Il bello di essere Atoms For Peace
In fondo il rock più libero nasce così: per caso. Prendete questo disco degli Atoms for Peace, la chicca del momento, un supergruppo davvero super che però sta in bilico tra stardom e nicchia, tra grande stampa e pubblico per forza meno grande. Si intitola Amok e ha già fatto il pieno di voti. Quasi tutti i migliori critici, da quelli di Rolling Stone Usa fino ai nostri di Rockol, gli garantiscono all’incirca un 9, roba da beatificazione seduta stante. E non c’entra che la band sia nata intorno a Thom Yorke dei Radiohead (nella foto), praticamente il messia del rock vergine, ossia quello libero da contaminazioni commerciali. E così lui canta: come preso da un demone, senza neppure pensare di essere ascoltato. Libero. Persino troppo. E il disco è proprio bello, seppur talvolta claustrofobico sin da quando una chitarrina ossessiva scandisce il riff dell’iniziale Before your very eyes e poi sprofonda in un synth liquido e inquietante.
Gli Atoms for Peace (citazione dal discorso di Eisenhower all’Onu nel 1953) sono nati alla fine del 2009, quando Thom Yorke ha raccolto una band per suonare dal vivo le canzoni di Eraser, il suo disco solista. Mica aveva scelto quaquaraquà di passaggio. Flea al basso, praticamente l’anima dei Red Hot Chili Peppers. Alle tastiere Nigel Goldrich (produttore di Radiohead ma anche di McCartney e U2). Poi il brasiliano Mauro Refosco alle percussioni. E infine il mancino Joey Waronker, che tutti ricordano come il batterista degli ultimi Rem ma che in realtà ha suonato anche con Leonard Cohen, Johnny Cash e Doobie Brothers. Li vedremo insieme nelle due date italiane annunciate proprio ieri: il 16 luglio a Roma e il 17 a Milano. Arriveranno ben rodati. Ma quando, allora, iniziarono a provare i brani di The eraser, erano spaesati. Poi però hanno capito che c’era altro. Più feeling. Più voglia. E si sono isolati per tre giorni in uno studio di Los Angeles registrando quanto si ascolta in Amok: sostanzialmente una session molto omogenea, piena di intuizioni qualche volta mal sviluppate come l’epico attacco di Ingenue che poi si squaglia quasi anonimamente. Però tutto il disco è riconoscibile, assai omogeneo e però sedimentato. D’altronde Thom Yorke, che non è certo un tipo frettoloso, ha tenuto ferme le registrazioni per quasi tre anni, giusto il tempo di distaccarsene e poi valutarle con più obiettività.
E allora l’incalzante Stuck together pieces, che è squassata dalle corde del basso di Flea, oppure l’incrocio sottile di chitarra e percussioni in Reverse running, rendono bene l’ossimoro dell’improvvisazione ragionata. E ci vuol poco a immaginarseli in una cantina, quei cinque, con le luci soffuse e gli strumenti in cuffia, scambiandosi sguardi d’intesa manco fossero carbonari durante una cospirazione. È questo tipo di rock, signori: coraggioso e compiaciuto. Certo, è diverso per tecnologia da quello che si suonava quarant’anni fa ma simile dopotutto nello spirito: musicisti padroni del proprio strumento che si mettono al servizio di una canzone. E se gli oltre cinque minuti della title track Amok sembrano un sogno, meglio un incubo, i cori angoscianti di Judge, Jury and executioner sono americanissimi e anche la voce di Yorke prende quasi un accento west coast anni Settanta. Nove brani in tutto. E libertà per tutto. Già. Da quando i Radiohead hanno capitalizzato gli anni con la Emi per diventare altro, la più alternativa delle major band oppure la più major delle indipendenti, si sono trasformati in un delta di idee. Talvolta dispersive. Talvolta, come in Amok, più centrate. E mentre Thom Yorke si evolve (anche fisicamente: ormai non è più il rockettaro oxfordiano di Kid A ma quasi un Neil Young più spettrale), tutto il resto gli gira intorno. E qui un basso vecchio stile come quello di Flea fa da perno a melodie ed elettronica minimale che si inseguono l’un l’altra come nuvole nel blu di un cielo in tempesta. Furioso e dolce, infine.
Grazie per il vostro articolo, mi sembra molto utile, provero’ senz’altro a sperimentare quanto avete indicato… c’e’ solo una cosa di cui vorrei parlare piu’ approfonditamente, ho scritto una mail al vostro indirizzo al riguardo.
Dave Grohl sarò stato duro ma la vita non è morbida. Poi sul fatto di essere se stessi nella vita oserei dire che, in tutti i campi, è molto difficile essere liberi di essere se stessi. Soprattutto quando a fine mese si hanno le bollette da pagare. Nessuna polemica he? Oggi forse gira così!
Ho trovato una perla.
