Mosca elimina leader jihadista dei “ribelli moderati” sostenitore della pulizia etnica degli alawiti e degli sciiti
I jet dell’aviazione russa hanno eliminato Zahran Alloush, leader della milizia jihadista siriana di matrice salafita “Jaish al-Islam”, parte del neo-nato Fronte Islamico anti-Assad, appoggiata dall’Arabia Saudita, tanto da essere stata invitata ai colloqui di Riyadh di inizio dicembre.
Il suo successore è Abu Himam al-Buwaydani, 40 anni, di Douma e proveniente da una famiglia con forti legami con i Fratelli Musulmani, secondo quanto riferito dal Telegraph. [1] Quegli stessi Fratelli Musulmani che avevano recentemente invocato la jihad contro Mosca. [2] [3]
Alloush aveva invece invocato la pulizia etnica di sciiti e alawiti dalla zona di Damasco, definendo la loro religione “sbagliata”. [4]
Il padre di Zahran, tale Sheikh Abdullah Alloush, è un noto imam wahhabita originario di Damasco e residente proprio in Arabia Saudita.
A inizio novembre 2015 i suoi jihadisti avevano rinchiuso in delle gabbie alcuni civili alawiti per usarli come scudi umani contro i bombardamenti russi e governativi. Purtroppo per Alloush e per alcuni suoi seguaci la vile tattica non è servita perché poco più di un mese dopo gli stessi aerei di Mosca hanno posto fine alle sue trame.
Nell’aprile del 2015, Alloush era a Istanbul per incontrare altri capi “ribelli”, a un evento appoggiato dal governo AKP legato ai Fratelli Musulmani.
Nel 2013 Zahran Alloush aveva elogiato Usama Bin Laden e chiamato i terroristi della milizia qaedista di Jabhat al-Nusra “fratelli”.
Al-Nusra? Ebbene si. Curioso no? I cosidetti “ribelli moderati” sostenuti da Riyadh e Washington, proprio come la milizia di Alloush. Nulla di nuovo. Siamo abituati a vedere l’amministrazione Obama cambiare terminologia ai gruppi jihadisti a seconda delle necessità strategiche. Certo è che assistere alla redenzione di gruppi legati ad al-Qaeda, fino a poco tempo nemico numero 1 del “mondo libero” fa un po’ sorridere.
In ogni caso l’eliminazione di Alloush e i suoi collaboratori fa emergere dei punti molto importanti e da valutare attentamente:
1- Come giustamente messo in evidenza da Guido Olimpio del Corriere della Sera, è plausibile credere che qualcuno abbia tradito Alloush, fornendo a Mosca le coordinate necessarie per l’operazione.
Il messaggio è chiaro: Mosca arriva ovunque se vuole. Un monito per chi deve intendere, soprattutto ora che Alexander Bortnikov, capo del Servizio di sicurezza federale russo, ha annunciato che Mosca ha individuato i gruppi che hanno organizzato l’attentato contro l’aereo russo in Egitto.
2- Putin, a differenza di Washington, non fa distinzioni tra “jihadisti”, “terroristi” e “ribelli moderati. Il nemico è uno solo per Mosca, l’Islamismo radicale. Del resto la Russia per anni ha subito l’infiltrazione dell’estremismo islamista di matrice wahhabita che aveva infestato il Caucaso, colpendo sistematicamente tutti quei musulmani ritenuti “infedeli”, tra i quali il venerato maestro sufi Shaykh Said Afandi al-Chirkawi, ucciso da una donna kamikaze legata all’Emirato del Caucaso nell’estate del 2013.
3- I cosidetti “ribelli moderati” non sono più al sicuro, non possono più contare sulla protezione totale da parte di Istanbul e alleati.? Apparentemente non sono più in grado di proteggerli? Sono mutati alcuni equilibri interni? Possibile che Washington cerchi un compromesso con Mosca per l’intricata “faccenda” siriana? Può valer la pena riflettere su tutto ciò. Una cosa è certa, l’attacco ad Alloush è un brutto colpo sia per Istanbul che per Riyadh ed è plausibile credere che seguiranno altre azioni contro i jihadisti.
[1] http://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/middleeast/syria/12069257/Top-Syrian-rebel-leader-Zahran-Alloush-killed-in-air-strike-in-Damascus-suburb.html
[2] http://www.theguardian.com/world/2015/oct/05/syrian-insurgent-groups-vow-to-attack-russian-forces