Da Pontida la Lega avverte: i secessionisti non siamo noi
Dopo il raduno di Pontida si è riaperto il dibattito sulla Lega secessionista. Da tempo, però, Umberto Bossi (nella foto) dice di non essere più secessionista ma federalista: non vuole una Padania indipendente dall’Italia ma federata sul modello della Catalogna e altre regioni europee che negli ultimi anni hanno ottenuto speciali autonomie dal governo centrale.
Politici e commentatori, e – secondo me – anche una fetta consistente del popolo padano, restano convinti che la Lega continui a puntare alla secessione. In realtà, Bossi e i suoi dicono che, se mai si arriverà a una spaccatura come quella che si profila in Belgio, ciò non sarà dovuto all’azione del Carroccio ma dei nemici del federalismo. Con l’acuirsi della crisi e i relativi sacrifici chiesti agli enti locali, al Nord si diffonde il malcontento verso certe cattive amministrazioni del Sud (larga e ineccepibile documentazione si trova nel volume “Il sacco del Nord” di Luca Ricolfi). Non è anti-meridionalismo, anti-solidarismo, razzismo, egoismo: è la reazione di chi è stato governato nel rispetto delle regole, ha chiuso i bilanci in pareggio, non ha chiesto interventi straordinari del bilancio statale (come varie regioni del Sud che devono raddrizzare spaventosi deficit della sanità) e ora si trova penalizzato esattamente come gli amministratori più allegri.
Il federalismo fiscale dovrebbe essere la risposta a questa richiesta di buon governo. Ed è l’ultima spiaggia, dicono i leghisti: se fallirà potrebbe aprirsi uno scenario belga, cioè un segnale di rottura istituzionale dato attraverso libere elezioni. Uno scenario non indotto dall’azione leghista, che invece punta sul federalismo per tenere unita la nazione, ma dall’esasperazione popolare verso un incontenibile malgoverno. Che ne pensate?