Pm-giornali, il Colle arriva tardi
Apprezzo il richiamo del presidente Giorgio Napolitano che ha messo in guardia i giornalisti (i vertici dell’Ordine sono stati ricevuti al Quirinale) sugli intrecci stampa-giustizia. Apprezzo anche il silenzio della procura di Siena nelle delicate indagini sul Montepaschi, terza banca italiana, società quotata in Borsa, custode di denari non suoi (ogni istituto di credito amministra risparmi altrui e dovrebbe portarvi un sacro rispetto).
Eppure sia la loquacità improvvisa del Colle sia il riserbo doveroso dei magistrati toscani sono tardivi. Avrei apprezzato di più Napolitano – e i suoi silenti predecessori, tutti presidenti del Csm e dunque con qualche voce in capitolo – se fosse intervenuto anche in precedenti occasioni, quando il corto circuito tra procure e gazzettieri ha portato a violare gravemente il segreto istruttorio a proposito di altri personaggi pubblici, alti rappresentanti del Paese, società parimenti quotate, che coinvolgevano partiti diversi da quelli del presidente (di Napolitano si può dire che ebbe la tessera di un partito fondato nel 1921 o no? Anche Bersani l’aveva, ma oggi si scandalizza).
A proposito di intrecci tra giudici e media, mi piacerebbe che un magistrato quando scende in politica (ma a pensarci bene si potrebbe fare anche se tenesse la toga) rendesse conto di quanto ha fatto spendere allo stato per inchieste finite male. Secondo il rapporto 2012 della Direzione antimafia, le «complesse e articolate indagini a riscontro» dell’ipotizzata trattativa stato-mafia a rimorchio di Massimo Ciancimino hanno comportato «un enorme e inutile dispendio di risorse umane e materiali». Pare si tratti di milioni di euro. Finiti in nulla, ma usati come strumento di lotta politica mascherata da esigenze giudiziarie, per imbastire processi mediatici e diventare infine trampolino verso la carriera parlamentare. Vogliamo fare una spending review anche per le spese dei magistrati? Dottor Ingroia, vuole cominciare lei con l’operazione trasparenza?
Leggete le dichiarazioni di Ingroia ieri a La7 sull’uso politico delle intercettazioni. Anche qui: grazie per la franchezza. Ma lo sapevamo già.