Scusate nel 2011 il rock dov’è finito?
D’accordo, forse non sarà morto come sostengono in molti. Ma di certo è vecchio assai. Oggi, a quasi sessant’anni dalla sua nascita, il rock forse è più attento alla riforma delle pensioni che alle nuove idee. E i risultati si vedono. Anzi non si vedono quasi da nessuna parte, neanche nelle rituali classifiche di dicembre. Badate bene: non quelle qualitative. Ma quelle quantitative. Per capirci: le copie vendute. Pochissime. Vince il pop. Meglio se femminile. Oppure black, sia rap o hip hop o vagamente r&b. Dunque, ecco una classifica per tutte: quella di Billboard, il magazine imperdibile per capire come vanno le cose negli States e quindi, a stretto giro, nel resto del mondo musicalizzato. Tra i cento dischi più venduti nel 2011, i primi rockettari sono gli U2. Al ventiduesimo posto, però. Va bene, non avevano album nuovi. Ma anche chi ce l’ha, come i Bon Jovi, non sta meglio: ventiseiesimi. Peggio ancora i Coldplay, dei quali si è parlato ovunque, anche sui bollettini parrocchiali, ma che non sono riusciti a portare il loro Mylo Xyloto (peraltro uscito solo da un mese e mezzo) più in alto del quarantaduesimo piano. Giusto tra Shakira e Jennifer Lopez e solo un po’ peggio di Linkin’ Park, gente che fino a cinque anni fa faceva piazza pulita. Peggio ancora i Red Hot Chili Peppers, anche loro appena tornati sul mercato ma attualmente schiantati al 95esimo posto, due gradini più in basso di Demi Lovato, anni 19, eroina del pop poppante. Insomma, per farla breve, tra i cento artisti preferiti degli americani non c’è un rockettaro di nuova generazione, ossia sbocciato negli ultimi tempi. Da una parte c’è il meraviglioso gerontocrate Roger Waters, che ha le radici addirittura negli anni Sessanta con i suoi Pink Floyd e su di loro campa ancora (egregiamente o no, dipende dai punti di vista). Dall’altra spuntano i Journey, nati scintillanti negli anni Settanta, esplosi con Don’t stop believin’ in tutto il mondo nell’81 e poi arrivati finora a targhe alterne. Insomma, il pubblico preferisce ricomprarsi per l’ennesima volta un disco dei Beatles (86esimo posto) piuttosto che puntare su qualche giovane. Casomai ce ne fosse qualcuno. Invece vince il pop, tendenza danzereccia, peso specifico quasi zero ma godibile come pochi. Ad esempio: Rihanna (appena passata da Torino e Milano), Lady Gaga e Katy Perry, che sono seconda terza e quarta dell’anno. Un autentico trionfo per Katy Perry, data per morta già nel 2008 dopo il primo singolo I kissed a girl ma tuttora fortissima alla faccia dei soliti sapientoni. E un mezzo infortunio per Lady Gaga, che è uscita a maggio con il pompatissimo Born this way ed è stata ovunque per sei mesi, forse la più spaventosa campagna promozionale della storia del pop. In ogni caso, tutti saranno d’accordo sul nome che domina la classifica americana del 2011: Adele. Il suo disco 21 ha piazzato 13 milioni di copie nel mondo, un’enormità ormai, più di chiunque altro in circolazione almeno quest’anno. E quasi nessuno ha osato criticarla, se non altro perché c’è poco da criticare: ha una grande voce, ottimo repertorio e non è neppure una di quelle lolite che calamitano gli occhi più che le orecchie del pubblico. Vince lei, che è il calimero del pop. Il primo uomo nella top ten è il minuscolo Lil’ Wayne, rapper che piazza una parolaccia per rima, quasi un record. E – oltre al volatile Bruno Mars, definito il nuovo Michael Jackson con un criminale eccesso di ottimismo – gli altri due maschi sono Justin Bieber, diciassettenne, e Chris Brown, attore popstar solitamente destinato a evaporare al secondo ascolto, massimo terzo. Un riempipista, per dirla tutta. Perciò come sempre per ogni classifica, c’è chi vince, chi pareggia e uno solo che perde davvero: il rock vecchio stile. E perderà per un bel po’ perché è invecchiato e gli eredi uno stile nuovo non ce l’hanno neppure, pensate. (ho scritto questo articolo per il Giornale ma secondo me se ne può discutere anche qui).
the future is now..e’ il mercato che sta distruggendo il rock e tutte quelle musiche commerciale del piffero le hit dell’estate baggianate se non e’ rock o punk o metal e’ quasi tutta mierda!!!!!!!!!!!!!!!
