Parlare è facile, vero Bob Dylan??
“E un uomo quante volte può voltarsi e far finta di non avere visto??”. Bob Dylan ha cantato questo verso quasi ogni sera per circa cinquant’anni e quindi si presume che ci creda fino in fondo. E’ un verso centrale di Blowin in the wind del 1962, uno dei suoi pezzi manifesto, uno dei pezzi che hanno trascinato le proteste, le indignazioni, le polemiche e i successi di quanti in questi decenni hanno lottato e manifestato per i motivi più diversi, talvolta utopici, spesso onorevoli. Grazie a brani come questi, Bob Dylan è diventato un’icona, ha guadagnato molto, non solo denaro ma anche credibilità e riconoscenza e persino un premio Pulitzer. Bene. In questi giorni ha cantato per la prima volta in Cina, prima a Pechino e poi a Shangai. Ha cantato, lui che in Billy the Kid del 1973 puntava giustamente il dito contro le “ronde” che avevano inseguito Billy per tutto il New Mexico, lui che si battè per la revisione della condanna del pugile nero Rubin Carter dopo 22 anni di ingiusta detenzione, lui che in Talkin New York invoca la giustizia sociale in ogni metropoli, lui che denuncia la giustizia forte con i deboli e debole con i forti nelle parole di The lonesome death of Hattie Carrol del 1963, bene lui ha fatto i suoi concerti in Cina, uno dei posti dove i diritti umani sono violati con più angosciante e silenziosa insistenza, senza dire una parola. Zero. Neppure mezza. Ha cantato lì come al Forum di Assago o alla O2 Arena o alla Carnegie Hall, stravolgendo gli arrangiamenti e lasciando confusi quei pochi cinesi che lo conoscevano (duemila biglietti su cinquemila sono stati dati dal regime a spettatori “fidati”) ma che non riconoscevano la sua voce così spaventosamente roca. E’ salito sul palco, ha fatto il suo concerto, non ha speso un aggettivo, neanche uno, neanche appena velato o sottinteso, per esprimere solidarietà o quantomeno vicinanza emotiva a chi in Cina viene trattato come uno schiavo o una schiava o peggio, per chi lavora senza lo straccio di un diritto, per chi viene condannato a morte sapendo che poi lo stato venderà i suoi organi incassandone il pagamento come risarcimento delle spese di detenzione. Anzi, evidentemente su richiesta del regime cinese che così gli ha assicurato il pagamento del cachet, non ha neanche eseguito due dei suoi più famosi cavalli di battaglia, quelli sui quali più fortemente si è basato l’applauso di tre generazioni: “The Times They Are A-Changin'” e “Blowin’in the Wind”. Certo, la situazione non era facile e senz’altro il rischio maggiore era quello di creare incidenti. Però insomma. Finché i Rolling Stones o Elton John (per citare le ultime superstar che sono passate di là) vanno in Cina a fare il loro mestiere, tutto va bene. Ma se ci va un simbolo ben più che musicale, un simbolo sociale e politico multigenerazionale, forse il semplice compitino non basta. Insomma, un Bob Dylan diverso da quello che tanti si sarebbero aspettato e sicuramente diverso da quello che tanti hanno venerato. Forse, vien da dire, è facile protestare dove tutto sommato nessuno te lo impedisce davvero. Molto più difficile, invece, indignarsi dove ci sarebbe davvero da farlo. E allora diciamo che stavolta Bob Dylan si è “voltato e ha fatto finta di non aver visto” (e badate bene, la politica non c’entra proprio, è che mi dispiace proprio vederlo fare concerti con lo stesso spirito dei Cugini di Campagna: ho sempre pensato che fosse non meglio o peggio: semplicemente diverso).
http://www.rollingstone.com/music/news/bob-dylan-refutes-china-concert-allegations-in-unprecedented-letter-to-fans-20110513
Ho risposto, Leonardo.
ciao credo che l’ emeil arrivi subito ciao
gio ciordano io credo che la cosa che ai tetto,scritto,commentato su bob dylan sia sbagliato e credo che se la vacessi vedere a lui stesso intendo lui bob non sareppe contento tu scrivi cuello che vuoi solo per soldi ma non è cosi che funziona poi oniuno è libero di scrive quel cavolo che vuole io credo che bob sia il migliore cantautore di tutta la storia americana ma non solo americana anche mondiale.ti dico solo una cosa non è cosi che si fa e credo che anche se lui prende soldi non li interessa lui lo fa solo per i fan bene giordano ti dico un altra cosa fa vedere questo commento anche a bob dylan credo che ne sia indusiasto anche lui ciao bob stammi bene dal tuo leo ciao bob
Grazie Primo, ho letto con attenzione.
