È in libreria per Succedeoggi Libri un volume fondamentale per comprendere non solo la grandezza di Piero della Francesca, ma anche l’origine della moderna critica d’arte italiana. Il saggio che Adolfo Venturi dedicò nel 1922 al maestro di Sansepolcro viene oggi riproposto integralmente, a cura di Enrica Fabbri, in un’edizione (Adolfo Venturi, Piero della Francesca, pp. 112, Euro 14) che restituisce tutta la forza interpretativa di uno dei padri fondatori della storiografia artistica contemporanea.

Venturi fu uno dei primi a concepire la storia dell’arte come una disciplina autonoma, fondata su metodo, osservazione diretta, rigore documentario e consapevolezza estetica. La sua definizione della disciplina come “scienza storica dell’arte” introduce una nuova forma di approccio allo studio delle opere: non più riproduzioni e astrazioni, ma contatto visivo con l’originale, da osservare e ri-osservare per coglierne stile, struttura, contesto.

In queste pagine, Piero della Francesca si rivela nella sua essenza più profonda: pittore di forme geometriche e luminose, di ordine e silenzio, capace di dare ai suoi personaggi una quiete sospesa che parla al presente con sorprendente intensità. Venturi ne legge la pittura come una costruzione razionale e visionaria insieme, fatta di luce e spazio, di misura e invenzione. È in questo saggio che si consolida l’immagine moderna di Piero, finalmente riconosciuto come figura centrale del Rinascimento, accanto a Paolo Uccello e agli altri maestri dell’armonia visiva.

Ma il valore di questo volume non si esaurisce nella lettura di un artista: è anche un esempio alto di scrittura critica, capace di trasmettere il senso profondo della visione e il ruolo della conoscenza nella formazione culturale. Non a caso, fu proprio Venturi a battersi per l’introduzione della Storia dell’Arte nei licei, convinto che educare lo sguardo fosse parte essenziale del percorso educativo.

Riscoprire oggi questo testo significa tornare alle radici del pensiero critico italiano, ma anche interrogare – con strumenti ancora validissimi – il nostro modo di vedere le immagini, di interpretare il patrimonio, di ascoltare ciò che l’arte continua a dire sul tempo in cui viviamo.

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Adolfo Venturi (1856–1941) è stato uno dei massimi storici dell’arte italiani e una figura fondativa per la disciplina così come oggi la conosciamo. Dopo essere stato vicedirettore dei Musei del Regno dal 1891 al 1898, assunse la direzione della Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Corsini a Roma. Nel 1901, in un momento cruciale per l’istituzionalizzazione degli studi storico-artistici in Italia, lasciò ogni incarico pubblico per assumere la prima cattedra universitaria di Storia dell’Arte, istituita appositamente per lui presso l’Università La Sapienza di Roma.

Venturi fu maestro di intere generazioni di studiosi e critici, tra cui Cesare Brandi, Giulio Carlo Argan, Carlo Ludovico Ragghianti e il figlio Lionello, contribuendo in modo determinante alla formazione di una scuola italiana di critica d’arte, alla quale io stesso appartengo. Autore della monumentale Storia dell’Arte Italiana, pubblicata tra il 1901 e il 1940, Venturi dedicò importanti saggi a grandi artisti del Rinascimento italiano, contribuendo a rivalutarne la centralità in un’epoca in cui le nuove mode critiche tendevano a marginalizzarli. Tra questi, particolare rilievo assume la figura di Piero della Francesca, cui Venturi dedicò un testo fondamentale, individuandone la grandezza nel rigore prospettico, nella luminosità pittorica e nell’equilibrio formale. Parallelamente alla sua attività accademica e saggistica, si batté con convinzione per la diffusione della cultura visiva, promuovendo l’introduzione della Storia dell’Arte nei programmi scolastici liceali. Per Venturi, infatti, l’educazione al bello era un fattore essenziale di crescita civile, capace di formare cittadini consapevoli attraverso l’esperienza dell’arte.

Carlo Franza

 

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