Profughi e terrorismo, il pericolo infiltrazione
Per diverso tempo alcuni giornali, membri delle istituzioni e analisti hanno sistematicamente ribadito che il rischio d’infiltrazione da parte dei terroristi nel flusso di profughi proveniente da Africa e Medio Oriente era praticamente inesistente e che tale ipotesi non era altro che una strumentalizzazione contro l’accoglienza.
Ovviamente chi osava ipotizzare tale eventualità veniva immediatamente bollato come xenofobo, razzista, reazionario e chi più ne ha più ne metta. Del resto si va a toccare un tasto delicato considerato che il traffico di profughi, come affermato dallo stesso Buzzi di Mafia Capitale, rende più della droga.
Un business milionario non soltanto a livello nazionale con le varie cooperative, i privati, i servizi sociali eccetera, ma anche a livello internazionale, come dimostra l’incontro UE-Turchia di due giorni fa, con Ankara che batte nuovamente cassa per controllare il flusso di profughi provenienti dalla Siria. Un gran bel giro d’affari insomma e guai a chi osa toccarlo.
Chi si occupa di sicurezza però non può certo mettere la testa sotto la sabbia ed escludere a priori un potenziale inserimento di jihadisti che tentano di sfruttare il flusso per colpire l’Europa.
Nelle scorse settimane erano già giunte alcune segnalazioni sul rischio infiltrazione in Albania all’interno di un flusso di 500-1000 profughi che dovrebbero essere trasferiti nel Paese delle Aquile dalla Grecia. Alcuni esperti albanesi hanno affermato che difficilmente si riuscirà a verificare e controllare chi entra; un dato di fatto.
La notizia giunta oggi dell’arresto di un imam somalo di 22 anni ospite in un centro di accoglienza a Campobasso, con l’accusa di premeditare un attentato a Roma e incitare gli altri ospiti del centro a compiere azioni violente in nome del jihad, non fa altro che confermare il rischio infiltrazione.
Questa volta è andata bene, gli apparati di sicurezza si sono mossi egregiamente ed hanno neutralizzato la minaccia. E’ chiaro che monitorare tutti non è semplice e più aumenta il numero di profughi e maggiori diventano le difficoltà per quanto riguarda la prevenzione e il controllo.