“The Raven That Refused To Sing (And Other Stories)” di Steven Wilson, già voce e chitarra dei Porcupine Tree. Sei le tracce di cui tre oltre i 10 minuti, un Prog Rock a cavallo tra Porcupine Tree, King Crimson, Genesis e Yes. Per le mie orecchie, affascinante !!!
Per la Streisand a Berlino chiedono 250 euro! Ma c’e’ inclusa cena e bottiglia di Crystal all’Hotel Adlon?
Sentite qui David Grohl dei Foo Fighters sui talent.
Dave Grohl ha colpito duro sui talent show televisivi come American Idol e X Factor.
Il frontman dei Foo Fighters sostiene che molti concorrenti sono giudicati troppo severamente da giudici che non hanno talento musicale.
Parlando nel numero attuale di NME, ha detto: “Penso che le persone dovrebbero sentirsi incoraggiate a essere se stessi è quello che mi brucia e’ verificare che quelli in mostra (dove le persone sono giudicate così duramente da cazzo) sono giudici e musicisti che a malapena sanno suonare uno strumento su i propri album cazzo.. mi fa davvero impazzire. ”
Ha poi aggiunto: “Giuro su Dio, se mia figlia si avvicinasse sul palco e cantasse con il suo cuore e qualche miliardario del cazzo la guarda e dice: ‘No, mi dispiace , tu non sei nulla di buono,’ con quella persona mi incazzerei, lo giuro su Dio.. Chi cazzo sei tu per dire ciò che è buono o cattivo? ”
Grohl calcola anche gli spettacoli di musica con musica mixata e campionata in modo tale che “tutti suonano come quella cazzona di Christina Aguilera”. Il leader dei Foo Fighters ha aggiunto: “La prossima volta che qualcuno dice che non sei un buon cantante dice:. ‘Fuck You’ ho intervistato Neil Young e dice che con la sua band che un giorno qualcuno gli accenno’: ‘Il gruppo è davvero grande, ma onestamente lei non dovrebbe essere il cantante. ‘Se Neil Young avesse ascoltato quella persona allora non avremmo avuto mai alcun Neil Young. (da nme.com)
Onestamente sono cifre impossibili.
Buzz, neanche a parlarne per Paul McCartney! 😉
Luka
il 25 giugno live del grande McCartney detto Paul all’Arena di Verona, fantastico , ma che prezzi:
Poltronissima gold – euro 200
poltrona numerata – euro 170
tribuna numerata – euro 150
gradinata non numerata – euro 60
ps qualcuno della zona ha un pass gratuito?:-))))
Atmosfera spettrale sul blog, Paolo temo solo un attacco di elicotteri in stile Apocalypse now da un momento all’altro:-)))) Pero’ ci sono i Doors e tutto solleva il morale, ciao a tutti, quoto Syd e aspetto un nuovo topic o qualcuno che si risvegli dal letargo invernale eh eh eh eh
Ho terminato questa mattina l’ascolto dell’ultimo album degli Avantasia- “The Mistery of Time”…e ancora una volta Tobias Sammet è riuscito a stupirmi…se vi va buttate un orecchio…magari piace anche a Voi 😉 Buona settimana!
Ma non fa nulla Buzz 🙂 io non sono un critico musicale, sono solo uno qualunque , uno dei tanti, certamente appassionato di musica con un suo background alle spalle fatto di tanti concerti e tanti LP comperati ed ascoltati. Un tempo, circa 30 anni fa ho fatto pure il DJ in una radio locale portandomj i dischi da casa mia perche la politica della radio era votata alla discomusic ed i pochi acquisti di LP seguivano lo stesso filone musicale. Forse sono ancora troppo legato alla musica ed ai musicisti datati, ma cosa vuoi che me ne importi ? Provo ad ascoltare tutto, accetto i vostri consigli e le vostre proposte musicali ma poi le stesse devono incontrarsi e risuonare dentro le mie emozioni, a volte ci riescono altre no. L’importante e’ a mio avviso non perdere mai il piacere di ascoltare la musica che piace, qualunque essa sia 🙂 buona serata.
Io invece , convengo solo in parte sui giudizi di Syd ma fa nulla , a ognuno i suoi gusti mi sto dedicando a Devendra Banhart e John Grant, poi ad altri dischetti indie appena usciti e c’e’ tanta “roba buona” in giro. Questi poi a breve arriveranno.Io li adoro come i Decemberists e gli Arcade Fire che sono in studio (i secondi) .
LA VOCE DI MATT BERNINGER E’ FANTASTICA! GRAZIE INDIE ROCK PER LA INFO.
Si chiamerà ‘Trouble Will Find Me’ il sesto album dei National ed uscirà il 20 maggio per l’etichetta 4AD.
L’album è stato registrato al Clubhouse di Rhinebeck, NY, ed è autoprodotto. Uscirà in diversi formati tra cui digitale, cd, vinile e un box set di vinili in edizione limitata.
“Now we could relax” dice Matt Berninger a proposito del lavoro in uscita “not in terms of our own expectations but we didn’t have to prove our identity any longer”.
