Rosberg in pole, Hamilton accanto, pioggia domani però frega niente perché a Suzuka si parla d’altro.

Capolinea Giappone, fine del viaggio.

Alonso va, Vettel viene.

Il tedesco sul Cavallino è atteso come il salvatore della patria e forse lo sarà per davvero.

Intanto assistiamo al matrimonio fra due sconfitti:

Sconfitto, Seb.

Che lascia la Red Bull (nella notte è arrivato l’annuncio ufficiale) perché troppo vecchio per il team troppo giovane, perché non lo coccolano più, perché Ricciardo, pronti e via tre vittorie, l’ha ridimensionato, perché a Horner a Newey e compagnia interessano le belle macchine e i piloti giovani e forti. Per cui dentro Kvyat.

E sconfitta la Ferrari.

Che lascia andar via l’Alonso ombroso e complicato e difficile da gestire e però forte e fortissimo. Sconfitta una gestione, quella di Domenicali, e un progetto che avrebbe dovuto portare mondiali e ci si è solo avvicinato. Due titoli buttati all’ultimo, nel 2010 e 2012, il primo soprattutto, nella folle e suicida gara di  Abu Dhabi.

Ammettiamolo, un’attenuante c’è: si chiama sfiga.

Vettel verrà annunciato  prossimamente. Maranello deve aspettare: forse l’insediamento come presidente di Marchionne, il prossimo 13 ottobre; più probabile Alonso, che non sa realmente ancora dovere andare (McLaren Honda, sabbatico di un anno in attesa della Mercedes?).

L’intesa fra pilota e team prevederebbe infatti anche questo: separarsi senza penali e carte bollate però lasciando che sia proprio Fernando a dettare i tempi dell’annuncio.

Si vedrà.

Intanto,

a pensarci, in mezzo a due grandi sconfitti che si sposano, c’è un solo vincitore: il team principal Marco Mattiacci. Pensateci: è arrivato ad aprile senza sapere un’acca di F1, il Circus l’ha pure preso per i fondelli per gli occhiali scuri e lui a inizio estate aveva già in tasca un’intesa (non la firma, ovviamente) con Vettel.

Non male trattare il rinnovo con Alonso che alzava il prezzo e voleva andare via sapendo di avere un jolly simile da giocare.

Speriamo ne sfoderi altri in futuro di jolly, anche perché la simpatica F1 ci mette un attimo a tornare a prenderti per i fondelli.

 

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