La Messa dei segni nel Duomo di Milano

La Messa dei segni nel Duomo di Milano

Schiudere le orecchie dei sordi. E’ un aiuto a chi non ha il dono dell’udito poter partecipare a una celebrazione in Duomo comprendendo ciò che viene proclamato. E’ accaduto ieri mattina in una Messa speciale, tradotta nella lingua dei segni. Giovani interpreti per tradurre ai sordi con la mimica del viso e delle mani ciò che viene proclamato e cantato durante la Messa, celebrata dal cardinale Angelo Scola con monsignor Emilio Puricelli, rettore del Pio istituto dei Sordi di Milano. Forse non tutto è arrivato a tutti e quattrocento i sordi seduti sulle panche della cattedrale, ma il segnale è bello e chiede di essere imitato.
Anche chi non sente fa sentire gli altri. Una persona sorda può leggere le letture, con la voce preziosa e ricca di toni inattesi di chi non ha mai udito e ha imparato a parlare con esercizi pazienti. «Assistere alla Messa per un sordo è un calvario, persino peggiore di quanto accada a un cieco, perché il sordo ha bisogno di essere accompagnato dall’inizio alla fine, con una traduzione continua di tutto quel che accade» dice monsignor Puricelli. E invece solo raramente c’è l’interprete. Accade per le grandi feste nella cappella di via Boscovich 38, sede dell’Ente nazionale sordi, o qualche volta nella chiesa di san Gregorio in via Settala. Ma di solito per chi non ode con le orecchie del corpo è tutto molto più difficile: le chiese ‘normali’ sono off limits. Così questo spalancare il Duomo ai sordi è un piccolo sprazzo di cielo che fa sognare quel famoso miracolo grande: «Effatà, apriti».
Il linguaggio senza voce è così attraente che tutti noi, da bimbi, abbiamo giocato con l’alfabeto farfallino. E se adesso imparassimo a usare la lingua dei segni per divertirci con chiacchierate e nuove amicizia altrimenti impossibili?
Confesso di non averlo mai davvero immaginato prima e questo è per me il primo regalo di questa Messa in Duomo: pensare che forse sarebbe bene che fossimo noi, che sentiamo, a schiudere ai sordi le nostre orecchie. Imparando ad ascoltare la loro voce: quei volti e le dita che si muovono in modo misterioso e sicuro.