Springsteen rivoluzionario conservatore
Figurarsi, prima tutti belli calmi sotto il palco. Altro che concerto, a San Siro sembra un pic nic (molto) allargato. Ma alla prima nota di We take care of our own – batteria basso, chitarra – chi non salta poppettaro è. Un putiferio. “Ciao Milano, siete pronti?”. Il senso del rock, quello vero, quasi primitivo, è in questo Bruce Springsteen vestito identico a trent’anni fa che suona con l’energia di trent’anni fa davanti a un pubblico sempre lo stesso, giusto appena un po’ disilluso. Capirai, all’inizio si sperava nella ‘Promise land’, nella terra promessa. Adesso è un pelo più difficile. Ci pensa lui a siringare un po’ di fiducia con i brani dell’album più sfiduciato che abbia mai inciso, quel Wrecking ball che ha preso il massimo dei voti da Rolling Stone e l’applauso del pubblico che non aspettava altro: una scarica di energia. Sarà per questo che Springsteen (63 anni a settembre) aspetta più del solito a iniziare il concerto: tanto per caricare il detonatore della platea. Missione compiuta. Venti minuti prima delle 21, quando le note di ‘C’era una volta in America’ scendono malinconiche dall’alto, ecco che parte il concerto dell’anno (insieme con quelli del 10 a Firenze e dell’11 a Trieste) per chi ha bisogno di quella salvifica botta di energia old style regalata da una band con il volume al massimo. E’ tempo di ‘Wrecking ball’, di palla demolitrice come dal titolo del suo album (e della seconda canzone dello show) per riportare tutto dov’era e far finta di ricominciare daccapo. In fondo lui ci sta provando, con una E Street Band rinnovata causa lutto visto che Danny Federici se ne è andato da un po’ e Clarence Clemons ha detto ciao l’anno scorso. Sul palco, così per dare un significato simbolico, c’è suo nipote Jake Clemons, anche lui al sax, anche lui finestra di luce soul e blues. Qui c’è l’àncora di salvezza di chi assiste al ricambio di priorità esistenziali che questi tempi impongono a tutti. Insomma, siamo nelle ‘Badlands’, nelle terre cattive, e si bonificano con l’euforia che, proprio in Badlands, accoglie l’assolo di Jake fatto apposta per diventare il trampolino dei cori dei sessantamila quasi fossero una persona sola (ci sono anche Maroni e Pisapia). Forse c’è proprio bisogno di vedere Springsteen suonare spalla a spalla con Little Steven sempre con la bandana. O di lasciarsi coccolare dalla voce dell’icona più conservatrice del rock, così conservatrice da esser rivoluzionaria: canta come una volta, evviva. In un periodo in cui tutto cambia in tre mesi, una rockstar che non cambia mai è rassicurante. Ed è in forma, Springsteen, anche se qualcuno lo vede invecchiato, specialmente quando accoglie sul palco una bimba vestita di bianco per farle cantare il ritornello di Waiting on a sunny day: “Sei molto brava”, le dice ma solo per consolarla perché insomma il canto non sarà il suo futuro. Ci dà dentro, Springsteen, e pazienza se la voce è incurvata, forse appena arrochita, ma sempre quella che un quinto degli americani vorrebbe sentir cantare il nuovo inno: bilanciata tra bassi e acuti, quasi da capopopolo ma mai da capopartito. Già, questa è la differenza. E il motivo per cui a San Siro, quando il soul elettrico di My city of ruins (mescolato a People get ready di Curtis Mayfield), ha iniziato ad abbracciare lo stadio, Springsteen ha detto in italiano le parole che riassumono quest’epoca: “E’ un brano di saluti e arrivederci: cose che ci lasciano e cose che rimarranno per sempre”. Un cronista della nostra storia, questo è. Era in mezzo alla folla, giusto sotto il palco, un puntino nero in mezzo a migliaia di puntini neri. Poi Jack of all trades, spiegata in italiano: “In America i tempi sono stati molto duri, la gente ha perso lavoro e case. So che anche qui è stato durissimo e i recenti terremoti hanno contribuito alla tragedia”. Applausone. Una rockstar della porta accanto che poi ha portato a casa tre ore a perdifiato, aprendo una parentesi di gioiosa malinconia che solo questo conservatore rock, il divo che ha attraversato quarant’anni con il gomito fuori dal finestrino e la musica a palla, adesso può concedersi di fare. E così bene, per di più.
Ciao Antonella benvenuta!!