Caro Sig. Giordano
leggo solo ora questo suo scritto, in ritardo di un anno e di migliaia di parole a commento. Premetto dunque che non ho letto i tanti commenti e quindi potrei dire cose già dette o al quale Lei ha già risposto. Il punto è’ che Dylan va conosciuto. Non so quanto Lei conosca Dylan, lo dico senza alcuna punta polemica, perchè mi pare di capire che è rimasto ancorato al vecchio standard del Dylan di protesta, del Dylan sociale, del Dylan per la massa. Peccato che lo stesso artista già nel 1965 s’è distaccato con violenza da questa etichetta. Dylan non parla MAI nei concerti, a stento dice un grazie alla fine, Dylan non rilascia interviste, non spiega, non è un ultrapresente del jetset pseudoartistico. LO è sempre stato, a 21 anni come a 71. Lei forse dimentica il vero spirito che da sempre Dylan ha portato con se: lo spirito del folksinger, interessato alla musica e alla storia ma totalmente disinteressato degli effetti che provocano. Il folksinger che cita le vecchie canzoni, i vecchi saggi, perfino la Bibbia e i blues dei campi di cotone. Il folksinger del “tu mi paghi e io canto”, che tu sia un ricco industriale, il Papa o il governo cinese. La sola presenza in Cina, lui che è espressione di libertà (bellissima la frase di Springsteen “Elvis ci liberò il corpo, Dylan la mente”) è già un segnale che non ha bisogna di una ulteriore, quanto futile, ramanzina politica. Dylan è un poeta, un simbolista, non certo un oratore. Non lo è mai stato, non lo sarà certo a 71 anni. Il fatto che non abbia suonato The Times They Are A-Changin’ non vuol dire nulla, dal momento che è una canzone che non suona quasi mai dal vivo. Pi significativo invece il fatto che abbia suonato Hard Rain, vero manifesto dello shock nucleare e delle paure in forma psicopercettiva, una canzone che fece sobbalzare dalla sedia uno come Allen Ginsberg. Di tutto il resto, delle seggiole vip, dei prezzi alti, delle pressioni, a Dylan importa poco, perchè la sua grandezza è proprio questa: trattare la Cina come tratta Milano: lui è Dylan, l’uomo che ha cambiato la musica, l’uomo che ha messo in musica poesia e letteratura. Non va in cerca di voti nè di demagogica unanimità. E’ sempre stato criticato, per un suo verso, per un suo sguardo, per il modo in cui stringeva la sigaretta fra le dita, per il ricciolo ribelle, per aver fatto un incidente in moto, lo sarà sempre e lui lo sa. Come ha detto qualche settimana fa: criticare me è come sparare alle spalle di Billy The Kid, nessun rischio e massimo risultato. Se vogliamo criticare Dylan, facciamolo almeno su basi solide e non sugli arrangiamenti e gli stravolgimenti vocali dei live (cose che fa da sempre e non certo solo in Cina), perchè aspettarsi che Dylan faccia un monologo politico o sociale in Cina è come aspettarsi che Paul McCartney ci venga a dire che Lennon era la vera mente dei Beatles: non solo non è corretto ma è anche impossibile da ascoltare.
Saluti.
Caro Matteo, credo che l’errore più grave di tutti sia quello di ritenersi depositario di una verità. La conseguenza inevitabile di questo atteggiamento è che si pensa che chiunque la pensi diversamente semplicemente “non sappia” oppure “non conosca” come tu mi hai scritto. Tu mostri di avere questo atteggiamento, arrivando addirittura a scrivere che in mezzo secolo si sono sbagliati tutti i giornalisti (e immagino tutte le persone comuni) che non la pensano come te. E credo che il più addolorato di tutti possa essere proprio Bob Dylan: penso che sapere di avere “tifosi” così integralisti sia per lui una grossa delusione, una delusione di cui peraltro è in parte responsabile. In ogni caso, caro Matteo Marini, qui a Soundcheck ci si confronta e ciascuno, come te, porta le proprie idee. Però, per favore, partiamo da un presupposto: qui non c’è nessuno che ne sa più di altri, specialmente quando – nel caso di Bob Dylan – si parla di argomenti o personaggi che qualunque appassionato di musica conosce. Magari ci sono differenze di sensibilità o di altro tipo. Ma lascerei perdere le accuse da curva sud del tipo “tu non sai di che cosa parli”.
La parola “cretino” l’hai scritta tu. Non io. Non c’è nulla di personale nel mio giudizio. Mi sembra solo che nella foga di criticare tu ti sia lasciato indietro dei “pezzi”. Secondo me non conosci Bob Dylan. Tutto qui. In materia non sei ferratissimo. E a Luka vorrei spiegare che il mio non è un giudizio su Paolo, ma una critica alle sue parole. Non ben documentate, secondo me. Paolo ha solamente fatto l’errore che hanno fatto decine di giornalisti in 50 anni. Affibbiare un’etichetta a uno che di etichette non ne ha mai volute e su questo parametro giudicare l’operato di uno che alla musica ha dato almeno quanto Beatles o Peter Gabriel. Non mi trascinerete nella polemica personale e tanto meno politica. Non mi interessa. Voglio solo attenermi ai fatti. Con molta tranquillità, altrimenti avrei scelto come nickname non il mio nome e cognome ma una cosa tipo “ilvendicatorediBOb” o “therevengemessenger”.
matteo
Matteo, come sapresti se fossi passato prima di qui, in Soundcheck ogni critica è ben accetta. Ma quando dalla critica si scivola alle insinuazioni personali, specie se negative come le tue, io mi fermo. Se vuoi parlarmi di musica, io sono qui, per te come per tutti. Se vuoi darmi del cretino o dell’incompetente, anche no. Non lo sono io come non lo sei tu, salvo prova contraria. Tutto qui
Chi è Matteo Marini per parlare di Paolo Giordano senza conoscerlo?