Qui di seguito trovate la tracklist, mentre sotto la copertina di Trouble Will Find Me:
01 I Should Live in Salt
02 Demons
03 Don’t Swallow the Cap
04 Fireproof
05 Sea of Love
06 Heavenfaced
07 This is the Last Time
08 Graceless
09 Slipped
10 I Need My Girl
11 Humiliation
12 Pink Rabbits
13 Hard to Find
Buona primavera a tutti, in questi giorni mi sono fatto una overdose di musica, Atoms for Peace, David Bowie, Eric Clapton, Jimi Hendrix, Alvin Lee, Snakecharmer
Non essendo un critico musicale e senza pretese di esserlo, il mio giudizio su questi loro ultimi lavori nasce esclusivamente dal gusto personale.
Vengo al dunque, AMOK non mi ha entusiasmato, anzi rientra tra quei dischi che difficilmente riascolterò, forse perché non ho mai amato i Radiohead, forse perché claustrofobico ed a tratti inquietante, ma più ancora, alla lunga io l’ho trovato monotono.
The Next Day, luci e qualche ombra, a tratti davvero molto piacevole a volte (poche a onor del vero) superfluo, come sottolineato da Paolo un mix delle tante esperienze musicali del Duca, l’ascolto è nel complesso piacevole… basta schiacciare un tastino per saltare qualche canzone che non si sintonizza con le mie orcchie.
Old Sock, Mr. Slowhand mi è sempre piaciuto ed anche questo album non è da meno, reggae e blues, a volte lento altre più spigliato. Messo sulla bilancia mi sarebbe piaciuto ascoltare qualcosa un po’ più vicino al Rock Blues ma pazienza. Scorre veloce senza annoiare, mi piace.
People, Hell and Angels, niente di nuovo in questo album di inediti di Jimi Hendrix, ma proprio perché non c’è nulla di nuovo l’album mi piace. Ogni brano sembra già sentito, ricorda qualcosa ma nel contempo è diverso. Non aggiunge nulla e non toglie nulla, l’ascolto spesso la sera in macchina quando torno a casa dal lavoro proprio perché la chitarra di Hendrix mi piace, mi fa sognare, probabilmente l’ascolterò per un mesetto poi piano piano scivolerà dentro la sua custodia per lasciare spazio ad altro.
Ho trovato Pure Blues una raccolta di Alvin Lee and The Teen Year After, una raccolta che abbraccia Alvin Lee dal 1967 al 1995. Pescando sia tra le perle dei ten Years After che dai suoi album solo. Splendida, ricca anche di tanti artisti, tra loro, Clarence Clemons, Jon Lord, George Harrison.
Snakecharmer… a volte ritornano con la nostalgia del passato, dopo i Company of the Snake, nasce un nuovo supergruppo che si rifà ai fasti dei primi Whitesnake, Hard Blues del periodo che corre tra 1978 ed il 1981, a mio avviso il più significato dei Whitesnake. Ritroviamo Micky Moody e Neil Murray e tra loro anche il figlio di Wakeman, Adam. A parte tutto ciò, l’album è piacevole, anche in questo caso niente di nuovo e la classica costruzione dei brani alla Whitesnake. Certo manca la voce Coverdale e si sente.
Buona serata
Non ci sarebbe molto altro da aggiungere, tutto si commenta da se’.
Ma voglio riportare il contributo di musicalnews.com sempre puntuale e preciso.
Il 24 Marzo 2013 i Pink Floyd ed EMI Music celebreranno il 40° anniversario della pubblicazione originale in Inghilterra di The Dark Side Of The Moon.
Per l’occasione verrà organizzato uno speciale ascolto mondiale dell’album sul sito ufficiale pinkfloyd.com durante il quale i fan saranno invitati a mandare le proprie impressioni, i propri ricordi e le proprie foto attraverso Twitter utilizzando l’hashtag #DarkSide40: dalle ore 00.01 del 24 marzo e per tutta l’intera giornata, una grande luna illuminata campeggerà sul sito ufficiale dei Pink Floyd e all’aumentare dei tweet dei fan, la stessa luna tornerà a mostrare il proprio lato oscuro.
Originariamente pubblicato in Inghilterra il 24 marzo 1973, “The Dark Side of The Moon” è diventato il primo album dei Pink Floyd a raggiungere la vetta della chart statunitense collezionando ben 741 settimane di stazionamento nella classifica US tra il 1973 e il 1988 mentre sommando le settimane di presenza nelle chart Inglesi, l’album arriva ad un incredibile totale di 30 anni di permanenza nelle classifiche degli album in UK.
Album tra i più venduti ed acclamati dalla critica di tutti i tempi, “The Dark Side of The Moon” è inoltre ben impresso nell’immaginario collettivo per l’iconica copertina, realizzata da Storm Thorgerson dello studio grafico Hipgnosis dopo la richiesta di creare un’immagine semplice ed audace.