Springsteen è uno dei migliori frontman di tutti i tempi non c’è che dire. Il mio parere sull’ultimo album? Mi ha stupito. “The Promise” mi aveva deluso, con l’ultimo lavoro mi ha spiazzata positivamente. Forse meno “rock” del solito, ma ogni tanto dei punti di rottura servono.
…oggi ho ascoltato ‘Live 1975-1985′. Non male.. anche se forse la voce m’è sembrata un po’ troppo uguale. E, va anche detto, che ascoltato tutto insieme alla fine potrebbe stancare (a occhio e croce son na 40na di canzoni).
E ora ho anche la certezza del perché i Dire Straits in “Making Movies” (forse anche in “Communiqué”???) fecero suonare le tastiere a Roy Bittan..
@Lucia: sinceramente non so cosa dirti, un giorno sembra che va meglio il giorno dopo peggiora. La situzione è più complessa di quanto potessimo immaginare, il sistema arterioso del piede dx è parzialmente compromesso (con tutte le sue conseguenze) ed i tempi di recupero si continuano a dilatare… grazie.
Ok, mi aspettavo questa replica. Ma il termine “conservatore” con Springsteen viene usato sempre in modo furbetto e molti fan GOP-oriented spesso lo rivendicano come uno dei loro… comunque se il “conservatore” aveva un’accezione unicamente musicale allora stona l’aggettivo rivoluzionario 🙂
In qualunque caso è uno dei pochissimi che sia rimasto sempre uguale a sè stesso per 40 anni senza rendersi ridicolo…
grazie Alex…silvo se sei stufo di rock passa a cio’ che vuoi! Ma se ci innamoriamo di libri o quadri o film fatti un secolo fa perche’ non dovremmo ascoltare la storia? Non so se tra 50 anni si ricorderanno ancora di Mika o di David Guetta . Degustibus. ps anche io credo di avere un bel po’ ddi materiale ih ih ih ma io sono vecchio,ma mi piace il rock e ieri ho preso biglietti per i live di Black Keys, Muse, Kasabian e anche Nutini che mi piace tanto.I primi tre non fanno rock? Non sono band conosciute e seguite?Bah mi pare tu sia un po’ fuori strada.Redimiti.
Silvio, pensa se non ci fossero i libri di storia… cosa avremmo saputo del passato?
Luka
Rock dovrebbe scomparire, ha assolto la sua funzione
era una rottura politica ma sopratutto generazionale, ora che senso ha ?
Nonni genitori nipoti tutti fan dei pink floyd
di Lou Reed e naturalmente Bruce.
a parte che ci sono gruppi nuovi niente male
ma non li caga nessuno (e poi parlano di gerontocrazia della politica).
Ascolto Rock da 30 anni ho tra vinili e cd un numero incalcolabile di materiale,
Quindi nonostane ne sia un apposianato sono anche un po stufo.
Novita vo cercando e di concerti ne ho visti
Syd63: news come va?
Madonna è solo un’altra cosa. Dio, come sai, è unico.
Caro Paolo, dopo aver visto “GOD” (the boss) chi è Madonna? 😉
Gianni Drudi è un monumento della musica trash Italiana! Inarrivabile 🙂 Sei un mito Buzz!!!
Niente Madonna stasera, caro Luka. Ho già dato!!
Paolo, questa sera Madonna in playback? 😉
Sperando che non ritardi come a Roma 😉
Luka
ANNUNCIO IMPORTANTE BY INDIPENDENTE CONCERTI:
In seguito agli eventi sismici che hanno colpito l’Emilia Romagna nei giorni scorsi, Il Comune di Bologna, gli Organizzatori e il Management del gruppo hanno ritenuto opportuno spostare il concerto previsto il 3 luglio da Piazza Maggiore all’Arena Parco Nord, gia’ teatro dei piu’ grandi eventi musicali estivi internazionali.
Grazie a questo spostamento saranno disponibili ulteriori biglietti che saranno messi in vendita in tutte le prevendite autorizzate a partire dalle ore 15 di martedi’ 12 giugno . I biglietti precedentemente acquistati rimangono validi.
Buzz presente!!!!!!!!!!
Io allora cosa dovrei dire che sono stato nel backstage di Gianni Drudi quello che canta “ciapa la galeina” e “fiky fiky”? C’erano delle groupies da paura ah ah ah ah poi e’ arrivato anche Genio coi suoi Pierrots e hanno fatto un medley liscio/salsa /merengue (mancavano solo ketchup e maionese), che festa per la miseria.