Luca Sguazzardo
Splendida argomentazione Paolo… Dylan un po’ lo conosco. E’ passione. Ma tantissimi altri (studiosi, scrittori, giornalisti, visto che è storia della letteratura contemporanea, almeno negli States) lo conoscono molto meglio di me. Quindi no, non lo conosco solo io. Ma certamente il tuo giudizio non è supportato da grande esperienza in tema, mi sembra evidente. Hai tutto il diritto di esprimere la tua opinione, naturalmente. E noi quella di criticarla.
Matteo
Hai ragione Matteo, solo tu conosci Bob Dylan.
Leggo solo ora l’articolo di Paolo Giordano e faccio poche stringate considerazioni.
Chi scrive di Dylan dovrebbe averlo visto almeno a qualche concerto, magari informarsi e non prendere le informazioni dal New York Times e poi rispiaccicarle pontificando. Perché è questo che Giordano fa: pontifica. Non c’è un interrogativo nel suo pezzo, non una domanda, nemmeno retorica: solamente è una lezione.
Dylan in concerto ha sempre tenuto una scaletta molto varia: io l’ho visto poco meno di 30 volte e anche da un giorno all’altro ho visto e ascoltato concerti diversissimi.
Certo, si potrebbe obiettare che in spregio ai dettami del partito avrebbe potuto suonare quelle canzoni messe all’indice. Ma chi è Giordano (o anche il New York Times, se permettete) per dare lezioni di rivoluzione a uno che la rivoluzione l’ha fatta, sempre, a modo suo tenendosi ogni volta lontani da quelli come Giordano stesso, che valutano da uno spicchio di universo così lontano e da lì, si permettono di giudicare…?
E che rivoluzioni ha fatto Dylan…
Quindi mi viene da dire che Giordano scrive di cose che non sa. E pazienza. Scrive un blog di “musica leggera” (e Dylan non è musica leggera, mi sta venendo l’orticaria…)
E noi commentiamo come fessi.. e pazienza un’altra volta. Siamo centinaia…
Io non ho saputo resistere alla tentazione perché in realtà quello che volevo dire all’autore di questo articolo lo posso esprimere molto meglio con un verso di Bob
“Something is happening here, but you don’t know what it is… do you Mr Jones…?” (a Pechino l’ha suonata, e anche questa canzone è una rivoluzione, ma da come parla Giordano mi sa che mica la conosce…)
Vero Giordano…?
Senza rancore, solo con un po’ di tristezza…
Matteo
PS: io ho lasciato nome e cognome perché ci metto la faccia. Quella sempre
Dai tempi di Blowin in the wind passando attraverso la contestazione contro l’intervento americano in Vietnam finendo a ,di acqua sotto i poThe Times They Are A-Changed di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia.In sintesi Bob Dylan non si è accorto che da appassionato menestrello di impavide battaglie e di diritti universali e’ diventato un uomo di affari ricco,oltre che cosciente di essere stato eletto a furor di popolo come un’icona nel firmamento pop/rock….allo stesso pari di quell’altra tale Joan Baez,compagna di strada del nostro baldo Premio Nobel.Il fatto che non abbia neppure accennato ai diritti umani sistematicamente violati in Cina…la dice lunga.Se si fosse messo a blaterare e fare le sue disquisizioni…addio concerti.E addio soldi.Pare inoltre che….non si sia nemmeno accorto che di tempo ne è passato assai e che la voce assomigli ad un lamento,da quando nel 62 cantava “Master of the war.E’ ora che se ne accorga e che si levi dalle palle pure lui.E sarebbe ora.
Allora, premesso che blowin’ in the wind e The time they are the changed non compaiono in scaletta da diverso tempo non vedo il perchè avesse dovuto farlo in Cina. Ho trovato molto più rivoluzionario il fatto che abbia fatto pezzi come Gonna Change My Way Of Thinking tratta dalla triade del periodo cristiano in un paese in in cui i cristiani sono perseguitati..e se si segue Dylan nei concerti si sa che non spiaccica (giustamente) parola perchè ciò che deve dire e pensa è già nelle canzoni.
Guarda, caro Jokerman, Maggie’s Farm con tutto il rispetto mi sembra un po’ meno autorevole del New York Times o del Financial Times, da cui ho preso le informazioni. Poi sei libero di pensarla diversamente. Una sola cosa ti chiedo: piantala di insultare il giornale che mi ospita. Non c’entra nulla con questo blog e io ho la più totale autonomia. Sei liberissimo di scrivere comunque tutti gli insulti che vuoi, tanto sei pure nascosto dal tuo nick e io, visto che a differenza tua sono rispettoso, non divulgherò il nome che mi compare sulla tua email.
In ogni caso, i tuoi interventi qui sono il più grande spot sull’intolleranza che si possa fare. Continua così.
non è questione di tolleranza o meno..semplicemente non mi va la gente che parla pensando di essere informata e non lo è per niente. Ma Il giornale è famoso anche per questo..se proprio volete informarvi su Dylan andate a farvi un giro sul sito Maggie’s Farm, un sito dove prima di parlare si approfondiscono le cose.
Ah no.. ho sbagliato a intendere il messaggio. Non era riferito ai cessi di casa Zimmerman. Allora sì Paolo.
