Il Truman Show di Maria De Filippi (e degli altri)
Non ha chiesto di scendere. Troppo difficile e troppo radicale. Come si fa, a questo punto? Dopo vent’anni e più lì dentro, in quella scatola. Però, la confessione, il riconoscimento della propria condizione è già una conquista. Probabilmente, il vero successo di Maria De Filippi: nata a Milano, laurea in Giurisprudenza, coniugata con Maurizio Costanzo, star invidiata di Mediaset e della televisione italiana tutta. Ha detto a Malcom Pagani del Fatto quotidiano: “Vivo da vent’anni dentro una scatola, in una dimensione alterata che ti chiude tra quattro mura e la tua vita è esattamente ciò che fai. Se devo dire che mi ha fatto umanamente bene non lo so”. Ecco: l’ammissione, il soprassalto di autenticità, la donna che sopravanza la professionista. Chissà, giunti a 52 anni, probabilmente con più vita alle spalle che in fronte, qualche domanda sopraggiunge. Affiora da dentro. Hai tutto, successo, benessere, riflettori, paginate dei giornali, intellettuali che s’interrogano sui tuoi segreti, reali o presunti, epperò qualcosa non torna. “Tutto quello che non è tv per me ha a che fare con la casa. Se mi togli dal guscio soffro, fatico e non vedo l’ora di tornare”. E si fa presto. Tra casa e ufficio ci sono meno di duecento metri. Tutto è racchiuso in un piccolo quadrato di lavoro e vita privata, anch’essa intossicata da quella scatola. Poche vacanze, niente hobby, viaggi nemmeno, zero mondanità. Tutta la realtà è virtuale o un suo derivato. Sembra vera e invece è una rifrazione, una proiezione su uno specchio. Con qualche piccola patologia. Anche a causa, o per merito, a seconda dei punti di vista, della simbiosi con Costanzo. “Se avessi fatto un altro mestiere ci saremmo separati dopo venti giorni. Se lo avessi trovato torvo per una critica, gli avrei dato del pazzo sbattendo la porta. Invece condividiamo una sfera in cui le domeniche sono un’astrazione e l’autoreferenzialità un obbligo”. Le domeniche sono, di solito, il giorno in cui non si lavora, non si va in tv: un’astrazione. L’autoreferenzialità è il mondo ego-riferito: la spia di una mancanza di curiosità per l’altro, per il diverso da sé. C’è, invece, dentro la tv, per tronisti, uomini e donne, parenti e amici che si ricongiungono tra le lacrime. Ragazzi che sperano di farcela ballando e cantando. La famosa gente comune. Dentro la scatola, la curiosità per l’altro funziona. E di nuovo il reale coincide con il virtuale. Il piccolo reality dentro quello più grande della televisione, della scatola “in cui vivo da vent’anni”. Fuori di lì, invece… Del resto si ha una vita sola. E la scatola diventa il tutto, riprodotta dallo specchio che rimanda la propria immagine. Si leggono le critiche e le dichiarazioni dei colleghi su di noi. Stop. Una forma di narcisismo che coglie tutti, giornalisti attori, televisionari, rockstar. E si manifesta con un lieve ma inesorabile discostamento dal reale.
Quando, grazie alla complicità di una donna, Truman Burbank, il formidabile Jim Carrey di The Truman Show, si accorge della sua particolare situazione, sceglie di rompere l’incantesimo e di tuffarsi nel mondo vero. Nel film di Peter Weir non ci sono alternative, o di qua o di là. Niente mezze misure, niente compromessi. Che la vita di molte star sia una prigione, dorata, ma pur sempre una prigione, è un fatto riconosciuto. La maggior parte di loro resiste. Tollera routine spietate e vite private, affetti e tempo libero, asfaltate. Se per caso vengono eliminati dal Grande Reality show del Successo causa calo di popolarità, fanno carte false (dalle telepromozioni ai reality del riciclo) pur di rientrarci.
Maria De Filippi ha paura di volare (“Credo appartenga al timore di tornare e trovare le cose irrimediabilmente cambiate, all’angoscia della perdita, al bisogno di trovarmi comunque a tre ore dal mio centro”), come ce l’hanno Celentano e Mina che, senza quella paura, sarebbero stati artisti di livello planetario. Però, sia l’uno che l’altra, a un certo punto hanno deciso di uscire dal gioco. Rivedendo il loro rapporto con lo showbiz. Mina in maniera più radicale. Adriano usando più spesso il ponte levatoio del suo eremo. Però, senza arrivare a soluzioni drastiche, i modi per riprendersi la vita sono tanti…
Caro Lino, non apprezzo il tono del tuo commento. C’è un giudice assoluto in televisione: il pubblico. Finché i programmi di Maria De Filippi fanno gli ascolti che fanno, difficile che qualcuno si sogni di accantonarla. Quanto a gusti e preferenze, anche qui c’è uno strumento efficacissimo, il più democratico in circolazione. Si chiama telecomando: basta schiacciare un pulsante…
Caro Lucio, non ho scritto di una De Filippi artista planetaria, ma di Mina e Celentano se non avessero avuto paura dell’aereo. Avrebbero potuto accettare gli inviti per le tournée americane eccetera. Il parallelo tra loro e la De Filippi serviva per esemplificare due big che a un certo punto sono scesi dall’ottovolante dello spettacolo…
Sarebbe anche ora che uscissi,magari definitivamente,da quella scatola!Volti nuovi e,magari,giovani sono ben accetti!Non che Maria sia brutta od antipatica!Solo che,ormai,come in Politica,non se ne può più delle stesse facce e delle stesse idee!Ora poi,che ti hanno messa a fare la ‘maitress’ nel Bordello in TV,Uomini e Donne,le tue azioni sono scese e non di poco!Lino.
“La vita è sogno” (Calderon de la Barca).
La De Filippi artista di livello planetario?? Per cortesia siamo seri.