Riuscite a raccogliere dal cassetto memoria alcuni oggetti che hanno segnato la vostra vita e i vostri ricordi più belli? L’architetto e designer Luciano Galimberti nel suo ultimo libro ne ha raccolti 33 da non dimenticare.

Ci sono oggetti che più o meno casualmente ci accompagnano nel corso della vita diventando ricettacoli di ricordi ed emozioni. Indistintamente fanno parte di noi e noi di loro. Sono cose per cui proviamo una carica di affetto inconsapevole perchè sono diventati contenitori di parte dei nostri ricordi e inevitabilmente risvegliano in noi sensazioni positive e accoglienti. Non sono semplici e nostalgici oggetti di ‘amarcord’, ma tasselli tangibili di un nostro percorso di vita a cui ci lega direttamente o indirettamente un rapporto simbiotico. Sono parte di noi e ci riportano a quello che eravamo. Una sensazione che tutti proviamo e che Pablo Neruda ha tradotto in versi nell’Ode delle Cose:”Non solo m’hanno toccato o le ho toccate con la mia mano, ma hanno accompagnato in modo tale la mia esistenza che con me sono esistite“.

Ognuno di noi possiede una piccola hit degli oggetti del cuore, alcuni ancora li posseggono chiusi in fondo ad un cassetto o in un garage, altri allargano il cuore quando li vedono comparire in una foto o in una vetrina di modernariato. E non parlo di cose particolari, tanto che sulle tante pagine social che ricordano gli oggetti “generazionali” è anche esplosa la gara di riconoscimento del mitico gancio per aprire una nota scatoletta di carne in gelatina. Basta poco per stimolare ricordi, odori, gusti, sensazioni.

Luciano Galimberti, celebre architetto milanese che dal 2014 è alla presidenza dell’ADI (Associazione del Disegno Industriale che ogni anno assegna l’ambito premio del design internazionale Compasso d’Oro), ha voluto riassumere in un piccolo e agile libretto Trentatré piccole storie di design(edizioni Electa) i suoi 33 oggetti della memoria che, per ovvia deviazione professionale, sono anche eccellenze del design.

È un viaggio di 150 pagine che riassume gli oggetti più popolari del Novecento in un arco di produzione che va dalla inossidabile sedia Thonet del 1900 al lampadario Zettel’z (1997) di Ingo Mauer il poeta della luce. Nel disegnare la mappa dei suoi ricordi con leggerezza e colloquialità l’autore incontra oggetti appartenuti a più di una generazione, come il MeccanodiFrank Hornby (per l’Italia Roberto Braglia) che dal 1902 ha accompagnato le domeniche pomeriggio di molti ragazzi molto prima dei mattoncini Lego dividendo le aspirazioni – come dice Galimberti – tra “chi costruisce le cose e chi le usa”. Il Bacio Perugina ideato dalla geniale Luisa Spagnoli nel 1922, “archetipo del food design”.

Ci sono poi le “cose” che hanno accompagnato vere rivoluzioni sociali come la Lavatrice Superautomatica 88 di Candy del 1968 (per anni la lavatrice più venduta in Italia) comprensibilmente rivoluzionaria per chi ha visto con quanta fatica si lavavano le lenzuola nella vasca di casa. Oppure il  Tetra Pak di Ruben Rausing che, confezionando il latte dal 1952, ha accompagnato le colazioni degli italiani sostituendo l’antico bottiglione, i Moon Boot di Giancarlo Zanatta del 1970 a ricordo dell’orma lasciata sulla luna dai cosmonauti o il telefono Grillo di Marco Zanuso e Richard Sapper per Siemens nel 1965 che segna la trasformazione delle conversazioni domestiche via cavo con l’introduzione delle spine nelle camere cambiando definitivamente la prospettiva e la privacy delle telefonate (di cui le generazioni degli adolescenti di un tempo ancora ringraziano).

Ma il vero re dei ricordi per più generazioni del secondo Novecento è solo uno: il mitico motorino CIAO di Bruno Gaddi per Piaggio. Capolavoro di ingegneria progettato da un’intuizione di Corredino d’Ascanio (il papà della Vespa). Con il suo motore monomarcia, la trasmissione a cinghia trapezoidale e il serbatoio integrato nel tubolare era all’avanguardia dal 1967 divenne un’icona dei giovanissimi e conserva ancora il primato di ciclomotore più diffuso in Italia con i suoi 3,5 milioni di esemplari venduti.

Insomma un libro, quello di Galimberti, è un libro che un po’ ci appartiene, piacevole da leggere e da integrare pagina dopo pagina con i propri ricordi. Non poteva mancare il tocco di modernità e ogni sezione del libro è accompagnata da un quarcode che su Spotify offre la possibilità di ascoltare i contenuti. Galimberti ha lanciato la sfida: a tutti i lettori il compito di rispolverare i propri oggetti della memoria e un po’ di sana nostalgia. Se poi venisse la voglia di vedere quegli oggetti e tanti altri a Milano è possibile visitare il nuovissimo ADI Design Museum per fare un tuffo nei capolavori del design e nella nostra storia degli oggetti della quotidianità.