C’è da dare una bella pulita a casa dell’uomo degli scherzi.. uno bello spazzolone, olio di gomito e vedrete che il suo fiato sarà meno sgradevole!
Non credo Dylan abbia bisogno di Giordano. La servitù di casa Zimmerman credo sia già pagata per questo. Non credi, “uomo degli scherzi”?
Jokerman, spero che tutti possano leggere questo tuo commento. Dà l’esatta misura del tuo equilibrio e della tua tolleranza. Bravo.
un articolo del cazzo su un giornale del cazzo…Giordano va a pulì i cessi va..di Dylan hai capito una mazza!
Con tutto il rispetto per il grande Bob Dylan ritengo che proprio per ripsetto verso se stesso e verso le orecchie ed i cuori di chi lo ascolta dovrebbe smettere di fare concerti in cui è costretto a stravolgere gli arrangiamenti perchè la sua particolarissima voce l’ha abbandonato…insieme al coraggio di “cantarle” a qualcuno, a quanto pare…al contrario penso che Ivano Michetti & co. non gliele avrebbero certo mandate a dire ai cinesi due parole contro il regime comunista:gliele avrebbero cantate direttamente…magari con voce angelica e mielosa,ma gliele avrebbero cantate!!!
Luca (l’altro in ordine di tempo) credo che Bob Dylan paghi molto tanta arroganza dei suoi supporter che negli anni lo hanno reso ancora più antipatico di quello che già. Non parlo di te, sia chiaro!! E’ un discorso generale.
ha proprio ragione. ma il fatto è che devo ancora imparare a scrivere e il tono che volevo dare, rassegnato al fatto che siamo tutti buoni e bravi a sparare giudizi sugli altri (io sto imparando ora a pensarci un pò di più a questo) arrivando a liquidare con un breve commento una persona che io credo integrissima nella propria coerenza,
può essere frainteso e risultare aggressivo.
il fatto che un blog dia spazio alle parole di tutti non può che farmi apprezzare il suo impegno e la disponibilità alla ricerca di un confronto delle opinioni dei suoi lettori, sig. Paolo.
se sono sembrato aggressivo devo chiedere scusa a tutti,
ma se ho scritto è perchè sembra che tutti abbiano questa idea del mito che porta il suo messaggio di pace nel mondo.. (ma che non è mai esistito nella realtà e quindi
dovrebbe essere arrivata l’ora di smantellare del tutto.)
nessuno deve fare le cose al posto nostro,
non dobbiamo delegare qualcuno del peso di puntare il dito quando noi (intendo la maggior parte di noi) conduce comodamente (più o meno) la propria vita, dirigendola secondo le scelte che ognuno ritiene più giuste.
perciò essere delusi da Dylan per non aver fatto quello che riteniamo più giusto facesse, manca di questo concetto.
perchè se non l’ha mai fatto dovrebbe farlo ora?
è stato molto furbo agli inizi, come hai detto tu, e il migliore di tutti per fare un mucchio di soldi e permettersi di donarci la sua arte.
perchè lui è un artista,
non il difensore dei diritti di nessuno.
non più di te e di tutti noi.
la canzone “positively 4th street” era la sua risposta a chi prima dice che è un genio e poi scrive che è un uomo senza più valori.
io credo che il post servisse per alzare un polverone e ci sarà sempre qualcuno che lo difenderà perchè (forse perchè ha ascoltato più delle 20 grandi canzoni che ha fatto secondo qualcuno)
lo ritiene non un uomo giusto o retto o un santo, un mito vivente, ma un uomo che come tale ha il diritto di fare ciò che vuole del proprio lavoro e
della propria vita.
perciò non dovete prendervela con lui, prendiamocela con noi stessi se rispetto a lui abbiamo un “animo nobilissimo” ma siamo delle schiappe a scrivere canzoni immortali.
mi raccomando scusate ancora la “aggressività” e speriamo di risentirci, bel blog e grazie per la considerazione.
Luca, non credi di essere troppo aggressivo??
Hai una bella sfrontatezza
a dire che mi sei amico
Quando stavo per terra
te ne stavi in piedi a sghignazzare
Hai una bella sfrontatezza
a dire che tendi una mano in soccorso
Vuoi solamente stare
dalla parte del vincitore
Dici che ti ho abbandonato
e sai che non è vero
Se stai soffrendo tanto
allora perchè non lo dai a vedere
Dici che hai perduto la tua fede
ma non è vero
Non avevi fede da perdere
e lo sai bene
Io so il motivo
per cui mi sparli alle spalle
Perchè solitamente stavo con la gente
con la quale stai tu
Mi prendi per scemo
se pensi di mettermi in relazione
con chi cerca di nascondere
quello che non sapeva fin da principio
Mi vedi sulla strada
e sembri sempre sorpreso
Dici “Come va?”, “In bocca al lupo!”
ma non intendi davvero quello
Quando sai meglio di me
che piuttosto mi vorresti vedere paralizzato
Perchè dunque non esci
e lo gridi
No, non mi fa piacere
quando vedo i dolori che soffri
Se fossi il principe dei ladri
forse li ruberei
Ed ora so che sei insoddisfatto
dalla tua posizione e dal tuo ruolo
Non capisci
che non sono fatti miei?
