Vale e Jorge, i cavalieri del rischio che si mangiano la F1
Dico solo che la commozione è grande ed è stereo.
Perché c’ho l’occhio lucido e tifoso per il Vale che dopo quasi tre anni è tornato alla vittoria
e però un po’ di luccicume viene anche per il Lorenzo che con la spalla spezzata e i chiodi nella clavicola ha chiuso quinto.
C’ho l’occhio umidiccio e annebbiato perché solo le moto e il ciclismo sanno regalare storie di fatica e dolore come queste.
Bravo il Vale a imporre la sua legge ora che la nuova forcella testata ad Aragon glielo consente e bravo ad ammettere che senza i malanni di Jorge oggi sarebbe stata dura vincere.
Penso io: e chissà quale meraviglioso duello avremmo visto noi…
Dico solo che sono qui a Silverstone per la F1 e temo di aver sbagliato Gran premio.
Perché laggiù in Olanda c’è un Rossi che vince e quassu una Rossa che naufraga.
Dico solo che nel motorhome Ferrari mentre parlava Massa e sugli schermi c’era il Vale che correva gli ultimi tre giri, tutti guardavano il Vale e pensavano la stessa cosa.
No.
Non pensavano all’Italia che vince nelle moto e all’Italia nei guai nelle auto, pensavano a che razza di gran sport sia rimasto quello a due ruote. Impenetrabile alle mode e ai tentativi di renderlo un mondo di impiegati del rischio.
Come qui.
Adieu!