Per celebrare questo 40° Anniversario, Storm Thorgerson e Storm Designs hanno appositamente realizzato 14 nuovi prismi esclusivi che vengono svelati giornalmente sul sito pinkfloyd.com e, con quelli creati nel corso degli anni, comporranno un poster celebrativo scaricabile in tre differenti formati il 24 marzo 2013.
La versione più recente di “The Dark Side of The Moon” è stata pubblicata nel Settembre 2011 in ben 4 differenti versioni rimasterizzate. Ad oggi, I Pink Floyd hanno venduto oltre 200 milioni di dischi nel mondo.
The Dark Side Of The Moon
original tracklist:
Speak To Me
Breathe
On The Run
Time
The Great Gig in The Sky
Money
Us And Them
Any Colour You Like
Brain Damage
Eclipse
http://www.pinkfloyd.com
Buona Pasqua a tutti neh!
Il Macca, “out there”” tour mondiale 2013!
Annunciate le prime due date a giugno ,il 22 e 27, rispettivamente a Varsavia e a Vienna (negli stadi) per il tour mondiale del Macca che dovrebbe toccare anche l’Italia. E come si suol dire “more dates to be announced”.Stay tuned and pay attention! Ciao “branco di pelandroni”, ma che rocker siete ????ah ah ah ah
COSA NE PENSATE???
Twitter all’assalto della musica
di Olga Mascolo* (corriere.it)
Ibridazioni e sposalizi sembrano essere le parole chiave del futuro per i due social media più utilizzati, Twitter e Facebook. E sono di questi giorni i cambiamenti che porteranno Twitter, sull’onda del successo dei vari Spotify e simili, a lanciare a fine mese il suo servizio musicale.
Si parte da iOS, ovvero dai melafonini. L’applicazione consentirà agli utenti di seguire i propri artisti, proprio come è possibile fare con l’ultimo aggiornamento di Spotify. Si potranno condividere preferenze e suggerimenti coi propri amici/follower, seguire le raccomandazioni musicali degli artisti amati. I suggerimenti di Twitter si baseranno principalmente sugli artisti followati (seguiti), quindi ci saranno delle differenze sostanziali coi sistemi di raccomandazione di altri software, che renderanno quello di Twitter più “personale”. E’ possibile che saranno le stesse star a indicare i nuovi artisti da seguire. E chissà se resisteranno alla tentazione di non “vendere” i loro consigli.
Twitter si stava preparando al grande passo dell’esperienza musicale, e lo aveva lasciato intendere proprio comprando un anno fa We are hunted, app musicale decisamente cool, definita dal Guardian, “hipster”. Proprio su We are hunted si baserà la tecnologia del nuovo servizio musicale di Twitter. La app in questione aveva inoltre un invidiabile sistema di classifiche musicali ottenute monitorando le canzoni più popolari sui blog, social media, link e i BitTorrent.
La musica sarà resa disponibile in streaming da SoundCloud, fra tutti uno dei migliori servizi musicali utilizzato, oltre che dal popolo, anche dalle nicchie specializzate nel settore musicale.
A differenza di altre app di Twitter, come Vine – basato sulla condivisione di video editabili di 7 secondi – il nuovo servizio musicale porterà nel logo il canarino cinguettante. E’ una nuova sfida per Twitter, in un settore in cui sembra esserci poco spazio per le novità: tanti sono i servizi musicali, spesso con funzioni più complesse e con un numero di utenti (a pagamento) più elevato. Basta guardare i dati per rendersene conto: Spotify ha 24 milioni di iscritti. Mentre Pandora che funziona solo negli USA ha 64 milioni di iscritti. Difficile dunque dire se il binomio Twitter- musica funzionerà.
Ai posteri e (agli uccellini) l’ardua sentenza.
*Sono giornalista freelance, con un blogue simpatico. Sono specializzata in social media, nel loro utilizzo e nella loro critica. Ho studiato a Londra. Scrivo da un po’ (ho cominciato con le pagine di “a” alle elementari). Ho iniziato a collaborare con il Corriere per le Olimpiadi di Londra 2012.
Arianna Antinori è alla sua prima prova discografica, ma molti la conosceranno per la forza delle sue esibizioni dal vivo, nelle sue molteplici forme, con il gruppo Turtle Blues, in acustico come Arianna and The Davids, con i Big Brothers & Holding Company e nell’ultimo periodo anche come ‘ospite’ dei Jennifer Gentle. Arianna è balzata alle cronache nel 2010 per aver vinto il concorso “Cheap Thrills: You – inspired by Janis Joplin”, nel febbraio del 2010, dove è stata “l’italiana” vincitrice del 1° premio a livello mondiale indetto via web dalla famiglia di Janis, Michael e Laura Joplin, come miglior interprete della celeberrima canzone “Mercedes Benz”. Da qui l’esperienza di accompagnare i Big Brothers in alcune date delle tournée europee del 2010 e 2011. La sua forza e il suo carisma dal vivo sono veramente notevoli e la sua capacità di interpretare i brani di Janis Joplin è eccezionale, invito tutti a risentirsi su Youtube “ Raise Your Hands” cantata da Arianna. Proprio questa sua dote interpretativa e il successo riscosso nel cantare i brani di Janis Joplin rischiavano però di etichettare Arianna Antinori e i Turtles Blues come una semplice tribute band, mentre sia Arianna che i componenti della band hanno i numeri per muoversi con le proprie forze.
