori Senna,
ECCO,
ritengo che di quell’Imola lontana si sia detto e scritto e raccontato tutto.
Molto meno si è detto della tragica metafora di vita nascosta in quelle due morti.
PERCHE’
avevano la stessa età Ayrton il brasiliano paulista e Roland l’austriaco di Salisburgo.
Classe 1960 entrambi.
Uno aveva avuto e vinto tutto
l’altro aveva avuto poco e vinto niente.
Uno era l’acclamato e venerato eroe della F1,
l’altro era l’ostinato e sconosciuto e meno talentuoso pincopalla dei motori.
Una aveva l’auto migliore, l’altro quella peggiore.
Uno era strapagato, l’altro aveva messo da parte i soldi per 5 Gp.
Uno a 34 anni era a caccia del quarto mondiale,
l’altro a 34 anni era finalmente arrivato in F1.
Una contrapposizione di ruoli e ceto motoristico e fortune, la loro, apparsa subito –
e oggi ancor di più –
perfetta metafora moderna del nostro vivere pieno di raffronti, confronti, modelli da raggiungere e sogni irraggiungibili.
Quel vivere di noi che quotidianamente sentiamo di poter dare molto e non ci scoraggiamo quando scopriamo che qualcuno uguale a noi ha già dato molto ed è già meglio di noi vuoi per talento e vuoi per fortuna.
Quel vivere di noi che le proviamo tutte per emergere ma c’è sempre quell’altro emerso da più tempo e più bravo di noi e nonostante tutto continuiamo a provare e provare e provare.
Quel vivere di noi che sappiamo che neppure la morte – come si diceva invece un tempo – rende uguali le persone.
La tragedia di Roland ed Ayrton è lì e resterà per sempre lì a riaffermarci quest’ultima verità.
La morte di Ratzenberg venne schiacciata, quasi sbianchettata via, da quella dell’immenso Senna.
E forse oggi,
e forse ogni anno che ricordiamo quel tremendo Gp di San Marino,
il dramma dello sconosciuto Roland riemerge e viene rispolverato non tanto e non solo perché è doveroso rendergli omaggio,
ma per ricordarci che nella vita pochi sono i Senna e moltissimi i Ratzenberger…
e per chiedergli scusa.
Adieu!