Sono convinta che il rock non stia nè per morire nè si sia trasformato. Come in tutti gli altri tipi di “mercato” ci sono gli alti e i bassi. Io attendo (e spero di fare in tempo a goderne)i tempi in cui torneremo al classico rock anni ’70! De gustibus ^__-
Le nuove generazioni nascono con un computer in mano e con lo stesso prezzo di una mediocre chitarra possono avere un’intera orchestra…ai posteri l’ardua sentenza
Ciao Lui Hard Rocker, una delle cose più divertenti è quella di leggere i vecchi articoli dei critici musicali e confrontarli su quelli recenti. Io mi diverto a farlo spesso. C’è da ridere di brutto. Ad esempio, i Metallica per quasi dieci anni sono stati definiti poco più che spazzatura. Adesso il contrario (anche se il nuovo ep è orribile). Perciò penso che bisognerebbe sempre prendersi meno sul serio, specialmente se si fa un mestiere come il mio che non è – diciamola tutta – come fare il cardiochirurgo o i volontario di Emergency nella Valle del Panshir.
Ciao Francesco, figurati nessun problema davvero. Senz’altro siamo d’accordo su di un punto: il problema del rock, più che qualitativo è di mercato. In questo momento. Quanto al pezzo di Castaldo, non può che essere un onore per me.
Paolo,
domando perdono. nel senso, non mi sono spiegato. non volevo accusarti di avere dichiarato il decesso del rock, scrivo solo del fatto che il tuo articolo è simile a quello di castaldo (su repubblica si parla di “fine del rock”, è proprio il titolo del sondaggio). quindi sì, diciamo che così come è scritto può confondere. vedo di editare.
detto questo, il punto in cui sono critico vuole essere quello secondo cui si parla di “crisi del rock” partendo da dei dati di vendita. parlando per sommi capi, il “rock” si è sempre diviso tra due maxi-tronconi (major e indipendente), e in questo momento è in una fase di transizione nel quale l’uno guarda all’altro e i fan hanno enormemente aperto il paniere dei loro ascolti. La cosa si ripercuote sul mercato ma il rock è tutt’altro che in crisi, insomma. l’assenza di un grandissimo nome (vecchio o nuovo) a svettare in classifica è il risultato di un’esplosione orizzontale che è sotto gli occhi di tutti e, uhm, credo faccia piuttosto bene alla musica. l’ultimo anno con dei blockbuster in classifica è stato quello con coldplay metallica e AC/DC, ma non credo possa essere definito un anno di rinascita del rock.
non voleva esserci nessun paragone qualitativo tra te e l’altro paolo giordano.
(mi chiamo Francesco, true believers è il titolo del pezzo e una specie di rubrica interna al blog)
(grazie per il tu)
..niente di personale e si sa che “de gustibus e via dicendo”… ma Castaldo, anni fa, definì i Queen spazzatura…
True believers o come ti chiami, ho letto il tuo articolo. Non sto a commentare quanto riservi a Gino Castaldo, che è un ottimo critico musicale, secondo me uno dei più attenti e lucidi in circolazione. Commento invece quanto scrivi su di me e mi permetto di darti un piccolissimo consiglio: leggi meglio. Per esperienza, dopo tanti errori, ho imparato che prima di esprimere giudizi bisogna quantomeno mettersi in condizioni di non dire fesserie. In nessuna parte del mio articolo c’è scritto che il rock sia morto. In fondo non è difficile capirlo. L’attacco del pezzo è (testuale): “D’accordo, forse non sarà morto come sostengono in molti”….. Di solito la prima cosa che penso quando qualcuno critica i miei articoli è che la colpa sia mia e del fatto che mi sono spiegato male. Ma in questo caso non riesco proprio a pensare di essere stato poco chiaro. Comunque. Ho semplicemente preso la più autorevole classifica del mondo, quella di Billboard, e ho notato che lì il rock è pressoché assente. Che sia morto lo hai dedotto tu e sono fatti tuoi. Come si intuisce da tantissime cose – e anche da questo blog, se vuoi – il rock è ancora acceso nella passione di tanta gente. Però attraversa una fase particolare che per molti è difficile valutare. Quanto al paragone con il mio omonimo, beh, lo trovo di pessimo gusto e non solo per me.
Infine il “calimero” affibbiato ad Adele è da contestualizzare, visto che è inserito in un articolo che fa riferimento ad altre ragazze della musica che, a differenza di Adele, sono ultrasexy e ultraglamorous. Tutto qui.
Non ne sono così sicuro, caro Nasty.