L’ultima messa in diretta di Papa Francesco da Santa Marta fa ricordare i primi momenti della pandemia, quando dentro di noi qualcosa temeva che quei giorni fossero gli ultimi e che avessimo perso tanto, troppo tempo a occuparci di cose inutili e fosse arrivata l’ora di metterci seriamente davanti a Dio, come facevano i cristiani di tempi lontani quando ricevevano il battesimo in punto di morte.
Una grazia, ci rendiamo conto adesso, che vorremmo chiedere ancora, ma liberata dalla paura, solo fatta d’amore. Una grazia illuminata da ciò che ci accadeva intorno a cui forse non avevamo mai badato troppo. Ciascuno ha vissuto il proprio momento di ritorno alla vita, ciascuno ha avuto il proprio messaggero di speranza e sarebbe bello sapere chi è stato a portare l’annuncio di salvezza a ognuno.
Sono successe le cose più inattese, come ci siamo trovate a dire parlando tra amici. Posso così raccontare di una notte difficile, tra timori, fantasmi e preghiere, quando la pace è arrivata con la voce del camion degli operatori ecologici. Il medesimo suono che un tempo sembrava rumore fastidioso, capace solo di disturbare il sonno, è diventato un canto, un’ode alle piccole cose che sono le fondamenta del nostro mondo, talmente fondamentali che spesso nemmeno ci rendiamo conto di camminarci sopra e di calpestarle, senza neanche accorgercene.
Nelle ore più buie toglievano la spazzatura e regalavano acqua alle strade. Un gesto di coraggio eroico nella Milano piagata dal coronavirus, tra le ambulanze che correvano e le sirene che annunciavano la malattia, forse la morte. Mai gli addetti alla pulizia della città hanno ricevuto applausi e saluti dai balconi come allora. Accadrà ancora adesso che tutto pare riprendere il suo antico corso?
E’ successo anche ai portinai di scoprirsi essenziali nel servizio in passato scontato, loro che hanno raccolto la spazzatura nei cortili e davanti alle case, quando tutti erano barricati dentro. Sono usciti all’aperto anche a spazzare e a lavare il marciapiede davanti ai palazzi di cui si prendono cura.
Alla fine, dopo mesi di attesa, sono tornate anche la donne e gli uomini che cambiano la faccia delle stanze, le rendono pulite e ordinate come da soli non si è capaci di fare, nemmeno con i robot di ultima generazione. Utili certo, ma mai capaci come gli esseri umani. Arrivano spesso da Paesi lontani, raccontano storie di miseria e fatica, si costruiscono ogni giorno una casa e un futuro tutti nuovi. Hanno gli occhi sui loro fratelli e le loro sorelle che restano invisibili anche alla legge.
Mi ha colpito molto che il Papa abbia scelto di pregare, per la sua ultima diretta da Santa Marta, per gli addetti alle pulizie. “Oggi la nostra preghiera è per tante persone che puliscono gli ospedali, le strade, che svuotano i bidoni della spazzatura, che vanno per le case a portare vi la spazzatura: un lavoro che nessuno vede ma è un lavoro che è necessario per sopravvivere. Che il Signore li benedica, li aiuti”. C’è molto cielo in questi lavori e c’è tanto da imparare da loro.

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