Questo preambolo era necessario perché qualcuno dei moltissimi fans che hanno seguito i concerti di Arianna Antinori potrebbe trovarsi un po’ spiazzato ascoltando il cd, dove Arianna ha fatto di tutto per scrollarsi di dosso il cliché di interprete (eccezionale ad onor del vero…) del repertorio di Janis Joplin e affermare la sua propria personalità artistica. Il cd nasce dalla collaborazione diArianna Antinori con Marco Fasolo, anima dei Jennifer Gentle e con il produttore Jean Charles Carbone, titolare degli studios Abnegat Records di Vicenza. Marco Fasolo e Jean Charles Carbone hanno scritto la maggior parte dei brani e curato la produzione. Nel cd appaiono come autori anche il cantautore vicentino Manuele De Pretto e Walter Antinori, padre di Arianna. Il risultato è un lavoro che si avvicina di più a certe espressioni del rock internazionale contemporaneo e un po’ meno al rock blues classico.
In tutto dieci brani in cui Arianna Antinori fa emergere le qualità espressive della sua voce che sa essere potente, ma anche profonda ed espressiva nei momenti più intimisti e rarefatti del cd. Colpiscono “For My Friend” di Carbone/Fasolo, uno slow rock dallo stampo classico, con un bel finale in crescendo e soprattutto “Our Days” scritta a tre mani da Manuele De Pretto, J.C. Carbone e Marco Fasolo, dove maggiormente si ritrova la forza interpretativa di Arianna che ben conosce chi abbia assistito ai suoi concerti, una canzone che colpisce sin dal primo ascolto e di cui si può apprezzare l’arrangiamento con le chitarre in bella evidenza. Molto belle la grintosa “Gone” scritta da Walter Antinori e “The River’s End” di Marco Fasolo, brano dalle atmosfere rarefatte che chiude il cd. Un discorso a parte merita “Can’t Be The Only One” il brano che è stato riportato alla luce nel 2010 da Dave Getz batterista degli originali Big Brothers & Holding Company, Il pezzo era stato scritto nel 1968 dallo stesso Getz insieme a Janis Joplin che però scomparve prima di poterla incidere. Prima dell’interpretazione di Arianna esiste soltanto una versione dello stesso Getz con la cantante Kathy McDonald, scomparsa anche lei il 3 ottobre del 2012. Le due versioni sono completamente diverse, la prima fa ampio uso di chitarre, ma si distanzia comunque dal sound sia dei Big Brothers che della Kozmic Blues Band, con cui Janis aveva cominciato a suonare dopo la rottura con i Big Brothers, mentre la versione di Arianna è molto più drammatica e personale, cantata con il solo accompagnamento del pianoforte.
Complessivamente dal cd esce un’artista che conferma le grandi qualità interpretative e si candida come una delle figure più interessanti di un panorama rock in Italia, che raramente è stato così fertile, e “Our Days” è a mio avviso una delle canzoni più belle che Io abbia personalmente ascoltato negli ultimi mesi. Mi auguro anche di poter ascoltare in futuro anche il frutto di una collaborazione di Arianna Antinori con le figure più interessanti dell’emergente panorama Blues italiano, perché Lei ha il fuoco del blues che le brucia dentro come pochi altri artisti!
https://soundcloud.com/ariannantinori/our-days
PER ME CONSIGLIATISSIMA, E’ PAZZESCA!
Dargen D’amico quello della comparsata nel remix di Hanno Ucciso L’Uomo Ragno? :)… forse il peggior modo per uscire dall’underground…
Sarà scontato chiamarlo con i suoi cento diversi appellativi come “Slowhand”, “God”, “The Man of the Blues” e via dicendo, e quindi mi limiterò, con eterna riverenza e umile riconoscenza, a chiamarlo semplicemente Mr. Eric Clapton. Cosa potrei mai dire o scrivere di questo uomo e artista, l’unico e sottolineo l’unico artista che nella storia nella musica è stato inserito per tre volte nella Rock’n’Roll Hall of Fame grazie alla sua vulcanica carriera da solista, grazie alle invenzioni con gli Yardbirds e grazie agli innovamenti e rinnovamenti del periodo Cream; il secondo chitarrista di tutti i tempi dopo Jimi Hednrix (secondo la rivista Rolling Strones, ndr), cosa, dicevo, potrei dire io povero mortale e uomo di tutti i giorni che non sia stato detto o scritto… nulla direi. Solo un sincero ringraziamento per averci regalato la sua immensa, dolce, talentuosa e spregiudicata classe di gentleman della sei corde. Esagero? non sfidatemi potrei continuare a lungo.
