Che godere la ressa post-Oscar sul carro di Sorrentino
Adesso tutti grandi e tutti belli. Tutti sul carro di Paolo Sorrentino e del suo film insignito dell’Oscar. Renzi, Franceschini, Vendola, Boldrini, Napolitano, il sindaco (genovese) Marino. Tutti a esultare. L’Oscar è un trionfo ecumenico, bipartisan, universale. Un trionfo italiano. Un trionfo nazionale; come della Nazionale. Non c’è Pertini che alza la Coppa, ma c’è il profluvio di evviva via Twitter e via agenzie di stampa. La corsa a dire: lo sapevo, sono anch’io un tifoso, appartengo al giro giusto. E via con i “Paolo” e i “Toni”.
Sarà. Anzi, sarà affatto. Quando è stato scelto dalla commissione per la candidatura del film italiano da presentare all’Academy, c’è stato chi ha arricciato il nasino. Lo stesso è accaduto quando ha mietuto premi in giro per il mondo: sì bello, però… Non parliamo dopo il “vaffa” di Toni Servillo rubato dal fuori onda al termine di un’intervista in contropelo nel momento di massima esposizione mediatica. Una certa cinefilia ha colto al balzo l’occasione per prendere le distanze, per rivendicare il diritto alla critica. Ci mancherebbe.
La grande bellezza è piaciuto più all’estero che da noi. Qualcuno si era forse accorto che nella decadenza della città eterna erano compresi anche tutti i tic di un certo milieu progressista, il vuoto della cultura post-comunista, il nulla della morte che si stende sull’ideologia e sulla filosofia radical chic, il crollo delle illusioni e le domande che incombono con l’avanzare del declino. Basta ripassarsi rapidamente la replica di Jep Gambardella alla salottiera della sinistra éngagé: “La tua vocazione civile ai tempi dell’università non se la ricorda nessuno. Molti invece ricordano personalmente un’altra tua vocazione…”.
Soprattutto, temiamo, che molti non avessero pienamente metabolizzato il peccato originale dell’opera di Sorrentino. Ovvero, il fatto di essere prodotta da Medusa e Mediaset con 4 milioni di finanziamento. Non andava bene. E non a caso, per ricordarlo al pubblico delle sale, ai lettori dei giornali e alla critica di settore che ne era, diciamo così, dimentica, Mediaset ha dovuto acquistare intere pagine pubblicitarie su tutti i maggiori quotidiani. In una rubrica uscita qualche giorno fa su Style, il magazine del Giornale, scrivevo che se il film “dovesse vincere l’Oscar il 2 marzo, avremmo motivo per divertirci”. Lo stiamo facendo.
Il film è molto bello e ben recitato,sono i salotti radical chic che fanno schifo
i commenti dei blog sono l’espressione di una tremenda decadenza……
Caro @Stepas, a proposito di non fare polemica, mi guardo bene dal farle perdere tempo (per esser chiari, e senza retorica, qui siamo all’arroganza). Comunque: La grande bellezza non è un film su Roma o sulla crisi dei valori e roba del genere. È Il falò delle vanità italiano. Il crollo delle illusioni, della superiorità morale del mondo radical chic, dei salotti letterari. Un film decadente, disperato, pieno di domande irrisolte e affacciato sul nulla. Visionario, ben recitato e diretto. Questa è la mia opinione, nient’altro.
A Frank (4 marzo) eccezionale con una sola z.
Qui siamo a casa Sua, e mi guardo bene dal fare polemica. Io ho visto il film e sono sicuro del mio parere. Se ha critiche costruttive da fare, possiamo parlarne. Se invece si rifugia dietro alla retorica (sicumera, non v’invidio), allora non e’ proprio il caso di farmi perdere tempo.
Cari @Stepas, @Cecilia e @Patrizia, sono davvero stupito di tutte le vostre certezze. Tranciate giudizi così inflessibili e sbrigativi che mi domando da dove attingiate tanta sicumèra. Non v’invidio per nulla.
Il film, comunque, e’ osceno. L’unica cosa positiva dell’ Oscar e’ che finalmente smetteranno di romperci le scatole con “La vita e’ bella”.
Cara @Cecilia, come si dice: i gusti sono gusti… Non è questione di elogiarlo in chiave filoberlusconiana. Si tratta solo di rinfrescare la memoria e ricordare com’è stato accolto dalla critica impegnata…
Il film è di una noia mortale. Elogiarlo in chiave filoberlusconiana mi sembra una esagerazione. Si sta perdendo il senso delle proporzioni. Inoltre mi ha dato fastidio la citazione iniziale di Céline.
E infatti, io non mi sognerei mai di finanziare un film dove recita (si fa per dire)la Ferilli e anche Verdone. Come a Mediaset non lavorerebbero MAI i sedicenti intellettuali attorucoli di sinistra. Ma si sa, questa è la Tv commerciale e la legge di mercato.
Ma santo cielo! ma l’avete visto? è un film BRUTTO! MA PROPRIO BRUTTO BRUTTO BRUTTISSIMO… NOIOSO,SCONCLUSIONATO E INCONCLUDENTE, … ma che ci hanno trovato per dargli in oscar! non sapevano proprio a chi darla sta’ statuetta… proprio come il Nobel per la pace a OBAMA!
Si abbia almeno la decenza di non commentare, gioire, esultare. Abbozziamo un “grazie mille” a bocca storta e che non se ne parli più!
AMEN.
Caro @Frank, non so che cosa lei abbia letto. Forse i commenti di qualche lettore un po’ istintivo. Io mi baso su quelli dei giornalisti del Giornale, da Stenio Solinas a Maurizio Acerbi… Buona lettura.
La Ferilli, in versione intellettuale, che discettava dei vantaggi per l’Italia, del suo nome ecc. ecc. bla bla bla….uno dei pochi spassi in tv!
Scusi eh, Carverzan, ma lei li ha letti gli articoli del suo “Giornale” alla notizia della candidatura agli oscar o alla vittoria ai golden globe? Una stroncatura totale, per non parlare dei commenti dei lettori che andavano da “un film fatto da komunisti ladri di soldi pubblici” a ” sto film fa cagare, i giurati americani o sono komunisti o sono degli imbecilli”, tanto per citare i più delicati. Poi, come per incanto avete scoperto che lo produce Medusa….et voilà, come per incanto è diventato un film meraviglioso, stupendo, eccezzionale e soprattutto antisinistra! Se li vada a rileggere, a meno che non abbiate bruciato l’archivio per distruggere le prove!!
I Sinistrosi non cambieranno mai! perché pensare che dessero segno di conoscenza del fatto che Medusa-Mediaset ne fossero i produttori?
gli str… restano str… anche davanti all’evidenza, che ci vogliamo fare, nulla si può purtroppo.