«Non portate la kippah». Meglio non indossarla, o almeno nasconderla sotto un cappello. È la Comunità ebraica, in fondo, che lo consiglia per ragioni di sicurezza e incolumità. Una «regola non scritta», una raccomandazione da far valere praticamente in tutta la città, salvo quel fazzoletto di strade che oggi viene considerato il quartiere ebraico.

Impensabile attraversare certe vie, basti pensare a San Siro o via Padova, ma mostrare il tradizionale copricapo ebraico è sconsigliato in generale. «Per un ebreo è importante avere il capo coperto. Va bene anche un cappello: è un segno di umiltà, è vero però che la mia scelta di indossare la kippah nasce da un impeto interiore ed è, per me, un orgoglio» racconta Davide Yosef C., un giovane professionista che di recente ha denunciato un tentativo di aggressione: è stato preso a sputi e insultato, in pieno giorno, in centro, senza neanche un pretesto.

A Milano, nel 2022, il solo fatto di essere identificato come ebreo può essere rischioso. E per «quieto vivere» molti scendono a patti con questa realtà. «Molti hanno assorbito il pericolo e accettano tutto ciò senza scandalo – riflette un membro della Comunità -. Il problema è che ci stiamo abituando alla nuova normalità, come prima ci siamo abituati ad avere la polizia fuori dalle sinagoghe».