Vorrei che anche solo per una volta
potessi metterti nei miei panni
ed anche solo per un minuto
io potessi essere te
Sì, vorrei che anche solo per una volta
tu potessi metterti nei miei panni
Sapresti che tragedia è
guardarti
cosa ha cantato in vietnam?
(le traduzioni sono prese da “Maggie’s Farm.it”)
a chi stava cantando?
è ovvio che sta cantando al pubblico, ma stava dicendo a te, Paolo e a voi lettori me compreso.
la prima canzone è stata:
“Gonna change my way of thinking” – 1979
Cambierò il mio modo di pensare
mi darò un diverso codice di comportamento
Cambierò il mio modo di pensare
mi darò un diverso codice di comportamento
Devo partire col piede giusto
e smetterla di essere influenzato dagli imbecilli
chiaro no? in 6 righe
ma non parla ai poveri abitanti del vietnam.. parla a noi.
e ancora
la seconda è stata “it ain’t me Babe” – 1964
(è vecchiotta come vedete, dall’anno in cui si allontanò dalla scena politica per quella artistica)
Non sono quello che vuoi, baby,
non sono quello di cui hai bisogno.
Dici di cercare qualcuno
Che non sia mai debole ma sempre forte,
per proteggerti e difenderti
quando hai ragione o quando hai torto,
qualcuno che ti apra una a una tutte le porte,
Ma non sono io, bambina,
No, no, no, non sono io
Non sono quello che vuoi, baby,
io ti deluderò soltanto.
Dici di stare cercando qualcuno
Che prometta di non lasciarti mai,
qualcuno che chiuda i suoi occhi per te,
qualcuno che chiuda il suo cuore,
qualcuno che muoia per te ed anche di più,
ma non sono io, bambina,
No, no, no non sono io
ma devo continuare? non è lui che deve sparare sui mali del mondo perchè glielo diciamo noi, mi sembra naturale.
siamo NOI, casomai, che se crediamo giusto qualcuno debba fare qualcosa dovremmo quantomeno interessarci e non sventolare la lingua ai quattro venti.
se poi voi vi sentite impegnati in quel senso, portando pace e amore con la vostra esistenza, questo non vi autorizza comunque a decidere cosa una persona debba fare
della propria solo perchè voi la ritenete “diversa dai cugini di campagna”.
Bob dylan è suo malgrado un simbolo, certo.
e per chi dice che non ha suonato “canzoni di protesta”,
ma conoscete “a hard rain’s a-gonna fall”?
la vogliamo mettere in termini di intensità ed espressività
rispetto a blowin in the wind o a qualsiasi altra cosa cantata a quei tempi da qualsiasi altro artista?
”
Oh, e cosa farai ora, figlio mio diletto ?
Cosa farai ora, ragazzo mio caro ?
Andrò via prima che la pioggia incominci a cadere,
camminerò nel profondo della più profonda e nera foresta,
dove la gente è tanta è le loro mani sono completamente vuote,
dove i proiettili avvelenati contaminano le loro acque,
dove la casa nella valle incontra la umida e sudicia prigione,
dove il volto del boia è sempre ben celato,
dove brutta è la fame e dimenticate son le anime,
dove nero è il colore e zero il numero,
e lo dirò, lo penserò, lo pronuncerò, lo respirerò,
e lo rifletterò su una montagna così che tutte le anime possano vederlo,
poi starò sull’oceano fino a quando incomincerò ad affondare,
ma saprò bene la mia canzone prima di incominciare a cantare,
e una dura, e una dura, e una dura, e una dura
e una dura pioggia cadrà. ”
ballad of a thin man?
“E tu sai che qui sta succedendo qualcosa
ma non sai cos’è
vero, mister Jones? ”
like a rolling stone?
ma non sono i vietnamiti che si sentono soli, senza una casa, perfetti sconosciuti a rotolare come sassi,
ma sono i nostri pregiudizi, le nostra ignoranza e l’ipocrisia, le nostre false certezze che devono abbandonare la comodità del pensare al nostro solo orizzonte, rotolando giù dalla lingua che deve smettere di blaterare a vuoto scemenze: chi è chiamato in causa siamo NOI.
almeno per chi ha le orecchie e non fa finta di voltarsi.
per citare blowin’ the wind
e io Paolo spero di avere una risposta.
p.s.
a un certo punto canta anche
“Honest with me”
Non sono pentito di niente di quello che ho fatto
Sono felice di aver lottato, vorrei solo che avessimo vinto.
non mi è sembrato un concerto vuoto di significati sapete?
e la stessa presenza di Dylan in Cina e in Vietnam
assicurerà che la sua discografia venga conosciuta dai ragazzi grazie a internet che quello davvero non si può fermare proprio come le coscenze dei giovani in un paese che si sta sviluppando grandemente.
vorrei dedicare alla dolcissima Sarah, che è l’unica ad aver difeso Bob fino alla fine!,
una canzone
bob l’ha scritta alla mia età quasi…
ciao sarah!
http://www.tudou.com/programs/view/ZqQr5AMo1e8/
la coerenza di quest’uomo, con tutti i suoi umani difetti, è straordinaria. se ancora lo andate accusando di non essere la voce della sua generazione (figuriamoci di questa)
si vede che non avete capito niente di niente.
lui fa solo musica e scrive canzoni.
tutto lì. al di là del fatto che è il più bravo di tutti e che ci tiene che si intenda.