Semplicemente Mr. Eric Clapton, mie care amiche e miei cari amici.
Un nuovo album, il ventesimo in studio da solitario chitarrista senza il giogo di essere parte di una band; un album che esprime la necessità che il blues, il rock o perdonatemi se dico solo la musica continui a scorrere adesso come un tempo e adesso come in futuro.
Mr. Eric Clapton non deve dimostrare proprio niente a nessuno ed è per questo che come sempre, col sorriso, o ghigno soddisfatto se volete (date uno sguardo alla copertina), rivolta un vecchio calzino (“Old Sock” e il titolo dell’album, appunto vecchio calzino) e tira fuori dodici brani magistralmente eseguiti con la solita classe e la sempre viva semplicità che contraddistingue l’uomo e il musicista.
Dodici i brani presenti, due gli originali composti proprio per l’occasione mentre le altre dieci tracce sono classici del passato che Mr. Eric Clapton si diverte a modificare e riarrangare a suo piacimento e delizia. Il primo originale a cui i miei padiglioni auricolari vanno incontro si intitola “Gotta Get Over” e un brivido mi assale sin dalla prima nota e non mi lascia fin quando il brano non è terminato. Adoro il sound e l’atmosfera che Mr. Eric Clapton riesce a creare, adoro quel senso di ritmo allegro che è riuscito ad infondere al brano e poi che cori quelli di Chaka Khan (la ricordate la regina del funky e del soul? Sì, proprio lei). Il secondo inedito è “Every Little Thing”, più lento, un blues che sfocia in un piacevole ritornello reggae, piacevole, pacato che poi si butta in un solo di chitarra alla Clapton, ops, scusate ma il disco è di Mr. Eric Clapton… Brano che si conclude con un coro di bambini che rendono ancora più gioiosa la festa… “..apri il tuo cuore e lascia che entri l’amore…”
E poi, come accennavo in precedenza, classici brani con i quali ha vissuto il Nostro amato chitarrista e non solo, brani che lo hanno accompagnato fino a questo suo momento di estrema e naturale giovinezza. Tra i miei preferiti una dolce e sognante song scritta nel 1933 da Huddie William Ledbetter, “Goodnight, Irene”, (quanti ricordi per il sottoscritto). Una versione di “Still Got the Blues” da togliere il fiato, tra il blues e uno struggente ritmo shuffle-jazz. A mio parere questo è un grande e umile tributo ad un altro grande chitarrista che ci ha lasciati nel febbraio 2011 e mi riferisco a Gary Moore, artista irlandese di talento ed enorme valore. Song impreziosita da Mr. Eric Clapton e da un suo solito perfetto solo di chitarra acustica questa volta, dalla voce calda di ‘Slowhand’ e dal suono dell’Hammond saggiamente ammaestrato da Steve Winwood.
Sapevo che sarei rimasto senza fiato ascoltando le versioni personalizzate, impreziosite e ‘musicalmente impersonificate’ da Mr. Eric Clapton. La dolcezza, il calore espresso dal tono di voce sempre così rassicurante e corposo, la sua chitarra rasserenante e unica in stile e, lo ripeto, classe. Ascolto con piacere altri classici come “The Folks Who Live On the Hill”, “All of Me” un brano considerato uno standard della musica jazz, vi sfido a non ticchettare con il piede tenendo il tempo di questa stupenda canzone. Vi do una dritta, in confidenza, ma non ditelo a nessuno: al basso e alla voce c’è Sir Paul McCartney. Mica poco… Riconoscibile lo stile di suono e lo stile di voce di J.J. Cale in “Angel”, altra traccia ricca di avvolgente atmosfera. E poi i ritmi reggae, oramai soliti, a cui ci ha abituato da tempo il signore bianco del blues e che sono utilizzati per trasformare in modo totale dei grandi pezzi blues e soul come “Further on Down the Road” di Taj Mahal e “Your One and Only Man” di Otis Redding.
La conclusione di “Old Sock” è un altro classico fra i classici, una pietra miliare di George Gershwin che lo ha musicato e con il testo del fratello Ira, “Our Love Is Here to Stay” utilizzato nel 1938 per il film “Follie di Hollywood” (“The Goldwyn Follies”, titolo originale).
Insomma, l’ennesimo capitolo di Mr. Eric Clapton corrisponde all’ennesima pietra depositata sulla strada lastricata di successi e sofferenze che conduce questo infinito artista verso l’assoluta immortalità.
Indosso le cuffie di nuovo, spengo la luce e continuo a sognare… Consigliato…
myword.it
Convengo, disco di altri tempi, probabilmente come i calzini:-)
E se gli Stones come pare stanno organizzando 18 date negli usa perche’ non dovrebbero venire in Europa, mi domando e dico? Pizzorno dei Kasabian (grande band secondo me) ha fatto la spia. In ogni caso saranno tutti a Glasto.Wow. E il primavera sound di Barcellona e’ esaurito due mesi e mezzo prima dell’inizio mentre noi non abbiamo piu’ HJF , anche se ci salviamo con qualche festival minore. Lucca e’ super a luglio!
