Una selezionatissima scelta di opere di Armando Marrocco (Galatina-Lecce 1939) sostiene in modo colto la mostra che si tiene a Bari alla Galleria FORMAQUATTRO, dal titolo “Nè spazio né tempo”, dell’artista ormai milanesizzato, e che dà modo di conoscere i capitoli più innovativi e vitali della sperimentazione messa in atto fin dagli anni Cinquanta del Novecento. L’artista infatti arrivò ventenne a Milano(1959), non solo carico di mille speranze ma deciso di affrontare rigore e curiosità, e nella Milano di quegli anni tutta in fermento partecipò alle neoavanguardie in corso. Azimuth, il Cenobio-Visualità, la Galleria Apollinaire, luoghi e simposi, aggregazioni e compagnia di Castellani, Bonalumi, Fontana, Manzoni, per citare qualche suo compagno di percorso. In questo caso l’aver selezionato opere di diversi temi affrontati, lascia intendere come le tematiche siano state trasversali nel tempo, e le riflessioni filosofiche abbiano indagato sullo spazio, sulla forma, sui volumi, sui segni, sui colori, sui monocromi, ecc. Rigore e sperimentazione, esperienze in ambito ottico-cinetico, declinazione di segni, ripetuti e modulati in una sorta di scrittura astratta, composta da alfabeti mentali, e si pensi alle “Battaglie”. Armando Marrocco vive oggi alla luce di quelle esperienze, di quei capolavori che hanno anticipato prove coerenti e sperimentazioni infinite, lavori che poi con gli “intrecci” – altro momento fulgido del suo itinerario- le “dimore” e le “andromede” hanno significato l’intellettualità forte, il coraggio di costruire nuove forme, nuovi colori, nuovi spazi, nuove strutture. Tutto ciò gli ha portato negli anni la consapevolezza di aver frequentato e occasionato progettualità che hanno attirato un collezionismo di prim’ordine. Ecco il senso suo di aver indagato e lavorato su uno spazio senza tempo in un tempo senza confini spaziali, tutto mosso sempre l’artista Armando Marrocco lungo un asse di ricerca assoluta, aurea, armonica, architetturale, universale; che ha visto le diverse tappe come sospensione della propria esperienza per determinazioni verticali e orizzontali, espressioni artistiche moltiplicate, campi colorati, universi in piena ed essenzialità minimaliste.

 Carlo Franza

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