blowin’in the wind, al di là dell’impatto culturale in occidente, non è granchè ( non è difficile da capire quello che dico, non sforzatevi di fraitendermi ) e a Dylan non è mai piaciuta.
avete visto che razza di scaletta c’è stata in cina o in vietnam? roba da far accapponare la pelle.
ma comincio a chiedermi se volete capire oppure no, ipocriti che non siete altro.
ha preso un sacco di soldi?
e allora?
perchè non vi decidete a cambiare il mondo voi se credete che si faccia con delle canzoni? (con delle canzoni migliori s’intende)
lui non l’ha mai pensato, non gli importa di loro, di me e soprattutto di voi.
che male c’è?
ma avete capito o no? povero blog
Sarah, su questo la vediamo in modo diverso ma non importa. E’ bello potersi confrontare.
Grazie mille per le scuse per quanto riguarda il post sui Pink.
Su Bob Dylan vedo le cose diversamente. Credo si tratti di libertà artistica, io rispetto molto per questa scelta. Non credo abbia senso chiamarlo egoista, posso chiamare egoista uno scrittore perché è criptico e non si fa capire? Uno deve esprimersi come gli altri vogliono? E cosa ne rimane della propria volontà e spontaneità creativa? Cosa vogliamo da un artista? Qual è il rapporto tra artista, arte e pubblico? Ci potremmo scrivere un trattato, d’accordo. Ma non posso che apprezzare un musicista che a 70 anni ancora trova la forza, la voglia e l’ispirazione per riconsiderare il suo repertorio. Non farà mai uno stesso concerto due volte, per me è quella la vera esperienza live, il resto lo ascolto a casa nello stereo.
Quando Dylan connette con il pubblico è fantastico, altre volte è solo noioso. Ma in entrambi i casi, ce ne fossero, “he’s an artist, he don’t look back” 😉
Sarah, il mio sui Pink Floyd non era un refuso. Semplicemente (come si deduce dalla data di pubblicazione), ho scritto l’articolo prima che si riunissero. Sì hai ragione, di solito si segnala quando si corregge un dato sbagliato. Ma il mio non era sbagliato. Semplicemente è stata un’aggiunta. Forse, se non fossi schiantato dalla fretta bestiale, avrei precisato meglio. Mi scuso se non l’ho fatto e mi scuso anche del “sai tutto tu” o del “Nostradamus”. Qui siamo tutti amici, talvolta il clima è così confidenziale che si parla in libertà.
Quanto a Dylan, la questione è ben nota e difficilmente si troverà un punto d’accordo tra noi. Non condivido nulla della scelta di Bob Dylan – legata anche a comprensibili cedimenti della sua voce già precaria – di stravolgere così tanto i suoi brani e le sue scalette. Puoi quindi immaginare quanto poco possa essere d’accordo con la sua scelta di togliere dalla scaletta brani così importanti per lui e per la sua carriera e per il suo pubblico. Se lui ha problemi a convivere con il suo mito, lo posso capire. Ma credo che scaricarli sul proprio pubblico (o anche solo condividerli con lui) sia una feroce ed egoista mancanza di rispetto, specialmente da un uomo di settant’anni che dovrebbe essere fatto e risolto ormai.
“Se tu suonassi davanti a un pubblico che ti aspetta da mezzo secolo non faresti le canzoni che hanno fatto crescere proprio in quel pubblico così tanta attesa e devozione per te??”
Il vero fan di Dylan è devoto ad interi album e non a tre canzoni, in primo luogo. Le tre canzoni le conoscono chi non ascolta davvero Dylan, credo.
Credo inoltre in totale buona fede e senza fanatismo che a questa domanda Dylan risponderebbe “No”. Lo credo perché vedendo altre sue scelte nel corso degli anni mi sembra di capire che non gliene mai importato nulla di quello che gli altri si aspettano. Non credo sia facile rapportarsi con quello che lei chiama “Il mito Dylan”, se sei Dylan. Molti rimangono imprigionati dai personaggi che il mondo crea sopra la propria persona. Dylan mi pare sia sempre sfuggito, persino da se stesso.
Davvero, sono tanti ma tanti anni che gli fischiano ai concerti, dalla svolta elettrica, dagli anni ’70. Sono 30 anni che canta tutto diverso. E’ Bob Dylan, fa quello che gli pare, deve lasciare che gli altri parlino altrimenti impazzirebbe. Se ha voluto dire la sua riguardo la storia in Cina, potrei scommettere ogni centesimo che possiedo che è così. Anche il giornalista (o la giornalista non ricordo) del New York Times aveva scritto un pezzo feroce su questa storia della censura ma era talmente prevenuto quell’articolo che perdeva in partenza, era palese il pregiudizio. Anche qui mi è parso palese, e lo dico senza offendere a chi l’ha scritto.