No. scherzi a parte, io non sono un VIPS (abbreviativo di vipera) come Luka che si infila dappertutto (eh eh eh eh eh lasciamo perdere altri commenti)pero’ due volte mi sono goduto i camerini di Brian May a Milano su invito suo e di Barley Arts, credo tre anni fa ,grazie ad un articolo che feci su un blog e gli fu segnalato dal fan club italiano. E poi da ragazzino nel lontano 76 o77 non ricordo ero dietro l’Odeon di Hammersmith a Londra (ora Apollo) con , udite udite……Banks,Rutherford,Collins,Hackett e il drummer fantastico che porta il nome di Bill Bruford. Non capivo un ca……ma era la prima mondiale del tour ” trick of the tail”. Tutto merito della mamma di Tony che lavorava alla British Telecom con la mia padrona di casa a Guildford (studiavo inglese all’universita’ locale). Poi cosa successe: tutti i memorabilia che portai a casa (poster autografati, foto e di tutto di piu’) li incollai alle pareti della mia camera e ne andai per anni fierissimo. Un giorno, veramente funesto per me, mia madre decide di “sbaraccare ” la stanza , farla verniciare e gettare tutti i magnifici manifesti e gadget appesi nel cassonetto. Non le ho parlato per un mese e ho sfondato a cazzotti due ante del mio armadio dal nervoso. Ricordi belli e brutti, vabbe’,spero di non avervi annoiato.Il concerto comunque fu a livello del Boss a San Siro, fantastici, bello il disco e i duetti alla batteria Collins e Bruford, gli assoli di Banks sui classi e quello di Hackett su “firth of fifth” li ho ancora dentro il mio cuore. Serata indimenticabile conclusasi con quintali di fish and chips e guinness.Ciao a tutti
* comunque era “accezione” non “accesione” 🙂
@Paolo Giordano.
Condivido la tua risposta a Lorenzo.
Sì Giuseppe, anche io ho letto con interesse quello che ha scritto Lorenzo. Pur non essendo in parte d’accordo.
@Lorenzo
tutto sommato ci sta anche il tuo discorso.
Diciamo allora che dobbiamo intenderci sulla parola “conservatore”.
Credo che nè io, nè Paolo Giordano, abbiamo voluto dare una accesione politica, o politologica a quel termine.
Si parla di linguaggio, di temi, e di approcci a certi scenari.
E’ vero che Springsteen sta con Obama, e prima stava con Clinton. E nessuno di noi vuole utilizzare la sua musica in maniera goffa come tentò di farlo Reagan (che, tra parentesi, è ancora oggi uno dei presidente degli USA più amati (perchè gli states non sono l’Italia..), e forse l’ultimo vero grande statista americano da almeno trent’anni a questa parte).
Abbiamo (ho) usato il concetto di conservatore-rivoluzionario nel senso che si può cantare una rivoluzione anche parlando, autenticamente e con furore di amore, comunità, patria, braccia tese, mani nelle mani, congregazioni, rinascita uniti, famiglia, fiducia in sè stessi (tanto “la cavalleria è rimasta a casa, e la strada delle buone intenzioni è lastricata di ossa”: e, quindi, beccati questa Obama….) padri e figli, lavoro, cittadini e nazione. Cose che dalle nostre parti suonerebbero melense e, appunto, conservatrici. Ma, ripeto, ho letto con interesse (apprezzandolo) il tuo contributo.
UB non ho offeso qualcuno, e forse dovresti farti aiutare tu quando leggi. Di backstage ne ho frequentati tantissimi, e non vado in giro a sbandierarlo come fai tu. La mia era solo una precisazione sarcastica, c’è anche il sorriso se guardi bene… Perché, ricordati, c’è sempre qualcuno pronto a farti notare uno sbaglio o una inesattezza: se eri là, come dici, perché non hai scritto semplicemente che la Scialfa sarebbe diventata sua moglie in seguito?. Quel giorno ero in tribuna stampa e sono stato ospite del backstage. Poi se vogliamo fare una lista, prego accomodati. Non è nel mio stile. Qui ho scritto tantissime cose sbagliate e a chi me lo ha fatto notare è andato il mio ringraziamento, la mia approvazione e la mia stima.
Per il resto è solo un problema tuo.
Luka
p.s. se vuoi la prima volta che passi da Verona…
Luka,
non so chi tu sia, nè se sia abituale offendere via questo mezzo. Io non lo sono. Solo per scelta di buttare un pò di tempo, replico:
1) suggerisco di rileggere il mio contributo di ieri. Però fatti aiutare, perchè – evidentemente – ti è risultato troppo difficile da comprendere.
2) tocca ribadire: “io c’ero”. Può darsi anche tu, nei back-stages di quel genere c’è sempre un bel pò di traffico. Ma dal tuo scritto, credo proprio di no.
