Chi chiede lumi, chi si arrabbia, chi fa complimenti. Ovvio che l’analisi tecnica post Gran premio dell’Ingegner Benzing non possa passare inosservata. Soprattutto se lui DICE TUTTO e i lettori di questo blog sono documentati. Qui di seguito ecco le sue risposte.

 

“Rispondo molto volentieri ai quesiti dei lettori, lieto anche che vi siano critiche costruttive.

 

1)    Il gran premio, come gara di velocità, dovrebbe presentarsi nella più assoluta libertà, come ai primordi, quando bastavano cilindrata e peso. Ma deve consentire una contesa nella massima equità tecnica: quindi, richiede determinati vincoli. Il progresso, poi, ha spinto ad esasperazioni tali da compromettere la sicurezza ed è stato sacrosanto accrescere i limiti. Da ultimo, i costi sono volati alle stelle ed è comprensibile un contenimento, tramite regolamento.

2)    Potenzialmente, su una pista molto rapida, una F.1 potrebbe raggiungere una velocità massima di circa 370 km/h, solo se aerodinamicamente molto scarica, condizione favorevole in rettifilo, ma impraticabile, per la diminuzione dei tempi sul giro, in assenza di curve così rapide o sopraelevate da poter rinunciare alle necessarie deportanze. Oggi, le macchine più veloci (speed-trap) sono Ferrari, McLaren e Mercedes; ma i calcoli dimostrano che si può rinunciare fino a 10-12 km/h per ottenere migliori tempi sul giro, grazie alle deportanze e agli sforzi di trazione, che si pagano in resistenza.

 

Esecrabili giochetti sono tutti quelli fatti da chi dichiaratamente costruisce gomme di burro finalizzate a “thrilling” e a ribaltoni. Il signor Ecclestone è stato delegato dalla FIA a raccogliere i diritti televisivi. Il potere sportivo è sempre in mano alla FIA, non al signor Ecclestone. Il fornitore di pneumatici deve rispondere tecnicamente alla FIA, che detta i regolamenti. In seguito alla inconsistenza o inadeguatezza di certe gomme, i costruttori protestano, perché sono costretti a rinunce prestazionali e questo è contrario alle norme basilari di equità nella competizione. Tutti questi criteri sono stati rispettati e sviluppati nell’epoca d’oro della Bridgestone, insuperata anche nei primati. Il degrado di cui si vantano alla Pirelli, per accrescere il numero dei “pit-stop”, elemento primo di “thrilling”, esce dal tema tecnico, è insicuro ed è anti sportivo, in quanto i meccanici non sono tesserati dalla federazione e non possono far vincere o perdere un concorrente con la loro opera. In una gara di velocità, bisogna essere il più veloci possibile: con il degrado, il “graining”, il “blistering” e il pauroso “dechappage”, il costruttore deve limitare le caratteristiche d’autovettura, perché una sosta in più equivale a una sconfitta. Quello che conta è la velocità di percorrenza delle curve, che si riduce con una macchina aerodinamicamente più scarica. È vero che una forza, se espressa su unità di massa, diventa una accelerazione. Ed è per questo che gli ingegneri della Pirelli hanno l’obbligo di chiamarla accelerazione, esprimendola in “g”, e non devono più chiamarla forza, che andrebbe espressa in Newton. Il Magnifico Rettore di una nostra Università, assieme a vari docenti, mi scrive che è costretto a rivolgersi alla Pubblica Istruzione, perché il danno agli studenti più giovani è enorme.

Enrico Benzing

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