PS rispondo a questo post perché nell’altro sui Pink Floyd non ho altro da dire, io non volevo mica offendere, solo che avevo notato il refuso anzi, addirittura atteso (però Sig Giordano andrebbe segnalato quando si fa). Non mi è affatto piaciuta la risposta su Nostradamus e “il sai tutto tu” ma pazienza.
roky benvenuto, io credo che Bob Dylan abbia fatto anche in Cina la cosa più sbagliata. Che non è una scelta politica. Che non è una scelta controcorrente. Ma è semplicemente una mancanza di rispetto nei confronti del suo pubblico. Io non so con certezza se ci sia stata censura o se lui abbia scelto liberamente la scaletta. Se posso dare un’opinione, credo di no. Non credo che la Cina o il Vietnam gli abbiamo lasciato carta bianca. Ma se fosse così, a mio parere sarebbe ancora peggio. Ha mancato di rispetto a un pubblico che lo aspettava da quasi mezzo secolo. Quando vengono pubblicate e diventano classici epocali come Times o Blowin’, diventano in qualche modo di proprietà anche del pubblico. Negargliele – ben sapendo che molto difficilmente tornerà a suonare là – è stato secondo me grave.
Povero Dylan da una parte il governo cinese che vuole decidere la sua scaletta, dall’altra i suoi detrattori che vogliono la stessa cosa. Dylan ha fatto la cosa più sbagliata, ha scelto lui e ha cantato pure A HARD RAIN’S GONNA FALL. fa sempre quello che vuole ed è per questo che è un personaggio fastidioso, antipatico e super criticato.
Ancora a Sarah. Ho pensato ancora a una cosa. Secondo te, come si può definire l’atto di un’amministrazione che chiede preventivamente a un’artista quali canzoni canterà?? E quali compromessi accetta un artista che preventivamente invia l’elenco completo delle proprie canzoni?? Secondo te, il governo inglese (esempio) chiede ai Rolling Stones la scaletta dei loro concerti?? E che cosa succederebbe in Italia se il governo Berlusconi chiedesse la scaletta di un concerto di Vasco Rossi (esempio)?? Io credo che moltissimi strillerebbero alla censura. Forse anche Bob Dylan. E sicuramente tutti quelli che dicono che Bob Dylan in Cina non è stato censurato.
“Allow me to clarify a couple of things about this so-called China controversy which has been going on for over a year. First of all, we were never denied permission to play in China. This was all drummed up by a Chinese promoter who was trying to get me to come there after playing Japan and Korea. My guess is that the guy printed up tickets and made promises to certain groups without any agreements being made. We had no intention of playing China at that time, and when it didn’t happen most likely the promoter had to save face by issuing statements that the Chinese Ministry had refused permission for me to play there to get himself off the hook. If anybody had bothered to check with the Chinese authorities, it would have been clear that the Chinese authorities were unaware of the whole thing.
We did go there this year under a different promoter. According to Mojo magazine the concerts were attended mostly by ex-pats and there were a lot of empty seats. Not true. If anybody wants to check with any of the concert-goers they will see that it was mostly Chinese young people that came. Very few ex-pats if any. The ex-pats were mostly in Hong Kong not Beijing. Out of 13,000 seats we sold about 12,000 of them, and the rest of the tickets were given away to orphanages. The Chinese press did tout me as a sixties icon, however, and posted my picture all over the place with Joan Baez, Che Guevara, Jack Kerouac and Allen Ginsberg. The concert attendees probably wouldn’t have known about any of those people. Regardless, they responded enthusiastically to the songs on my last 4 or 5 records. Ask anyone who was there. They were young and my feeling was that they wouldn’t have known my early songs anyway.
As far as censorship goes, the Chinese government had asked for the names of the songs that I would be playing. There’s no logical answer to that, so we sent them the set lists from the previous 3 months. If there were any songs, verses or lines censored, nobody ever told me about it and we played all the songs that we intended to play.
Everybody knows by now that there’s a gazillion books on me either out or coming out in the near future. So I’m encouraging anybody who’s ever met me, heard me or even seen me, to get in on the action and scribble their own book. You never know, somebody might have a great book in them.” Bob Dylan
Come ho precedentemente esposto della questione mi importa davvero poco ma tenevo a dare un contributo alla discussione e a chi della questione importa. Del resto si parla sempre di Dylan.
Sarah, mi piace come scrivi. Ma penso che tu stia facendo un’offesa all’intelligenza di Bob Dylan. Si è esibito per la prima volta in Cina e in Vietnam (dove, detto per inciso, i prezzi dei biglietti erano spaventosi) dopo quasi cinquant’anni di carriera. Non credo che a lui non sia venuto in mente, almeno per un secondo, che magari quel pubblico aveva la legittima aspettativa di ascoltare dal vivo alcune delle canzoni che sono state fondamentali nel costruire il “mito Dylan”. Qui la politica non c’entra, cara Sarah. C’entra il buon senso.
Che poi, un mese dopo, Bob Dylan scriva sul suo blog che non ha subito nessuna censura è del tutto ininfluente. Cosa avrebbe dovuto dire? Sì, sono un inetto e mi sono lasciato censurare?? Sì me ne fotto che in Cina violino ogni diritto civile possibile e immaginabile e non ci ho pensato neanche che soprattutto lì canzoni come Times o Blowin avrebbero avuto un significato ancora maggiore?? Dai, siamo seri. Faccio questo mestiere da abbastanza tempo per essere lucido e valutare certe scelte di comunicazione, specialmente se sono adottate da uno che è apparso in uno spot nientemeno che della lingerie di Victoria’s Secret (girato a Venezia nel 2004 con Adriana Lima, mica Margherita Hack) e che negli anni ha venduto le proprie canzoni agli spot per una banca (Bank of Montreal), per una automobile (la Renault Clio, 1999) e addirittura per la Barilla (Mulino Bianco Grancereale, 2003).