Don convengo su tutto, ma sugli Atom for Peace ti ricordo che Greenwood non c’e’. Poi quale dei due? Uno e’ in Austrralia e poi si dedica a soundtracks.
L’altro non so. Forse con Selway ed O’Brien? Dargen e James sono una novtia’ per la massa come dici, tu. Io li seguo da tempo e concordo con quanto dici. Io segnalo invece Devendra Banhart.
Caro Luka in effetti e’ un po’ che non ti leggo e non ti sento. Ma avevamo litigato? :-))))
GLI EDITORS, CON IL SUPERVOCALIST/LEADER TOM SMITH E SENZA IL CHITARRISTA URBANOVITZ CHE HA LASCIATO LA BAND, STANNO REGISTRANDO A NASHVILLE IL NUOVO ALBUM CHE DOVREBBE USCIRE TRA LA FINE DELLA PRIMAVERA ,INIZIO ESTATE.
SU YOUTUBE CI SONO FILMATI RIPRESI DALLA BAND OGNI SETTIMANA DURANTE LE REGISTRAZIONI DEL LORO QUARTO DISCO, IL SEGUITO DI “IN THIS LIGHT AND ON THIS EVENING” .
E SI SENTONO COSE INTERESSANTI IN STUDIO, TUTTI VIDEO SIMPATICI ,QUI DI SEGUITO I LINK.
IL QUARTO DISCO DELLA BAND INDIE DI BIRMINGHAM SARA’ PUBBLICATO DALL’ETICHETTA CHE LI ACCOMPAGNA SIN DAGLI INIZI E CIOE’ LA PIAS RECORDINGS.
QUESTA LA NUOVA FORMAZIONE:
Tom Smith – voce, chitarra, pianoforte, sintetizzatori
Russell Leetch – basso, sintetizzatori
Edward Lay – batteria
Justin Lockey – chitarra
Eliott Williams – chitarra, pianoforte, sintetizzatori
ECCO I LINK DA NASHVILLE:
http://www.youtube.com/watch?v=xGnbRAgmG9A
http://www.youtube.com/watch?v=MpXoXyTOSv4
http://www.youtube.com/watch?v=8vUqgtiB_Bo
http://www.youtube.com/watch?v=IAtSfUFrwPM
Scusate l’off topic, tutta “farina del mio sacco”, ma a me gli Editors fanno impazzire. Saranno il primo settembre alla seconda Edizione del Perfect Day al Castello Scaligero di Villafranca (Vr) come headliner insieme agli XX.
Li ho gia’ visti 4 volte, sia su disco che dal vivo sono super e anche i loro video non sono affatto male.
Quasi dimenticavo!
Si sono da poco svolti gli Oscar e mi sembra doveroso segnalare che il film “searching for sugar man” ha vinto il premio come miglior documentario. La pellicola parla della vita del grandissimo cantautore Sixto Rodriguez, grande musicista di enorme sensibilità artistica spesso trascurato. Forse ci volevano gli Oscar per farci parlare di lui. Niente paura, niente di esoterico, siamo sul folk-rock, terreno che su questo blog credo sia gradito più o meno a tutti.
https://www.youtube.com/watch?v=hpcdBltxdkc
Chiedo scusa a Paolo e a tutti gli amici del blog. In questo periodo sta finendo un progetto che mi ha portato via moltissimo tempo. Sarà una bella sorpresa… e Paolo in questo ha una parte fondamentale 😉
Prometto che tornerò più appassionato quanto prima 😉
Intanto buon fine settimana a tutti 😉
Rock on,
Luka
Ci sono tanti temi in ballo, provo a dire la mia su i vari argomenti:
– Mengoni. Non mi piace, è banale, scontato, per niente raffinato, a tratti volgare. Fa “music for the masses” come direbbero i Depeche Mode, capisco la volontà di assecondare dei gusti ormai codificati ma così per me un artista potrà vendere quanto vuole ma perde in partenza. Niente in contrario se ha grande successo e se a molti piace ma per me vale poco.
Comunque sempre meglio di gente tipo Appino, di cui mi tocca anche leggere della presunta qualità artistica e del fatto che da li passa il futuro della musica italiana quando fa roba vecchia di almeno trent’ anni e senza nessuno spunto originale.
– Bowie. Abbiamo già detto, il disco è bello, non uno dei suoi capolavori a mio modo di vedere (che rappresentano chiaramente alcune delle vette della musica del ‘900) ma comunque un ritorno in grandissimo stile. Per quel che riguarda la musica pop è davvero una lezione di composizione. Sui singoli vorrei dire che “the stars” è un grandissimo pezzo e che chi non si commuove un po’ su “Where are we now” probabilmente non ha un cuore.
