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Mi consola non essere il solo a sospettarlo. E l’ho ripetutamente scritto sul Giornale nelle settimane scorse, compreso dopo l’ultimo Gp.

Ovviamente non ho uno straccio di una prova se non un briciolo di buonsenso e qualche annetto passato a scoprire che in F1 può succedere di tutto e di più.

Troppe infatti le quattro vittorie di fila di Nico Rosberg e troppe le sfighe consecutive di Lewis Hamilton.

Troppe le sette vittorie di fila di Nico Rosberg considerando anche gli ultimi tre Gran premi della stagione passata.

Troppa la coincidenza temporale: otto gare fa l’inglese vinse a Austin il titolo mondiale e dal Gp dopo  il tedesco non ha più smesso di stradominare.

D’altra parte è anche troppo logico (io dopo due mondiali di fila un occhietto di riguardo per il tedesco del team lo avrei… ecchediamine!!!) che la Mercedes, dopo l’entrata in F1, la crescita e il decollo puntando sull’asso d’Oltremanica, voglia adesso un trionfo totalmente uber alles.

Fatto sta,

ecco la lettera aperta della Casa di Stoccarda a tutti i sospettosi:

“Per chi guarda a casa un weekend di gara inizia la mattina di giovedi e termina nella notte di domenica. Un brutto risultato potrebbe far male per un paio di ore. Ma poi la vita va avanti. Per più di 1.000 persone a Brackley e Brixworth, tuttavia, questa è la nostra vita. Questi uomini e queste donne versano il loro sangue, il loro sudore e le loro lacrime, giorno dopo giorno. Spesso lavorando tutto il giorno e spendendo i weekend lontani dai propri cari. Lo fanno attraverso la passione per il loro lavoro, la fedeltà ai loro compagni di squadra e il desiderio di essere i migliori. Abbiamo i migliori ragazzi e ragazze in tutto il mondo, fanno un ottimo lavoro, settimana dopo settimana, e lo fanno per la squadra, non per un pilota o per l’altro. Non c’è una squadra ‘A’ o una squadra ‘B.’ Attraverso tutto questo, restiamo uniti come una squadra proprio come abbiamo sempre fatto. A tutti quelli che sono con noi, grazie. Quanto a nemici, scettici, cospiratori… Se saremo in grado di convincere anche la metà di voi di ciò che realmente rappresentiamo, la considereremo una battaglia vinta”.

 

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