Nessuno tocca il rilievo epocale che ha avuto Bob Dylan E nessuno contesta che lui, come qualsiasi altro artista, possa fare quello che vuole dal vivo. Qui si giudica l’opportunità di certe scelte, se davvero sono state libere (non credo). Se tu suonassi davanti a un pubblico che ti aspetta da mezzo secolo non faresti le canzoni che hanno fatto crescere proprio in quel pubblico così tanta attesa e devozione per te??
Che sia stato censurato oppure che abbia scelto da solo la scaletta, credo che Dylan abbia fatto un torto grosso così al suo pubblico. E lo direi per qualsiasi artista nelle stesse condizioni.
No, non credo affatto sia così. E vorrei precisare che non sono una fanatica di Dylan. Lui dal vivo fa esattamente quel che vuole, che vi piaccia o meno. Troppe castronerie con il dente avvelenato hanno scritto su questa faccenda, addirittura rimarcando non avesse suonato pezzi che non fa più da una vita. Così come lo criticano di suonare in modo storpiato i suoi pezzi da circa 30 anni.
Come diceva Robbie Robertson, contro Dylan hanno mosso talmente tante critiche che avrebbero distrutto qualsiasi altro musicista, ed è così da decenni ormai. Un post del genere lascia davvero il tempo trova. Da decenni.
Roberto, va bene tutto ma stai scrivendo cose che mi sembrano inesatte. Qui nessuno è stato smentito, mi dispiace. Io ho riportato soltanto le notizie di tutte le maggiori agenzie stampa del mondo, mica di qualche quaquaraquà preso per caso. Se tu vuoi sfogare qualche malumore, ben venga il tuo malumore. Ma se leggi quello che ho scritto, e quello che hanno scritto i blogger, capirai che nessuno è andato oltre a ciò che Bob Dylan e il suo ufficio stampa (che è grande e molto ben pagato, ti assicuro) hanno consentito che trapelasse. In ogni caso, confermo. Se io – nel mio piccolo di misero uomo che si arrampica sugli “specchi saponati” che ti fa piacere evocare – avessi fatto tanti soldi, ma tanti sul serio, e avessi conquistato tutto, anche una o più candidature ai Nobel, grazie ad alcune canzoni, bene, per nessun motivo al mondo mi permetterei di non cantarle di fronte al mio pubblico che non aspetta altro. Non foss’altro che per riconoscenza. Tu invece pensi che Bob “non si fa mettere i piedi sopra da nessuno”?? Bene, libero di pensarlo anche alla faccia dell’evidenza. Ma tutto ciò non ti autorizza a sputare sentenze. Nessuno qui ha preso una cantonata, nessuno ha pregiudizi e le notizie che sono state diffuse non sono mai state smentite fino a oggi. Io credo – nel mio piccolo di giornalista che si arrampica sugli specchi – che la smentita di Bob Dylan sia la smentita furba di chi ha compreso di aver fatto qualcosa di molto deludente. Tu la pensi in modo diverso e sono contento per te. Ma come io non mi permetto di giudicarti, ti prego di fare altrettanto. Se non altro perché l’unico a essere davvero tradito sarebbe proprio il tuo idolo intoccabile, Bob Dylan, che a parole ha fatto della libertà di pensiero un sacramento inviolabile dei nostri tempi. Rispetta lui, se non vuoi rispettare me.
sarah perdi solo tempo si sono messi in una direzione che non li sposta più nessuno. prima hanno affermato (su quali basi non si sa ancora, mistero della fede) che il governo cinese ha censurato Bob e lui ha accettato questa censura. ora che i fatti li smentiscono dicono che Bob ha fatto peggio non avendo voluto lui cantare The Times They Are A-Changin, adirittura, quale sacrilegio !!. si stanno arrampicando sugli specchi saponati. è brutto avere pregiudizi, non si sa di che cosa si parla. hanno preso una cantonata e non lo ammetteranno mai. don’t criticize what you can’t understand direbbe un certo Bob. ma questi lo conoscono ?? non credo. Bob non si fa mettere i piedi sopra da nessuno, nemmeno dal governo cinese. se avesse voluto cantare Blowin’in the Wind lo avrebbe fatto. dormite sonni tranquilli. saluti sarah.
Sarah, paradossalmente è ancora peggio. Se, esibendosi in un regime totalitario e sanguinoso, Bob Dylan per sua volontà non ha cantato le canzoni che per intere generazioni sono simbolo dei diritti civili, beh allora credo abbia fatto un torto al significato della propria opera.
Parlare è facile, e criticare ancora di più. Dylan in Cina ha suonato esattamente la scaletta che voleva, zero censura. Credo che fan o non fan, questo fosse chiaro a chiunque conosce davvero il personaggio.
http://www.rollingstone.com/music/news/bob-dylan-refutes-china-concert-allegations-in-unprecedented-letter-to-fans-20110513
AUGURISSIMI A TUTTI! Ho trovato la foto dei Nuovi Angeli autografata e l’ultimo 45 gg di Gianni Nazzaro, stanotte non dormiro’:-)
dopo non dire in giro Paolo che non ti vogliamo bene:-)
300 adesso 😉