Unione sovietica invisibile, nascosta dietro sette note e una chitarra. Il bunker brezneviano che custodiva l’odio ideologico per il nemico americano proibiva l’approdo delle nuove mode e delle tendenze giovanili. Erano gli anni Ottanta e sapevano di sogni e illusioni. La musica placava a malapena la sete di successo di ragazzi che allungavano le mani per rincorrere una libertà in fuga con le zampe della speranza. Testi a brandelli tra frasi inebriate e ambizioni irraggiungibili. Fisionomia di una chimera irreprensibile. Oltre. Oltre il colore che dipinge l’onirico incanto almeno lì, dove nessuno può rubare la gioia di sentirsi vivo in […]