3) solo per il sospetto che nascondersi dietro dei nicknames dia ad alcuni gratuita sensazione di impunità, ti propongo di farti trovare nel back-stage del prossimo concerto di Tolo, questo sabato, a Riese Pio XII. Uno sconosciuto sarà identificabile facilmente. Poi tornerai su questo blog a scusarti con me e con i tuoi pari, qui lettori.
UB
Un commento alla classe del Sig. Rossi che tramite facebook ha scaricato Solieri…e dopo 35 anni ha detto che lo chiamava in tour solo per pietà e i fans, assieme a tante altre amenità ed insulti. Che stile vero? Probabilmente il Sig. Rossi ha dimenticato la fase calante tra fronte del palco e il 2003..probabilmente ha deliri di onnipotenza legati a manie paranoiche…fatto stà che è davvero una tristezza infinita…forse avrebbe fatto meglio a ritirarsi…ora a parte “isoliti” lecchini che gravitano costantemente sul suo sito, di consensi e di fan ne ha persi davvero tanti…
Lorenzo, a me Ted Nugent sembra più che altro un reazionario. Ti ringrazio del paragone con Ronald Reagan, che comunque è stato un presidente degli Stati Uniti. Io non punto a tanto. Però mi chiedo per quale motivo si debba usare, come stai usando tu, solo un metro politico per valutare un concetto decisivo come quello di conservatore. Non mi riferivo alla politica. Conosco bene, forse non bene come te ma nel mio piccolo mi sto applicando, le idee di Springsteen, se non altro perché qualche volta me le ha anche spiegate di persona. Ma il mio era un ragionamento musicale, o quantomeno sociale. Non certo politico. Anzi, se proprio vuoi che te la dica tutta, penso che lo stesso Springsteen sia orgoglioso di essere chiamato conservatore, quando è il caso. Solo chi non combina mai niente vuole sempre cambiare tutto.
Springsteen conservatore come un qualunque Ted Nugent o Gene Simmons? Non sarà radicale come un Ian McKaye ma conservatore proprio no eh… Conservatrice è forse una parte del suo pubblico, forse anche buona parte, ma bollarlo come tale solo perchè maneggia linguaggi musicali e poetici tradizionali mi pare proprio guardare il dito anzichè la luna… allora conservatori sono anche John Fogerty o Neil Young… e se andiamo avanti di sto passo pure Country Joe e Joan Baez… cerchiamo di essere un po’ meno ridicoli di quanto lo fu Ronald Reagan nell’84, please
UB un consiglio: se proprio vuoi fare il “mona” come diciamo in Veneto (e tu lo sai bene cosa significa “mona” dalle nostre parti…) ecco, plis cerca di attenerti ai fatti. Non a inventarteli. La Scialfa sul palco nel 1985 era solo la corista. Al tempo Bruce era sposato con Julianne Phillips… 😉
Paolo Human Touch e Lucky Town hanno un problema: non c’è la E Street Band…
Luka
suona alla grande riferito a Tolo, sto invecchiando non fateci caso
grazie Ugo commovente e saluta Tolo uno che suo alla grande e coi grandi, scusate per le date ma oramai ne ho viste da 35 anni di tutti i colori……chiedo venia a Giove Pluvio. Ma il rock sano, quello vero resta , alla grande.
Sì Giuseppe, hai ragione la lunghezza e, soprattutto, gli arrangiamenti e la produzione sono il vero limite di quel disco.
Buzz,
erdonami, ti correggo. Il 21 giugno 1985 a Milano piovve sì, ma lacrime e sudore.
Ricordo molto bene quel giorno.
Partimmo dalla stazione di Mestre Tolo (Marton n.d.a.) e io. Egli insistette per utilizzare la sua automobile, non si fidava di me e della mia sportiva cavalcatura. Affermava di aver appena fatto sistemare la sua Peugeot 505 famigliare, color Afrika Korps. Tolo è trevigiano, sicché il viaggio di andata durò circa 5 ore. Lungo la via, egli era contentone, perché molti ci sorpassavano agitando mani a mo di saluto, evidentemente lo stavano riconoscendo. In effetti, era periodo nel quale suonava spesso ad Austin (TX). Ad un certo momento, aprendo il finestrino, ecco un’invasione di polveri nere: non eran saluti, ma segnalazioni automobilistiche, credevan stessimo andando a fuoco. Venezianamente, ho chiesto a Tolo se avesse fatto carburante con calamari e seppie.
