Tornare in Calabria con Papa Francesco
Con lentezza, spero non troppo. Grazie al lavoro di una collega giornalista che vive (anche) in Calabria, Simonetta Caminiti, grazie ai suoi occhi e al suo cuore ho potuto tornare sulle tracce di Papa Francesco nelle bellissime terre piagate dalla ‘ndrangheta. Ecco il video girato da Simonetta.
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Uno stimolo a cercare la radice della potente scomunica ai mafiosi scritta e pronunciata da Papa Bergoglio. Spero vi faccia piacere rileggere a distanza di giorni l’intero ragionamento del Papa, come l’ha fatto a me. Piano. A piccole tappe.
“Prima di tutto noi siamo un popolo che adora Dio” le parole di Francesco. Ma ecco come si insinua il male: “Quando all’adorazione del Signore si sostituisce l’adorazione del denaro, si apre la strada al peccato, all’interesse personale e alla sopraffazione; quando non si adora Dio, il Signore, si diventa adoratori del male, come lo sono coloro i quali vivono di malaffare e di violenza”.
Un atto d’amore alla Calabria, alla quale Papa Francesco ha anche chiesto scusa per la lunga disattenzione: “La vostra terra, tanto bella, conosce i segni e le conseguenze di questo peccato. La ’ndrangheta è questo: adorazione del male e disprezzo del bene comune. Questo male va combattuto, va allontanato! Bisogna dirgli di no!”.
Un no al male, un sì al bene comune, che arriva dal futuro, perché a chiederlo sono prima di tutto i giovani: “La Chiesa che so tanto impegnata nell’educare le coscienze, deve sempre di più spendersi perché il bene possa prevalere. Ce lo chiedono i nostri ragazzi, ce lo domandano i nostri giovani bisognosi di speranza. Per poter rispondere a queste esigenze, la fede ci può aiutare”.
Ed ecco la conclusione: “Coloro che nella loro vita seguono questa strada di male, come sono i mafiosi, non sono in comunione con Dio: sono scomunicati!”. Adoratori del male. Non in comunione con Dio. Scomunicati.
(Chi vuole leggere l’intera omelia del Papa può farlo qui).