Lo specchio stregato del Papa
Se sono davanti a uno specchio, non riesco a non guardarmi riflessa dentro e per questo qualche amico mi ha anche presa in giro. Quando posso, cerco di non sedermi davanti a quell’oggetto irresistibile. Non che mi trovi particolarmente bella, anzi a volte l’immagine che mi torna indietro quasi non sembra la mia, però c’è sempre un’attenzione speciale all’espressione, ai capelli, al sorriso, a quel che vedo e a quel che manca. Ogni tanto mi distraggo dalla conversazione. E allora mi viene da pensare al gatto del paese della Meraviglie: “Se non fai subito il bravo, ti metto nello specchio”.
Così, mi ha colpito leggere su Vatican News che papa Francesco, in video-collegamento con gli studenti dell’Università Sophia di Tokyo, ha parlato di questa piccola manìa di specchiarsi, che credo sarà condivisa da tante donne (e perché no, anche uomini).
“Molte persone hanno una buona immagine di te – ha chiesto uno studente giapponese a papa Francesco- ma qual è l’immagine che hai di te stesso?”.
Ecco la risposta di Bergoglio: “Quando ci pettiniamo, ci laviamo il viso, ci guardiamo allo specchio. Ma quando lo specchio diventa parte della tua vita, inizi a dialogare con lo specchio, in un atteggiamento quasi o totalmente narcisistico, arrivi ad una patologia di auto-referenzialità”. Un primo avvertimento pratico, davanti agli specchi che, più o meno grandi, tutti troviamo per casa o nei locali. Da qui il discorso si è fatto più serio: “Penso che dobbiamo stare molto attenti quando cerchiamo di giudicare noi stessi. Dobbiamo fare attenzione a non cadere nella valutazione dello specchio. Perché ci ingannerà, ci ingannerà sempre. Mi hai chiesto qual è l’immagine che ho di me stesso. Cerco di non guardarmi allo specchio. Perché è una cosa da cui ti devi guardare costantemente, perché la vanità ti può afferrare ovunque”. E ancora: “Cerco, una o due volte al giorno, di guardarmi dentro le cose che ho sentito durante il giorno, nelle cose che sono accadute dentro di me” per “giudicare me stesso per quello che ho fatto, per la decisione che ho preso, per un atteggiamento che ho avuto”. E conclude: “Penso di essere un peccatore che Dio ha amato molto e che lo ama ancora. E questo mi rende molto felice”.
Una lezione sugli specchi, appesi ai muri e ai cuori. Guardarsi e non scivolare senza accorgersene su una strada simile (anche se sembra tanto diversa) a quella di Grimilde, la matrigna cattiva di Biancaneve: “Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più brava del reame?”.