C’era una volta la provincia americana. In realtà c’era e c’è. Laddove il progresso e il rutilante mondo degli affari che abita nelle metropoli s’infila come una serpe nelle villette con imbocco autorimessa lato strada e aiuola all’inglese davanti casa. Dimore che nascondono psicodrammi quotidiani e tragedie grottesche come quella che capita a Jimmy Arnaud, un poliziotto che perde la madre e si ritrova al memorial, primattore di uno “spettacolo” fatto dell’intima tristezza che esplode e del protagonismo al centro di una scena abortita, in un tutt’uno tipicamente yankee che calpesta il ridicolo e sovrasta il tragico. È l’ultimo colpo di un destino che si accanisce contro un misero al quale ha già portato via una moglie inaffidabile dalla quale si è diviso con la penalizzazione di allevare un figlia che non gli parla. Ben più matura di suoi pochi anni. Ben più arrabbiata di una divisione in cui non ha colpe. Una miccia sul punto di accendersi, che inizia a bruciare davvero quando l’agente perde le staffe e aggredisce un collega, l’unico – ironia della sorte – che gli è amico e vicino. Per Jimmy la vita è una trincea quotidiana contro un nemico invisibile che, oltre al cuore, brucia il cervello. E Jimmy esplode, mantenendo pur sempre un certo controllo di se, confondendo barlumi di follia con sprazzi di lucidità amara. Come quando prende a sberle l’ex moglie morta perché, in fondo, quella fine, non dove andare a cercarsela.

Thunder road di Jim Cummings è il ritratto di quegli Usa in miniatura dai quali nascono drammi all’apparenza insignificanti, che si traducono in tragedie collettive. Dove l’ira si allarga e il tessuto della società cede lentamente. Dove il poliziotto è il simbolo delle tensioni che sfociano nel disastro e il contesto rurale è quello che nell’immaginario collettivo è la culla della serenità felice, ma nella realtà fa crescere l’alienazione e si ritrova alle prese con il mostro. Non a caso questa doppia faccia è rappresentata con l’ironia e la satira che affiorano da situazioni estreme, al limite del paradosso, suscitando al contempo una goffa ilarità e una commiserazione dispettosa. E un padre-bambino sembra più immaturo della figlia piccola. Il ritratto di quest’America in bilico fra dramma e quotidianità sfortunata è uno sberleffo sbagliato. Un riso amaro che potrebbe essere quello di chiunque si trovi in quelle spigolose vite, nelle quali è da temersi un’imboscata dietro ogni angolo. E la gola profonda è quella di una psiche distrutta, tesa come una corda di violino nel dialogo con l’insegnante della figlia come nel confronto al comando di polizia. Nello sfilarsi tessera e distintivo e ritrovarsi con la pazzia di un uomo qualunque tra le mani.

In fin dei conti, quello che resta di Jimmy Arnaud è la tragedia di un americano ridicolo che trova la sua dimensione più appropriata in questa forma di cinema indipendente, approdata a Cannes nell’ultima edizione disponibile del 2019, lontana da passerelle rosse e riflettori che si scagliano sulle gonne lunghe di sofisticate protagoniste. La follia che porta a soffocare spiriti, anime e desideri di qualsiasi colore nasce in quell’anonimato dove la tracotanza è l’effetto dell’alienazione. Il misero è piegato da un altro misero che, oltre ad aver perso tutto, ha lasciato per strada perfino umanità, lucidità e senno. È la Thunder road a suo modo cantata da Bruce Springsteen e “tutta la redenzione che può offrire è sotto questo sporco cappuccio“. Parole di un Boss che in quel lontano 1975 non immaginava un futuro film, seppur senza debiti con la canzone. E questa è la sorte che tocca all’agente Arnaud, schernito e solo. Orfano e vedovo. In lotta contro se stesso e le sue reazioni sproporzionate come schiaffeggiare un cadavere. Una sberla che si ritorce addirittura su di se, in un esame di coscienza subliminale che solletica lo spettatore, al quale un sussulto e un conato di nere risa impongono la duplice riflessione. L’ironia di un dramma talmente sopra le righe come è la vita di Jimmy, poliziotto per sbaglio. Padre per caso. Marito per errore. Figlio senza consolazione.

Disponibile su Wanted cinema e www.cinetecamilano

 

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