– Atoms For Peace. Premetto che trovo l’ asse Yorke-Greenwood uno dei punti di rifermento totali della musica moderna e l’ uno-due Kid A/Amnesiac una roba imprescindibile per un appassionato ma questo progetto a me non piace granché. Ho ascoltato solo dei singoli ma non mi hanno preso molto, non ci ho riscontrato grandi idee. Spero che il disco mi convinca del contrario ma la vedo dura.
– Segnalazioni di cose che mi piacciono. Una italiana ed una straniera per non fare torti.
Dargen D’Amico. E’ uscito il nuovo singolo. Come ho già detto per me lui non è solo il più grande rapper in circolazione ma anche il più grande cantautore di questi ultimi anni. E’ un pazzo, il suo “nostalgia istantanea” dello scorso anno è forse il disco più sperimentale della storia del cauntautorato italiano mentre questo qui è un singolo rassicurante dalle sonorità che strizzano parecchio l’ occhio a sonorità mainstream. Non gli si sa dietro. La canzone è una toccante riflessione sulla violenza sulle donne e sulla fragilità umana, cose strettamente collegate tra loro. Testo mirabolante come al solito. http://www.youtube.com/watch?v=Rv1FnbSAduI
James Blake. Esce il suo nuovo disco ad Aprile e per ora sono ascoltabili due canzoni che promettono benissimo e che cercano un incontro tra dubstep e soul (vi ricordate quando parlavamo di nu-soul? Ci vedevamo giusto). Per me viene da Saturno, un alieno. Poi magari ci ritorniamo, intanto ecco i link:
http://www.youtube.com/watch?v=6p6PcFFUm5I
https://soundcloud.com/1-800-dinosaur/james-blake-digital-lion
Hai ragione Alex!!
Paolo condivido in toto!
(TOTO hemmm sempre richiamo musicale)
e aggiungo che io non ho paragonato Mengoni a Wonder o Plant, fino a li’ Paolo ci arrivo, anche se magari a forza di sentire e vedere musica da quasi 40 anni mi sono rincoglionito:))))Semmai era Mengoni che si paragonava ai grandi vocalist rocker, non io di certo.
Quando parlo, argomento ,mentre c’e’ qualcuno che ancora sentenzia e mi deve dare risposte su u2. Amen.
Grave perdita quella di Alvin Lee, chitarrista sensazionale. R.i.p.Sul discorso Mengoni ahime’ non avete capito. Io mi riferivo al fatto che qui , su questo blog finalmente si parla di Bowie e Atom for Peace e non di Mengoni. E a me Bowie e Atom for Peace piacciono da impazzire. Se fate un giro su blog musicali vari e non faccio nomi, si parla solo di Mengoni che a me ha rotto le scatole. Trovajoli e gli Jalisse verranno canticchiati anche tra 20 anni, Mengoni tra un mese sara’ in vendita nelle ceste di vimini degli autogrill. Tutti si saranno dimenticati di lui. E poi a me non piace. Cosa ci posso fare??? Degustibus , col sorriso e senza polemiche. Bye Bye
Ma sta zitto Paolo, che Montanelli era meglio 🙂
Lucia io sono d’accordo con te. E spesso critico l’integralismo di Buzz.. Mi metto sempre nei panni dei cantanti “criticati” e penso: come reagirei io se ogni volta che scrivo un articolo mi dicessero stai zitto tu che Montanelli era meglio?? Dopo un po’ mi chiederei se quantomeno ho il diritto di fare il mio mestiere e di essere giudicato per quello che sono. Perciò sono molto cauto nell’esprimere giudizi. Nel caso di Mengoni, l’ho criticato duramente tempo fa. Ma poi a Sanremo – di fronte a lui – ho riconosciuto la sua crescita e che ha perso un po’ di quella autoreferenzialità che a me non piaceva e che era sintomo di insicurezza. Poi certo, se ogni volta lo paragoniamo a Stevie Wonder o a Robert Plant, beh non andiamo da nessuna parte.
Buzz il testo della canzone di Mengoni è bello, e anche la canzone.
Te lo scrive una che sanremo non lo guarda/ascolta da anni. Ho sentito alla radio la canzone e mi è piaciuta.
Tra l’altro non penso siano confronti da fare… o no? 🙂
Brutta notizia stamattina sul giornale..
Sì è spento il chitarrista dei Ten Years After
Addio Alvin Lee, eroe di Woodstock
Sì è spento il chitarrista dei Ten Years After
RIP
Disco all’altezza della line up. Yorke in questi anni ,oltre ad essere impegnato in lunghi tour coi radiohead ha fatto di tutto. Sideprojects anche di dubstep ,elettronica certa e tanta sperimentazione sostenendo poi che la band di Oxford in primavera si mettera’ gia’ al lavoro per il nuovo album dopo The King of limbs. E Greenwood furoreggia in Australia con improvvisazioni solo e con orchestra dopo avere scritto partiture per un paio di film. Sono degli stakanovisti molto ma molto appassionati di musica. Questo disco, con quello di Bowie sono due perle impareggiabili. Grazie Paolo per avercene parlato. Da altre parti siamo rimasti a Mengoni e sti due coj……:))))))