Il Colle molla Monti ma non Draghi
Scandalo MontePaschi. Tutti sapevano, si legge sui giornali. Bankitalia, il Tesoro, le società di revisione, il nuovo management, la magistratura, le banche internazionali, il Pd. Tutti hanno taciuto fino a quando il governo non ha garantito il salvagente del superprestito da 4 miliardi di euro, importo pari al supergettito Imu sulla prima casa che Berlusconi vorrebbe togliere se fosse rieletto.
Nel bailamme, l’unico che il Quirinale si sente di difendere è Mario Draghi, ex governatore di Bankitalia e attuale presidente della Bce. “Non sono esperto di banche – ha detto ieri Giorgio Napolitano – ma se la questione è grave bisogna occuparsene. E io ho piena fiducia nella Banca d’Italia“, gestione presente e passata. Scaricato, invece, il premier Mario Monti: le parole del presidente sono felpate, la sostanza no, anche se il contesto è diverso. La stoccata giunge sempre da Torino, nei 10 anni dalla morte di Gianni Agnelli, che era stato nominato senatore a vita da Francesco Cossiga: “Un riconoscimento che (l’Avvocato, ndr) mostrò di intendere pienamente nel suo significato e nel suo valore”. Al contrario, par di capire, di Monti, che ha usato il laticlavio di padre della patria per buttarsi in politica (con Fini e Casini) avendo il posto assicurato.
Dunque, Napolitano sceglie Draghi. Il che, forse, getta luce nuova sulla gestione della crisi economico-finanziario-politica che nell’estate 2011 gettò l’Italia nel “caos spread” (ricordate la letterina da Francoforte firmata Trichet-Draghi e finita sul Corriere della Sera?) e portò al tecnogoverno. E’ stato ancora Draghi – non il tecnoesecutivo – a sgonfiare l’emergenza spread, distribuendo fondi della Bce con cui le banche hanno comprato titoli di stato italiani anziché erogare credito. Chissà se tra qualche mese non troveremo l’ex governatore a vigilare sull’Italia. Dal Quirinale.