Marx ed Engels: le idee della classe dominante sono le idee dominanti

Esiste il pensiero unico? L’ideologia dominante, alla quale bisogna conformarsi, pena l’essere emarginati, criminalizzati, derisi?
Se guardiamo al pubblico dibattito oggi in Italia e in buona parte dell’Occidente, là dove vige il politicamente corretto, viene da rispondere di sì. Il pensiero unico è quello che viene divulgato dai principali giornali, dalle reti televisive più seguite, dalle radio più ascoltate, dai siti d’informazione più popolari. E che viene proclamato dagli opinion leaders più accreditati, dagli intellettuali, dalle personalità dello spettacolo, dagli influencer. E dai politici considerati più “rispettabili”, cioè meno divisivi.
Nel loro libro “L’ideologia tedesca” Marx ed Engels scrissero che “le idee della classe dominante sono in ogni epoca le idee dominanti”. Avevano ragione. In ogni nazione chi ha in mano il potere, politico, economico e culturale, detta la linea. In Cina il pensiero unico è quello di Xi Jinping, in Russia quello di Putin, in Bielorussia quello di Lukashenko, in Turchia quello di Erdogan, in Venezuela quello di Maduro, e guai a dissentire. Lì gli oppositori sono eroi, che rischiano la prigione. O la vita.
Per fortuna in Occidente chi diverge dal pensiero unico non rischia né il carcere, né la vita. Ma rischia, comunque, di essere messo in un angolo. Il che è poco democratico. E irrispettoso delle parole attribuite a Voltaire, protagonista di quell’Illuminismo cui il libero pensiero si ispira: “Non sono d’accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu lo possa dire”. Poco importa che la citazione sia, o no, sua: gli somiglia, ed è un cardine dello Stato di diritto.
Lo confesso: mi riconosco, in gran parte, nel pensiero unico oggi dominante nel nostro Paese. I miei lettori non me lo perdoneranno nei loro commenti, ma sono in sintonia con la maggior parte delle opinioni prevalenti. Viva il pensiero unico!, mi viene da esclamare. Però sono opinioni, non verità assolute. E per questo non mi piace l’estromissione, o la ghettizzazione, delle idee contrarie. Anche se non le condivido.

Sono un pro vax e un pro Green pass. Credo che il vaccino sia lo strumento principale per combattere il Covid, e che se non ci fosse il Green pass ben pochi si immunizzerebbero. Però non mi piace che i no vax e i no Pass vengano regolarmente trattati, a seconda dei casi, come sovversivi o come idioti. Come terroristi, o come imbecilli. Anche se sono fior d’intellettuali, come Cacciari, Agamben, Freccero.  Sui principali organi d’informazione, nei talk show, negli editoriali le loro posizioni non hanno spazio. Si intervistano sempre persone favorevoli al Green pass, mai contrarie. E nei rarissimi casi in cui accade vengono dileggiate.

Sono un romantico internazionalista, che sogna non solo gli Stati Uniti d’Europa, ma del mondo. Credo negli organismi sovranazionali – l’Unione Europea, l’Onu – e nella collaborazione tra nazioni come strumento per affrontare i grandi temi di oggi: le pandemie, i cambiamenti climatici, le migrazioni, il terrorismo. Detesto le frontiere: seguissi il mio cuore le abbatterei tutte, lasciando completa libertà di circolazione agli esseri umani. Ma non mi piace che chi vuole limitare l’immigrazione venga etichettato come razzista. Combatto nazionalismi e sovranismi, perché mi sembrano l’antitesi della fratellanza e dell’umanità, e perché la storia ha ampiamente dimostrato che possono condurre all’odio e alla guerra; però accetto che ci siano partiti che li propugnano. E non accetto che siano criminalizzati: non sono né nazisti né fascisti, ma soltanto – secondo me – miopi ed egoisti.

La prossima primavera andremo, probabilmente, a votare per almeno due referendum: per la legalizzazione dell’eutanasia, e per quella della cannabis. Voterò a favore, in entrambi i casi. Ma non mi piace che chi si batte contro venga bollato come retrogrado, oscurantista, reazionario. Considero la legge 194 sull’aborto una conquista di civiltà, ma non sopporto che chi, come Alfonso Signorini, si dichiari contrario venga per questo bacchettato. Sono favorevole al matrimonio tra persone dello stesso sesso, con gli stessi diritti e doveri del matrimonio eterosessuale; ma posso capire che qualcuno arricci il naso. E non per questo lo giudico omofobo.

Ritengo che la tolleranza sia un passo avanti, rispetto al voler azzittire le voci dissonanti. Ma credo che tollerare, cioè accettare obtorto collo, non basti. Ci vuole rispetto. Il rispetto per chi la vede diversamente da noi. Noi siamo convinti di avere ragione, ma lo sono anche loro; e chi ci dice che, almeno in qualcosa, noi non abbiamo torto, e loro ragione?

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