A San Siro incontriamo Fantinelli, all’epoca suo bassista, entriamo, passiamo al back stage. Sotto il palco, la sicurezza bagnava la folla con idranti, sfilava svenuti dalle prime file. La E-Street Band stava in una saletta e qualcuno giocava a Ping Pong.
Un istante, e corrono (letteralmente) verso e sul palco. Springsteen portava-shirt bianca e gìns, Little Stevie non c’era: al suo posto Lofgren, Big Man in tuta bianca con paillettes. Gli altri avrebbero potuto essere i Good ‘Ol Boys.
Concerti: ne ho visti tanti, ma il carisma, quella quantità-densità di carisma, solo una volta – anni dopo – da Miles Davis.
La band sale, si posiziona, Springsteen non guarda la platea ma il palco della batteria, indossa una Telecaster, sceglie un plettro (tutti bianchi), una battuta verso i suoi, si volta e…
Eh? Un solo, un cazzo di uno unico sguardo, ed ecco 60.000 anime incatenate, intrappolate, fuse, tachicardiche, facce sgargianti individualmente fissate da due occhi pervasivi. Ma non spiritati: più da osteria, o barbecue, ecco.
Dei brani prodotti, ricordo poco, quasi niente: non aveva senso separarli tra loro, essendo (essi) un’unica lunga barra di acciaio fuso, una galoppata di bisonti, una gaudiosa pioggia ardente.
Straordinario.
Significare con “energia” è assolutamente sfiduciare il tizio, la sua musica e soprattutto la sua banda. Un monolite: questo era. E noi ne facemmo parte.
Frequentemente nei back-stages si trovano persone dall’atteggiamento indifferente (ah, sì, qui mi sembra così, ma lo vedo teso, e secondo me…). Lì, allora, no, mai. Era… sexy, era erotico. Dicevo a Tolo che se avessi avuto a tiro Naomi Campbell l’avrei posseduta senza reverenza.
Cosa mi si stacca dal globo del ricordo? Lofgren che faceva le capriole senza mani, in quanto continuando a suonare un Gibson Jumbo acustica. Il batterista che aveva lo sguardo ipnotizzato, fissava il culo di Springsteen e solo quello: immagino ne fosse costretto, perché seguire le pause, i cambi di strategia e di ritmo del tizio dev’essere faccenda brutta brutta. Clemmons: che dentatura, che vocione, un sorriso da paresi, movenze lente, sciolte. Escluso il batterista, non si guardavano tra loro se non per ridere con gli occhi e urlare segrete battute. La moglie di Springsteen era graziosa, ma impacciata. La Scialfa, una pantera.
L’abilità di quella banda di creare tensione suonando, molto più che “rock”, era un’iraddiddio. Il groove, ineguagliabile, impossibile. Tiravano pause e i bridges e tu li seguivi, tirato dentro, uncinato per cuore e pancia, senza tirannia e didattica. Ritmo-cuore-note-cuore-suono-pancia.
Dopo il break, siamo saliti sul primo anello dello stadio, per provare ulteriore pressione emotiva. Sera, notte, accendini, e quelli sempre tirati, Spristìn primus inter pares: che menti, che fisici, supereroi. Certamente, era più esausto il pubblico, non abituato a tali cappe pressorie. Ad un certo momento, Tolo ha espresso il suo pensiero: al termine di “I’m on fire”, dichiaro: “questa la jera bellina”.
Finì. Siamo andati a casa di Fantinelli, a bere qualcosa e guardare la tv. Nessuno parlò del concerto, così come non si parla dopo aver ricevuto una grazia miracolosa. Anche l’invidia, forse, tirava un po’ da una parte.
Finalmente, risaliamo in auto, e via per le strade. Tolo voleva bere un cappuccino. Abbiamo fatto tappa a tutti, ma tutti tutti gli autogrill. Chiusissimi. L’unico aperto fu l’ultimo, a Dolo, eravamo praticamente sotto casa. Ma ai chitarristi, soprattutto a quelli grandi come lui, non si può che lasciar fare.
Ad un certo punto, all’aurora, gli dico: “fammi gli auguri, che è il mio compleanno”- Un sussulto, l’uomo rovista nel bracciolo, caccia un nastro, lo ficca su. Green Onions, e il muso della Peugeot puntato a est, verso il rosa chiaro.
Ugo
Buzz, sbagliato… anche a Trieste si è ripetuto! Ma solo 3 ore e 20 minuti, però ah ah ah ah ah 😉 con una “Because the night” da urlo!
Luka
beh le cronache parlano dell’ennesimo concerto di 3 ore e 30 minuti, un eroe ,un grande rocker. Rock and roll will never die…….yeahhhhhhhh