L’Ukip di Nigel Farage all’estrema destra nel Regno Unito. Il Front National di Marine Le Pen all’estrema destra in Francia, opposto al Front de gauche di Jean-Luc Mélenchon all’estrema sinistra. Le definizioni e la collocazione sul tradizionale asse politico sembravano semplici e appropriate fino a qualche tempo fa. Il no agli immigrati è di destra, le frontiere chiuse sono di estrema destra. Le tasse sui ricchi e i matrimoni gay sono di sinistra, l’uscita dalla Nato è di estrema sinistra.

Le cose però sembrano essersi parecchio complicate. Marine Le Pen tuona contro la mondializzazione, attacca il liberismo sfrenato, vuole più protezionismo in campo economico (un’imposta sulle importazioni) e l’uscita dal Patto Atlantico per avvicinarsi alla Russia di Putin. Nigel Farage difende la sanità pubblica in campagna elettorale e annuncia al Congresso del suo partito una tassa su beni di lusso come scarpe, borse e auto (salvo poi rimangiarsela). Il rosso Mélenchon, ex strenuo difensore del federalismo europeo e della moneta unica, ora tuona contro l’Unione europea, che “non è più la soluzione ma il problema”.

Non è un caso che sia il Front National che l’Ukip di Farage stiano raccogliendo sempre più consensi fra la classe operaia, tradizionale bacino di voti della sinistra. Farage dice: “Non sono di destra né di sinistra, sono un radicale”. E Le Pen gli fa eco: “Né destra, né sinistra, Front National”. Anche in Italia il Movimento Cinque Stelle rosicchia voti da una parte e dall’altra ma è da sempre difficilmente collocabile.

Marine Le Pen, della questione, ne ha voluto fare una battaglia semantica, minacciando (ma con scarso successo) di ricorrere alle vie legali contro chi definisce il Fn “razzista” o lo inquadra semplicemente come  “estrema destra”. Ma l’ex presidente Sarkozy, per denigrarla, la definisce su Twitter di estrema sinistra, paragonando il suo programma proprio a quello del rivoluzionario rosso Mélenchon. Ora da Londra arriva anche un sondaggio Comres per l’Independent secondo cui gli elettori britannici non collocano l’Ukip alla destra della destra (come sostengono i Laburisti per convincere e i propri elettori a non votare Farage) ma mettono l’Ukip alla sinistra dei Tory.

La confusione è facile e la ricollocazione nell’asse politico ancora più difficile da quando i partiti tradizionali sia del bipolarismo francese che di quello inglese inseguono i terzi incomodi Le Pen e Farage. Il primo ministro socialista Manuel Valls piace in Francia perché è un gauchista di destra, che da ministro degli Interni è stato l’uomo della linea dura contro la criminalità, dell’ordine, che tuonava contro i rom (“Non si vogliono integrare”) e intanto varava gli sgomberi mentre oggi lamenta gli eccessi di spesa pubblica e difende le imprese. Nicolas Sarkozy, appena rieletto presidente dei moderati dell’Ump, si candida alle presidenziali e sposta il suo discorso sempre più a destra: tuona contro l’Europa che “pretende di dettar legge nella vita dei francesi” e chiede la fine delle frontiere aperte nell’Unione europea, minacciando di sospendere la partecipazione della Francia (e sostiene pure di voler cancellare la legge sui matrimoni gay). Avanti tutti, a destra. O verso l’estrema destra, che però parla un po’ come la sinistra. Idem in Gran Bretagna, dove i Tory terrorizzati dall’avanzata di Farage induriscono i toni e minacciano di lasciare l’Unione europea se non limiterà il flusso di immigrati, e dove anche il Labour tenta di sganciarsi dai sindacati e fa mea culpa sull’immigrazione. Tutti estremisti? E da che parte stanno: a destra o a sinistra?

 

 

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